
Cosa resterà di questi anni?…) «Anni come giorni son volati via… Brevi fotogrammi, o treni in galleria… È un effetto serra che scioglie la felicità… Delle nostre voglie e dei nostri jeans che cosa resterà… (recita un brano della canzone di Raf).
Cosa resterà di questi 15 anni della nostra vita (tra vice sindacatura e sindacatura) di un signore inutile (omissis) che ha gettato Siracusa nel baratro?
Cosa ci rimane delle nostre vite? Forse il fatto che una delle più grandi fregature della vita è accorgersi del tempo che è passato senza essersi resi conto di come è fuggito via. Guardarsi indietro e non ricordare come sono trascorsi gli anni, gli ultimi decenni: questo accade perché non ci siamo concessi di rendere speciale il nostro tempo, di renderlo memorabile. È una sensazione è molto più comune tra gli adulti che tra i giovani.
Ci rimangono gli editoriali storici, nei quali abbiamo raccontato il nostro e il vostro stato d’animo di come vanno le cose sul nostro territorio: il nostro destino di sconfitti.
Cosa resterà di questi anni… chi la scatterà la fotografia, cosa resterà: le piste ciclabili inadatte, il nuovo ponticello ciclabile inutile, un territorio arretrato. Siracusa in fondo in tutte le classifiche sulla qualità della vita e un sindaco ‘spazzatura’.
Esistono fasi della vita siracusana che naturalmente ci pongono in una prospettiva diversa rispetto al tempo che viviamo, ma, esaurito naturalmente ognuno di questi periodi, la tentazione di molti è quella di adagiarsi in un continuo ripetitivo presente, passivamente.
Ma non dobbiamo arrenderci alla sorte malevola di sindaci nefasti per il territorio, occorre porsi nuovi obiettivi, cambiare punto di vista, rompere gli schemi a cui siamo abituati sia esattamente il modo per rendere memorabile la nostra vita: memorabile è tutto ciò che ha un significato sufficientemente grande da essere ricordato. Guardando al passato, per ricostruire il futuro, se ricordiamo una giornata con esattezza sapremo di non averla sprecata – del resto, persino i momenti più dolorosi ci insegnano qualcosa in più di noi stessi, anche ciò che avremmo fatto volentieri a meno di sapere.
«Vale per noi, comunque, come argomento primario il fatto di ritenere il Sindaco di Siracusa il principale responsabile del degrado smisurato in cui versa la città, relegata, ormai da anni, in fondo a tutte le classifiche sulla qualità della vita» afferma Alicata.
«Una realtà, peraltro, ben avvertita da gran parte della collettività siracusana, che nessun comizio, pomposamente denominato conferenza stampa, può purtroppo distorcere, nonostante lo sforzo velleitario e la vanagloria del promotore». Sino dalle prime notizie, di un lustro fa, che riguardavano la crisi della zona industriale ci parvero subito gravi, pericolosi e inquietanti. Tuttavia, quando cominciammo a preoccuparcene senza che ciò cambiasse la nostra vita di sempre, mai avremmo pensato che, nel volgere di un anno, la crisi industriale avrebbe potuto sconvolgere la nostra economia, sconvolgendo la vita individuale di ciascuno, mettendo a soqquadro il sistema, trasformando il nostro territorio in cui ci siamo addensati in ghetti abitativi giganteschi: il ‘the day after’ con le serrande dei negozi abbassate e le strade vuote e con una parte crescente dei siracusani costretti a vivere in miseria, di carità e di soccorso pubblico, che rasenta il cannibalismo: 7.500 dipendenti licenziati oltre 5.000 persone nell’indotto, è la fine di tutto con mutui, prestiti scoppiati alle spalle che nessuno pagherà più, banche e assicurazioni al collasso, sequestri di immobili e auto; centri commerciali, discount sull’orlo del fallimento. Uno scenario apocalittico. Per non parlare di famiglie distrutte, divorzi e amanti suicida. Ci ritroveremmo solo con alcune migliaia di dipendenti pubblici con stipendi all’osso, commercio in default, artigianato inesistente e agricoltura in sofferenza. Il ‘the day after’, in poche parole: la fame.
Eppure l’attività di raffinazione assicura all’economia regionale il 65% dell’export, rappresenta il 40% della raffinazione in Italia e occupa 7.500 persone. Solo il Porto “Core” di Augusta insieme alla Rada S. Panagia hanno movimentato, 60 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi, che rappresentano circa il 50% delle merci movimentate nei porti siciliani. Il contributo annuo all’Erario, tra IVA e accise, è elevato con svariati miliardi di euro e le tasse ed oneri sociali sono circa 300 milioni di euro, secondo i dati di Unione Petrolifera.
Il fatto poi che ciò avvenga senza alcuna presa di posizione politica locale, del nostro governo regionale ‘ritardato’, delle forze politiche che lo sostengono è un motivo di ulteriore preoccupazione. Hanno sulla coscienza il destino di una zona altamente produttiva che inesorabilmente se non si interviene subito va in declino.
E’ la fine del sindacato che si regge sulle rette a fine mese degli operai; dei sindaci dei paesini d’oro che incassano i tributi: Priolo, Melilli ed Augusta la cui tranquillità è conclamata, anziché preoccuparsi e protestare, finiranno con il default dei loro enti a chiedere l’obolo in prossimità dello svincolo dei loro paesi. Vergogna. Il ‘the day after’: fame e disperazione.
Salutiamo il ritorno della nostra concittadina Lucia che dopo dieci anni rivede la sua città natale, naturalmente cambiata in peggio rispetto al 2004 e 2014, con una politica refrattaria.
Siracusa vive un profondo malessere generale, l’attenzione delle politiche pubbliche al fenomeno delle aree di degrado urbano.
Siracusa ha molto da reinventarsi nei prossimi anni per le aree urbane marginali sviluppatasi negli anni novanta come Mazzarrona, Tivoli, Pizzuta, Tremilia, Contrada Isola e derivati, Arenella, Fanusa e prim’ancora Ognina e Fontane Bianche. Il prossimo sindaco di Siracusa deve guardare molto all’integrazione territoriale come non hanno fatto i suoi predecessori, ad iniziare con le frazioni di Belvedere e Cassibile, isolate e sofferenti di servizi.
Fino adesso l’uomo che ha avuto più poteri in mano da oltre 13 anni, è l’attuale sindaco, una città dove manca di tutto all’appello l’asset Asili nido (carenti) dalla gara igiene urbana insoddisfacente, il risultato è sotto gli occhi di tutti; servizio idrico di proroga in proroga con la rete colabrodo; le ferrovie hanno isolato Siracusa; servizio trasporti inesistenti; collegamento con Fontanarossa mai esistito e poi si parla di turismo (fai-da-te); inesistenti: piano commerciale; i progetti di sviluppo ZES-SIN; il Piano Urbano della Mobilità; Ppo e Prg scaduti; il porto di Siracusa incompleto; l’area artigianale inesistente; la spada di Damocle sul Nuovo Ospedale; i Servizi alla collettività; le Periferie come detto sempre più isolate; le Strade colabrodo; il libro bianco sul Turismo; l’Industria e l’Agro-alimentare. La Protezione civile merita un capitolo a parte.
Niente di personale con nessuno ma solo nell’interesse di Siracusa, occorre svegliare le coscienze dei cittadini con l’elettroshock. E’ la fine. Un errore imperdonabile che il tempo oggi ci presenta il conto: ultimi sulla Qualità della Vita.
Lucia, i siracusani ti invocano a profondere un miracolo di invertire le sorti della tua città con una nuova classe politica che possa fare risorgere Siracusa all’antico splendore.
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