E’ finita. Alì, schiacciato da una fase debitoria imprevista o forse non presa in considerazione al momento del passaggio di mano, getta la spugna, dopo aver preso atto che al suo grido di allarme non hanno fatto seguito risposte valide da parte di quella città, che probabilmente non l’ha mai amato come lui si aspettava, per affrontare i balzelli dell’iscrizione e della fidejussione. In ogni caso i debiti erano a monte? Motivo del compromesso per il passaggio della società al costo di un caffe? E’ difficile saperlo, non è questa la sede di un tribunale della verità.
La stessa raccolta di fondi lanciata dall’avvocato Reale ha partorito il topolino di appena nove adesioni. Come finirà? Come le altre volte. Con la fuga dalle responsabilità che hanno determinato questo stato di cose che priva la nostra città di un altro pezzo importante di storia che nessuno potrà restituirci.
Altrove si sarebbe verificato un cataclisma, con richiesta di dimissioni di tutti coloro che non hanno mosso un dito per evitare questa sorta di caduta d’immagine che esporrà Siracusa alla gogna mediatica, di una città di 150 mila abitanti incapace di sostenere una spesa di pochissimi euro a testa.
Danno grave per la città sul piano morale e danno grave anche per l’attuale patròn, in questo caso sul piano economico, che non iscrivendo la squadra, oltre al capitale investito per l’acquisto della società verrà a perdere la proprietà dei giocatori, compreso quel Vazquez che rappresentava il pezzo pregiato, l’unico ad avere mercato, nonostante il campionato disputato in maglia azzurra non sia stato dei migliori.
Ora, sempre se troveremo un’anima buona, torneremo a giocare nei campi polverosi di periferia, alzando alti lamenti perché la gente non va allo stadio. C’è invece da scomodare paragoni irriverenti con i personaggi del passato come Alagona, Sgarlata, Musso, Verzotto e Imbesi e qualche altro, tutta gente che fece grande il Siracusa, quello stesso Siracusa ora ridotto in gramaglie e a sperare nel titolo di qualche società, probabilmente la stessa che la rimise in corsa dopo lo scivolone del 2012. Solo che allora la gente aveva gli occhi chiusi, mentre ora ce l’ha ben aperti per intuire trame romanzesche che alla fine combaciano con la realtà.
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