Vero o presunto che sia l’interessamento dell’Atalanta, ribattezzata da qualche anno come la “Dea”, di annettere alla sua rete di società satellite il Siracusa, non è una novità.
E risale addirittura al 2006 allorché, dopo essersi messo in luce nel Siracusa ai tempi dell’indimenticabile Rocco Testa, fu segnalato da Concetto Lo Bello all’ing. Tentorio per la segreteria del club orobico. Arrivato a Bergamo e resosi conto che sin d’allora i bergamaschi intendevano avvicinarsi al settore giovanile (campionati primavera, allievi nazionali e regionali e giovanissimi provinciali e regionali) si segnalò fra i talent scout più ascoltati in campo nazionale.
E fu in quel periodo che parlandone col compianto Matteo Sgarlata, il sottoscritto caldeggiò quell’operazione, che ad intervalli più o meno regolari viene ora data per scontata tredici anni dopo, e che allora fu scartata dalla dirigenza nerazzurra perché il Siracusa non disponeva né di una guida tecnica con dimestichezza nel tirar su giovani talenti, né di strutture di base (terreni di gioco idonei, foresteria ecc.). I contatti si fermarono per essere ripresi sette anni dopo per iniziativa di Giuliano Sonzogni, originario della Bassa Bergamasca che nei momenti critici, mal ricambiato, è sempre presente.
E il “Baffo di Zogno“ trovò modo di convincere una cordata di suoi amici ed estimatori ad avviare la trattativa che gli imprenditori lombardi abbandonarono per lo scarso entusiasmo dimostrato dai loro interlocutori in occasione della loro venuta a Siracusa. Passata nel frattempo di mano la società atalantina, oggi di proprietà della famiglia Percassi, se ne torna a parlare anche perché la nuova proprietà, incoraggiata dall’interesse suscitato dal nuovo portierino Gianluigi Gollini che nel giro di pochi mesi ha triplicato il suo valore di mercato portandolo alla bellezza di una quindicina di milioncini, ha suggerito di allargare la rete delle società satelliti, oggi limitata al centro-nord, anche a società meridionali, purché di gloriose tradizioni, a condizione che… e già, c’è una condizione… Quale ? La solita.
Quella che risale al 2006. A tredici anni or sono. Segno che in tredici anni non solo non si è capito niente, ma non si è fatto nemmeno nulla per capirci qualcosa!
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