Siracusa. Inferno al Pronto Soccorso, disumano l’Umberto I: donna con tumore lasciata sulla barella per 6 giorni

di Redazione

L'appello del figlio esasperato dalla condizione della madre trattata disumanamente: una situazione che lede i diritti e la dignità di ogni paziente

Riceviamo e pubblichiamo un accorato appello di un nostro stimato lettore

«La presente quale denuncia formale per quanto accaduto a mia madre, Ida Bottaro.

Chi scrive, il figlio Salvatore Campisi, sta combattendo un tumore ai polmoni, e per questo, finché ne avrà la forza, è obbligato a raggiungere ogni giorno la Città di Catania per sottoporsi ai necessari cicli di chemio e radioterapia. Venerdì scorso, giorno 19 Gennaio, alle ore 18 circa, mia madre giungeva in ambulanza al Pronto Soccorso dell’Ospedale Umberto Primo di Siracusa, a seguito di evidenti difficoltà respiratorie. La prima diagnosi era quella di polmonite, e la stessa veniva posta su un lettino-barella nel corridoio del Pronto soccorso in questione. Le veniva somministrato l’ossigeno e delle cure necessarie-secondo i medici- per la polmonite che l’affliggeva.

Faccio presente che, nonostante l’età di quasi 78 anni, a nessuno dei familiari è stato permesso di permanere con la paziente, limitandoci a vederla per pochi secondi, al fine di rifornirla di acqua o di altri beni necessari. Ciò in spregio al regolamento vigente che prevederebbe, per gli ultrasettantenni, la presenza costante di un familiare-caregiver.

Ci informavano che non c’erano posti letto e che, nell’attesa, mia madre avrebbe dovuto permanere sullo stesso lettino-barella, nello stesso posto del corridoio del Pronto Soccorso. Continuavamo, con i miei familiari, ad assumere notizie sporadiche, per una situazione in stallo, con mia madre che sembrava non rispondere alle cure somministrate.

Trascorrevano cinque giorni e cinque notti quando mercoledì mattina venivamo avvisati, da una semplice e fredda telefonata, dell’avvenuta rottura del femore, per una caduta durante la trascorsa notte, senza saperci specificare altro.

Inutile dire che erano trascorse cinque notti e cinque giorni senza un posto letto degno di questo nome e che la diagnosi di polmonite, ancora in piedi, si complicava con la rottura del femore destro di mia madre, lasciata senza controllo alcuno.

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Mia moglie, recatasi in ospedale per comprendere l’accaduto, solo allora la trovava in una stanza del Pronto Soccorso, in un letto ospedaliero, e con le sbarre ai lati. Solo dopo la caduta di una donna ultrasettantenne, lasciata a se stessa e senza l’assistenza-prevista della propria famiglia.

Mia madre continuava, comunque, a permanere al Pronto Soccorso, con la diagnosi di polmonite ed il femore destro rotto. Senza una sistemazione in reparto dopo sei giorni di attesa in prima emergenza. Solo giovedì mattina, dopo 6 giorni e sei notti di permanenza al Pronto Soccorso, durante il colloquio medico delle 13.45, mia moglie veniva informata dal medico che la diagnosi di polmonite non era corretta me che si trattava di lesione tumorale polmonare. Stamattina, 26 Gennaio, dopo aver dato la notizia alla stampa, mia madre veniva ricoverata in Ortopedia per essere operata-forse-il prossimo lunedì 29 Gennaio o, addirittura, martedì 30, a ben sette giorni dalla frattura del femore, quando la procedura prevede 24 ore. Si può scambiare una polmonite con un tumore? Si può lasciare sei giorni, una donna anziana, senza assistenza alcuna della famiglia, al Pronto Soccorso? Può questa situazione complicarsi con la frattura del femore destro?

Queste sono le domande che rivolgo al management dell’ASP di Siracusa che non fa altro che dire che in Ospedale è tutto sotto controllo. E se questo è il vero significato di avere tutto sotto controllo, c’è da chiedersi molte, moltissime cose. Soprattutto perché mentono davanti all’evidenza.

Per primo, oltre al gran parlare di nuovo ospedale a Siracusa, c’è da capire il motivo del gran corto circuito interno che lede i diritti e la dignità di ogni paziente. Si possono aspettare ore, o giorni, per avere i risultati di un referto, necessario al Pronto Soccorso per comprendere la situazione medica dei pazienti?

E’ dignitoso vedere file di lettini-barella, affiancati nei corridoi, senza rispetto alcuno per la dignità e la privacy dei malati? E’ etico, e legale, far permanere una paziente per sei giorni in Pronto Soccorso, con una diagnosi palesemente errata, somministrandole cure sbagliate e causandole complicanza come la rottura del femore? indirettamente una

E’ etico ma soprattutto legale non operare la frattura entro le 24 ore canoniche e ricoverarla in ortopedia solo nella mattinata odierna per operaria dopo sei o sette giorni?

Sono questi gli interrogativi che rivolgo ad ognuno di Voi perché possano essere di pubblica conoscenza. Sono queste le domande che formulo ad ognuno di Voi – ciascuno per le proprie, dirette, competenze perché possa intervenire e far cessare questo malcostume intollerabile della sanità siracusana che-con ogni evidenza-non garantisce assistenza, ed anzi complica le condizioni di salute, di chi in Ospedale dovrebbe trovare cure e conforto.

Queste sono le domande che rivolgo allo Stato, nelle persone del Signor Prefetto e del Sindaco, perché intervengano prontamente, ed alla politica siciliana che, oltre a disgustarci con nomine, balletti e valzer di nomine di manager, in quota di queto o quel partito, possa tenere in dovuto conto chi sarebbe dovuto intervenire, a tutela della salute dei siracusani, e non lo ha mai fatto, lasciando precipitare la situazione in un tunnel dal quale sarà difficile o impossibile uscire.

Spero che la presente non rimanga solo uno sfogo perché io non mi fermerò mai. Finché avrò fiato».

27 Gennaio 2024 | 09:56
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