«L’attuale Amministrazione comunale ha abdicato al ruolo di difesa del territorio». Così il movimento “Civico 4” punta il dito contro il sindaco di Siracusa accusato di aver taciuto sulla crisi economica che si sta consumando nella zona industriale e lavorativa proprio all’interno del Vermexio.
Partendo dal caso del polo, il movimento spiega che, se da un lato non erano contemplati fondi del Pnrr per rilanciare il sito, adesso con la guerra in corso la percezione di chi vive ogni giorno la zona industriale è che non ci sia luce in fondo al tunnel.
«Il conflitto ha messo in difficoltà, da un punto di vista delle relazioni industriali, la Lukoil: la seconda compagnia petrolifera più grande della Russia, proprietaria di ISAB (Industria Siciliana Asfalti e Bitumi), la società che possiede impianti di raffinazione, gassificazione e cogenerazione di energia elettrica a nord della nostra città.
«La crescente crisi occupazionale e la minaccia incombente che possa saltare la tenuta sociale della nostra comunità vengono aggravate dal fatto che al tavolo delle forze politiche, sindacali e datoriali chiamate alla resistenza se non allo sviluppo economico del territorio, c’è un convitato di pietra che, come nell’opera di Molière, distrugge speranze e prospettive attraverso la sua assenza e il suo silenzio: l’Amministrazione comunale della città capoluogo».
Il tema del lavoro e della crisi economica ha anche investito palazzo Vermexio: “Non possiamo sottacere le gravi responsabilità che la stessa Amministrazione comunale ha maturato, a due anni dall’inizio della pandemia, sulla fuoriuscita dal mercato del lavoro di una porzione importante di lavoratori impiegati nei servizi di supporto – come nel caso dei 25 (venticinque) ex Util Service -, cessando servizi di trasporto pubblico fondamentali come quello dei bus navetta di carattere turistico, la manutenzione degli edifici scolastici e\o popolari, montaggio palchi sempre in ottica turismo. È la stessa Amministrazione comunale che, attraverso lo spezzatino, ha costretto alla precarietà altre porzioni di lavoratori come quelle impiegate nel portierato, nella digitalizzazione e nei tributi (i primi due servizi prorogati di pochi mesi attraverso un meccanismo di trattativa privata)».
E poi c’è il caso dei lavoratori ex Gemar, «ricevuti lo scorso 2 febbraio dal primo cittadino con la promessa di un sussidio che, dopo quasi due mesi, non è ancora arrivato. Notizie di cui è importante dar conto all’opinione pubblica per non correre il rischio che resti solo la patina pubblicitaria della promessa».
Il movimento ritiene che la politica locale non possa non collaborare con le forze datoriali e sindacali nel processo di mobilitazione che ha come obiettivo quello di riaccendere i riflettori sulla zona industriale di Siracusa, affinché possa essere coinvolta nel processo di transizione energetica in corso, con l’adeguata attenzione ai progetti presentati. D’altra parte, conclude il movimento, «gli stessi eventi bellici e l’urgenza di rivedere le politiche energetiche hanno dimostrato ampiamente la miopia dell’approccio avuto finora dalle politiche industriali del governo, tese a guardare solamente verso le rinnovabili, senza comprendere l’importanza di investire su un mix energetico per il quale la Sicilia in generale, e Siracusa in particolare, restano strategici».
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