Finisce male la “telenovela” sulla partecipazione del Siracusa al prossimo campionato di C e la città sotto shock si interroga su chi l’avrebbe dovuto difendere da quest’ennesimo scippo e non ha mosso un dito. Così, è stato per la perdita della Banca d’Italia e così è stato per la Camera di Commercio, per citare gli ultimi due casi di impoverimento di una comunità che ancora una volta si sveglia la mattina e si ritrova sempre più povera e sempre più malridotta, coperta dalle macerie di un dramma che ormai si ripete con inusitata frequenza. Danno d’immagine incalcolabile e irreparabile arrecato ad una città che non può far registrare così macroscopiche cadute di stile di fronte a centri di gran lunga meno importanti che però possono vantare una programmazione seria e un’organizzazione valida. Ma il destino del Siracusa non si è compiuto ieri, quando Nicola Santangelo ha preso carta, penna e calamaio ed ha ufficializzato la rinuncia, bensì l’anno scorso di questi tempi, allorché Cutrufo nel passare la mano addolcì la pillola asserendo che non avrebbe mai e poi mai affidato quel “suo” Siracusa che aveva riportato nel calcio che conta, se non fosse stato più che sicuro di lasciarlo in ottime mani. Non ci fu però anima viva che nella nostra città si prendesse la briga di prendere visione di quel passaggio di proprietà che conteneva – come si è appreso molto tempo dopo – più di una svista. Ma fra gentiluomini ci si intende e non fu la benché minima contestazione. I guai arrivarono allorché ad Alì vennero meno delle entrate sulle quali aveva contato. Vero fu che in quella fase si era rifatto vivo Cutrufo per tranquillizzare l’ambiente sportivo aretuseo e fare intravedere un suo eventuale ritorno di fiamma per la gestione del Siracusa. Ma lo stesso Cutrufo si premurò a smentire quelle voci, che semmai potevano portare al massimo ad una sponsorizzazione. Gli ultimi giorni volarono via alla ricerca di aiuti economici che non arrivarono, così come nel 2012 era accaduto a Salvoldi. Per la verità c’è ancora chi spera in un miracolo dell’ultimo istante. Ma si tratta di vecchi, irriducibili tifosi traditi da coloro che potevano intervenire e che non sono intervenuti e che ora devono confrontarsi con una città che si apprestava a celebrare il centenario della fondazione di una gloriosa società e che ora si ritrova un pugno di mosche in mano. E che ora vuole sapere chi ringraziare.
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