Il tifoso che al momento della promozione in Eccellenza del Real Siracusa si era lasciato andare ad un “troppa grazia…” pregustando la congiunzione positiva di due squadre cittadine in campionati che contano, non ha avuto neanche il tempo di fregarsi le mani perché mentre lui sognava, un patatrac di enormi proporzioni travolgeva la maggiore di esse, vittima di un progetto che ci si ostina realizzare da soli.
E allora il piccolo anatroccolo, snobbato per essere inquilino stabile di infime categorie calcistiche, ma sorretto da un piccolo gruppo di amanti del calcio ruspante capeggiato da Antonello Liuzzo, compie il miracolo di raggiungere il massimo campionato dilettantistico Regionale, una sorta di serie A, per chi si propone minimi traguardi. E quando a seguito dell’accennato “patatrac” il tifoso individua nel Real la barchetta di salvataggio, come anni fa fu la Marcozzi fondata da Biagio Galizia, Antonello Liuzzo amabilmente spiega che quell’atto di amore non si concilia con uno come lui che da sempre tifa Siracusa, ma che al calcio professionistico preferisce quello ruspante praticato dal Real.
Impraticabile la strada della fusione, seppur con la probabilità di accedere alla serie D utilizzando il Lodo Petrucci, per tentare di salvare il salvabile, pur obbligati nella migliore delle ipotesi a scendere di categoria, resta in vita l’ipotesi del recupero della società gestita da Salvoldi fino a Giugno del 2012, ma non dichiarata fallita.
Ma il buon Luigi, che a conti fatti ha lasciato un buon ricordo, tanto da essere noto fra i tifosi col nomignolo di “imperatore”, pur ammettendo di essersi sentito con Cutrufo, con cui al suo ritorno in sede, lunedì prossimo, avrà un nuovo abboccamento, non crede molto ad un progetto ridotto, e mette in fila tre requisiti per riportare il Siracusa in B: l’esperienza, la programmazione e un importo non inferiore ad otto milioni per disputare il primo anno un campionato di assestamento, per puntare nel secondo alla promozione fra i cadetti.
Perché l’esperienza c’è, un buon programma si può tirare fuori. E in quanto ai soldi.? Pronta la risposta di Salvoldi: “io, uno, due sponsor seri l’avrei, ciò che manca è l’occasione di lavoro che li spinga ad investire sulla nostra città”
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