Inizio settimana a pieno ritmo, caratterizzato da tutta una serie di incontri in ambito siracusano che ha fatto esclamare a parecchi dei personaggi incontrati, in riconoscimento della genuinità dell’appassionato appello loro rivolto, l’augurio di riuscire a vincere, loro che siracusani non sono, quell’apatìa tipicamente siracusana che è il maggiore ostacolo al ritorno di questa città ai fasti di un tempo.
La strada non è tuttavia facile e la via della soluzione radicale, perché è a questo che si mira, è ancora lontana, mentre il tempo stringe e la data del 24 Giugno è alle porte. Stante a quel poco che trapela dalla spessa cortina di riservatezza, ad essere a rischio non sarebbe ormai l’iscrizione, garantita da Alì e da Cutrufo, ma la spesa per la fidejussione e quella per l’ottenimento delle liberatorie che insieme costituiscono l’onere maggiore e l’ostacolo più insormontabile.
Tanto da far apparire perfino un giochetto la fase successiva del varo della squadra, dalla scelta dell’allenatore e di tutta quella lunga serie di annessi e connessi che accompagna l’inizio di una stagione calcistica. Il problema è che proprio questo secondo punto, nella misura in cui presenta una soluzione a lunga scadenza, è l’unico in grado di convincere di più le forze nuove in predicato di dare man forte al binomio Alì-Cutrufo non allettando più di tanto un apporto temporaneo a fondo perduto che non risolverebbe alla radice il problema. Sulla base dei passi avanti compiuti e di quelli ancora da compiere si ha l’impressione che si sia in qualche modo riusciti a smuovere le acque. Il più dovrebbe tuttavia arrivare, ed è sperabile che si faccia in fretta perché le scadenze bussano ormai alle porte.
Anche dal consiglio comunale aperto al pubblico non c’è da aspettarsi miracoli. Sappiamo per esperienza che questo genere di assise si risolve in una serie di domande e di risposte scontate, e il Siracusa di tutto in questo momento ha bisogno fuorché di chiacchiere. Ripetiamo: per i problemi che presenta il calcio a Siracusa la soluzione è solo politica. Considerare cioè il calcio un problema sociale e come tale da inserire nel bilancio di previsione e da finanziare fra le voci finanziabili delle politiche sociali.
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