La salvezza sul filo di lana faticosamente ma meritatamente raggiunta dal Siracusa è figlia di un calcio riportato alle dimensioni delle sue origini, grazie a personaggi che nell’epoca dei Guardiola, dei Mourinho e degli Allegri hanno preferito restare sé stessi pur operando in controtendenza in un mondo che guarda a loro con la tolleranza che si ha per chi non ha capito niente della vita.
E’ il caso di Ranieri e di Gasperini, capaci di ottenere risultati eclatanti, pur partendo da concezioni terra terra, meno complicate e addirittura di una semplicità ormai rara che spinge a chiedersi “come non averci pensato prima”. Lo spunto ci viene offerto dall’impresa di centrare la salvezza messa a segno domenica pomeriggio dal Siracusa che ha messo in luce le vere ragioni del malfunzionamento della squadra, suggerendo anche il modo di eliminarle.
A realizzare questo mezzo miracolo, un presidente, Giovanni Alì, che in settimana, per la tensione accumulata, è stato poco bene e il suo braccio destro Nicola Santangelo che quando i suoi critici, per fortuna pochi, gli rimproveravano di essere sparito nel nulla, impiegava il suo tempo a tappare buchi di bilancio che si presentavano come funghi e a far da parafulmine con le banche e con la Lega. E proprio questo binomio che aveva portato il Troina ad un passo dalla Lega Pro e che si era fatto prendere alla sprovvista dalla contestazione orchestrata per Pagana fino al punto di esonerarlo, quando ci fu da sostituire Pazienza, fece muro e richiamò Raciti fra i mugugni di chi rimpiangeva Bianco per non parlare di Sottil. E il buon Ezio, da buon professionista accettò la sfida. Ma ad una condizione. Che era quella di poter allenare nell’unico modo che gli era congeniale: cioè più da padre di famiglia che da allenatore.
E così è stato. Risultato? Conquistare la fiducia di tutti: giovani e meno giovani, giocatori bravi e meno bravi, che quando lui chiesto di aiutarlo a salvare il Siracusa centuplicando i loro sforzi, non si sono fatti pregare per accontentarlo, eguagliando se non superando, la maiuscola prova col Catania, facendo un’altra vittima illustre, questa volta il Catanzaro, e nobilitando così un campionato che tutti davano ormai per perso.
Pazienza,recentemente esonerato. Domani al Ceravolo, per il buon Ezio Raciti è l’occasione buona di far bene, tornare con un risultato favorevole che potrebbe far orientare la società ad affidargli, da qui alla fine del campionato, la prima squadra. Lui fermamente ci spera. E noi gli auguriamo di prendere al volo il pullman della fortuna che riesca a garantirgli la brillante carriera che le sue capacità tecniche meritano.
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