In occasione del 78° anniversario della morte, i carabinieri hanno ricordato, con un momento di raccoglimento presso la Caserma che ospita il Comando della Stazione di Villarosa, il Carabiniere Fedele Difrancisca, Medaglia d’Argento al Valor Militare alla memoria, deceduto il 14 settembre 1945, nelle campagne di Favara, in provincia di Agrigento, a seguito di un conflitto a fuoco con un gruppo di banditi.
Nato a Villarosa l’11 febbraio 1911, Fedele Difrancisca il 22 gennaio 1930, all’età di 19 anni, si arruolava nell’Arma dei Carabinieri, venendo ammesso alla frequenza del relativo corso di formazione quale allievo carabiniere. Al termine del corso formativo, nominato “carabiniere a piedi” il 31 luglio 1930, veniva destinato alla Legione dei Carabinieri Reali di Palermo e assegnato, quale suo primo incarico, alla Stazione di Ballata, frazione del comune di Erice, in provincia di Trapani.
Successivamente venne trasferito, dapprima presso l’Arma di Gela per poi proseguire la sua esperienza professionale, dal 28 dicembre 1937, presso la Stazione di Lampedusa e quindi nel nisseno, presso l’Arma di Marianopoli. Dopodiché prestò servizio in provincia di Agrigento e precisamente a Canicattì e Cammarata ed infine presso la Stazione Carabinieri di Favara, località ove tragicamente concluse la sua vita.
Il 14 settembre 1945, infatti, in Contrada Specchio, durante un servizio perlustrativo finalizzato alla prevenzione di gravi reati posti in essere da pericolose bande che imperversavano in quegli anni nelle campagne siciliane, venne aggredito mortalmente da numerosi criminali.
Nel corso della sua breve carriera militare il Carabiniere Fedele Difrancisca conseguì alcune specializzazioni quali tiratore scelto con pistola e moschetto, nonché di abile ciclista. Per quel tragico evento, in cui perse la vita, il 22 giugno 1948 gli venne concessa, alla memoria, una Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: ”In servizio perlustrativo unitamente ad un graduato, aggredito proditoriamente con raffiche di armi automatiche da parte di dieci banditi appostati, dando tangibile prova di indomito coraggio, sereno sprezzo del pericolo, unitamente al superiore, reagiva animosamente col fuoco del proprio moschetto ed affrontava e sosteneva coi ribelli accanita violenta colluttazione fino a quando, colpito in più parti del corpo da proiettili e da armi da taglio, si abbatteva al suolo esanime. Fulgido esempio di ardimento e di elevate virtù militari”.
Al Caduto è dedicata una via di Favara e, dal febbraio dello scorso anno, la caserma dei carabinieri di Villarosa, suo luogo d’origine.
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