Sortino. Il boss Pandolfo legato al clan ‘Nardo’ ha lasciato il carcere ma non torna a casa

di Redazione

Azioni messe in atto dal titolare di un'agenzia di onoranze funebri di Sortino contro un'impresa aretusea concorrente

Sarebbe stato artefice di sabotaggi, minacce verbali, l’esplosione di due colpi di pistola e il piano per un attentato dinamitardo. Queste le azioni messe in atto dal titolare di un’agenzia di onoranze funebri di Sortino contro un’impresa concorrente.

Adesso dopo un anno e otto mesi di reclusione, il presunto boss di Sortino, Innocenzo Pandolfo di 68 anni, ha lasciato l’istituto di pena in cui era detenuto per recarsi ai domiciliari in una residenza fuori dalla provincia.. L’uomo secondo i carabinieri è legato al clan ‘Nardo’ di Lentini. L’indagine dei militari dell’Arma ha permesso di acclarare la ripartizione territoriale e di interessi tra il clan Santa Panagia di Siracusa ed il clan Nardo di Lentini.

Il tribunale penale ha accolto una richiesta avanzata dai legali difensori, avvocati Puccio Forestiere e Francesco Fazzino, applicando all’imputato la meno afflittiva misura cautelare degli arresti domiciliari. L’uomo è stato coinvolto nell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia e accusato di essere al centro di una serie d’iniziative volte a intimidire il titolare di un’agenzia di pompe funebri.

L’indagine è scattata nel maggio 2020 dopo la denuncia del titolare di un’agenzia di servizi funebri di Siracusa per minacce subite da un impresario concorrente per impedirgli l’esercizio dell’attività nel comune di Sortino. Giorni dopo furono esplosi due colpi di arma da fuoco contro la sede del negozio di onoranze. L’episodio è stato ripreso dalle telecamere di un impianto di videosorveglianza. I militari hanno identificato il presunto attentatore e sequestrata l’arma utilizzata. All’attentato sono seguiti diversi “sabotaggi”: i manifesti funebri esposti nel comune di Sortino strappati o coperti da altri manifesti o alterati nelle date e ore relative alle funzioni religiose attraverso adesivi. Oppure fiori e le lapidi venduti al titolare dell’agenzia ad un prezzo superiore al consueto.

Per l’accusa, Pandolfo, all’epoca dei fatti detenuto nel carcere di Augusta, Durante la sua detenzione nel carcere megarese, avrebbe ordinato a Massimiliano Sinatra di impedire all’imprenditore di aprire una filiale a Sortino e per tale motivo arrestato nell’ottobre 2022.

Per la cronaca, Sinatra è ricorso al giudizio abbreviato rimediando una condanna dal gup del tribunale di Catania mentre Pandolfo ha optato per il rito ordinario e il processo si sta celebrando davanti al tribunale (presidente Carla Frau, a latere, Salvatore Cavallaro e Liborio Mazziotta). Il sortinese si è sempre dichiarato estraneo ai fatti oggetto della contestazione e adesso ha potuto lasciare il luogo di detenzione per recarsi ai domiciliari in una residenza fuori dalla provincia.

 

 

04 Giugno 2024 | 09:59
© RIPRODUZIONE RISERVATA