Siracusa. Un altro campionato in apnea? Giovanni Alì: «Preferisco di no»

di Armando Galea

Per quanto ormai abituati ad assistere al minaccioso addensarsi delle continue penalizzazioni sulla testa del Siracusa, ci riesce sempre più difficile capire come a livello di sostegno e di contributi all’unica attività che riesce ormai a regalarci qualche soddisfazione, si registri ogni anno l’assenza totale di benefattori o di mecenati, al punto tale da trasformare un’operazione che altrove avviene nella normalità, in una miserevole ricerca porta a porta che ha il sapore di una squallida colletta.

Chiusa ormai ermeticamente la borsa dei contributi regionali, provinciali e comunali, ridotti al lumicino gli introiti degli ingressi individuali e in abbonamento e pressoché azzerate le entrate pubblicitarie e delle sponsorizzazioni, da quale pozzo di San Patrizio il buon Giovanni Alì dovrebbe attingere le risorse per sostenere una squadra, per giunta di un’altra provincia, in un campionato di prestigiosissima, e costosissima terza serie, capace di dare notorietà e costituire esempio di duttilità e dinamismo?

Che nessuno abbia almeno il pudore di gonfiare il petto per rendere più visibile la medaglietta che è pronto ad appendersi quando le cose vanno bene. E che nessuno, soprattutto, vada fiero della semplice telefonatina fatta a questo o a quell’imprenditore o a questa o a quell’industria, magari ad una di quelle che in cambio del piatto di lenticchie di qualche posto di lavoro, ci ha privato di un ambiente salubre e paradisiaco fatto di industrie manifatturiere non inquinanti, di rinomati prodotti artigianali, di pesca e di agricoltura fiorente.

A questa gente che crede di aver pagato il conto dell’ingiusto e irreversibile danno causatoci con la sfilza di bustarelle lautamente divise fra i potentati dell’epoca, una classe dirigente appena mediocre avrebbe già chiesto lauti risarcimenti da distribuire in servizi e in contributi alle attività produttive, il calcio fra queste. Ma siccome in questa nostra dormiente città la classe dirigente si è segnalata dagli anni ’70 in poi per la sua latitanza, eccoci oggi a genufletterci per sperare di vedere il becco di un contributo.

Del resto, a quanto pare, agli occhi di tutti i ladri dei nostri sogni e di quelli dei nostri figli è meglio che sia quel galantuomo di Alì a cavarsela da solo per inviare in Lega entro il 17 corrente il progetto di massima per l’attività 2019/2020, e che gravino solo sulla sua tasca gli adempimenti richiesti entro il 24 Giugno (fidejussione e saldo dei diritti erariali). Ma Alì, che al momento del passaggio di mano si aspettava ben altri scenari, e che non è riuscito a far crollare del tutto il muro della diffidenza è uscito alo scoperto e, ben consigliato, ha parlato chiaro. Se in settimana non ci saranno segnali di cambiamento di rotta è deciso a defilarsi. E poichè non si intravedono all’ orizzonte né sceicchi arabi, né magnati cinesi, dopo l’interminabile scia di attività scomparse, rassegniamoci a perdere anche il calcio e non se ne parli più.

di Armando Galea 05 Giugno 2019 | 09:32
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