L’ex guardia giurata Christian Leonardi, 43 anni ha ucciso la moglie Eligia Ardita e della figlia di 8 mesi che la donna portava in grembo, per soffocamento dopo averle procurato delle ecchimosi e contusioni al capo determinate da un’azione violenta esterna e reiterata subita dalla donna mentre questa era ancora in vita, compatibili con l’azione violenta posta in essere dall’imputato durante la colluttazione nel soggiorno, ferite che non sono sfuggite dal medico legale. La Difesa sosteneva l’esatto opposto dicendo che dentro l’abitazione di Christian Leonardi ed Eligia Ardita non era stato commesso un omicidio ma che la morte della donna era stata provocata da un micidiale infarto.
La Corte di Assise di Siracusa, presieduta da Giuseppina Storaci, ha depositato le motivazioni della sentenza all’ergastolo per omicidio volontario. La sera del 19 gennaio del 2015, la donna fu aggredita a mani nude dal Leonardi, nel corso dell’ennesima lite nella loro casa. L’uomo, si legge nella motivazione della sentenza, per zittirla, le aveva tappato la bocca e le mani sul volto spingendola violentemente contro il muro per immobilizzarla procurandogli lesioni multiple ed ecchimotiche alla testa rilevate in sede di esame autoptico.
La Corte di Assise di Siracusa, nonostante Leonardi avesse ritrattato la confessione, sulla base della perizia medico legale effettuata dal consulente nominato dal Pubblico Ministero Scavone, non ha avuto alcun dubbio nel ritenere colpevole Christian Leonardi di omicidio volontario e di procurato aborto.
Anche il procuratore aggiunto Fabio Scavone, che aveva ricostruito la vicenda, aveva chiesto la condanna all’ergastolo per l’ex guardia giurata Christian Leonardi, ha dato ai presenti l’impressione di essersi commosso alla lettura del dispositivo di sentenza, nutrendo gli stessi sentimenti di rivalsa per l’imputato che, dopo aver confessato innanzi a lui il delitto della moglie e della creaturina che Eligia portava in grembo, ha ritrattato tutto accusando il proprio fratello e l’ex difensore di fiducia, avvocato Scuderi, per avergli fatto delle pressioni psicologiche con l’intento di fargli accollare il delitto della moglie dicendogli che se non avesse confessato sarebbe marcito in galera per tutta la vita.
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