
E’ di questi giorni la notizia che la Commissione Europea ha approvato i due miliardi di euro di aiuti di stato del Governo italiano, su 5 di cui tre di investimento complessivi della STMicroelectronics per un impianto per la produzione di chip al carburo di silicio di 200 millimetri che servirà a rafforzare l’autonomia europea nei semiconduttori. Naturalmente evitare acquistare chip provenienti da Taiwan, Cina e avviare il percorso di indipendenza e sovranità europea. La produzione inizierà nel 2033. La previsione per il prossimo futuro è di 2700 assunzioni.
«La giornata di oggi è storica per la Sicilia, che diventerà la terra del futuro per l’Italia, ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, intervenendo alla presentazione del nuovo modulo presso lo stabilimento etneo, che si avvia a essere un Paese leader nella microelettronica, e per l’Europa, che può evidenziare come sia in condizioni di far nascere campioni europei multinazionali leader nel mondo. Voglio ringraziare, conclude Adolfo Urso, la vicepresidente della Commissione europea e Commissario Ue per la concorrenza, Margrethe Vestager, il Ceo di StM Jean-Marc Chery, il sindaco di Catania Enrico Trantino e il rettore Francesco Priolo».
I microchip sono alla base del funzionamento di qualunque dispositivo tecnologico moderno, ma rappresentano anche un elemento essenziale nel settore della difesa e per questo oggi sono in grado di influenzare le dinamiche geopolitiche mondiali.
Sappiamo benissimo che Catania è la più vivace città della Sicilia: moderna, all’avanguardia e sempre piena di vitalità; è una città frizzante e briosa, una città con dei politici vincenti. La città di Catania è anche la capitale commerciale dell’isola, ospita il principale aeroporto siciliano (la nuova struttura aeroportuale nacque sotto l’egida del siracusano Ugo Colajanni, presidente Sac, allora presidente della Camera di Commercio di Siracusa) nostro esimio collaboratore di Libertà; Catania è sede delle più importanti attività artigianali e manifatturiere della regione.
Rispetto la politica siracusana che è individuale, litigiosa e inconcludente; ricordiamo che la classe politica catanese si presenta sempre coesa, omogenea in ogni circostanza, aldilà degli steccati ideologici e correnti politiche, quando si presentano delle scelte da fare sul territorio, come la costituzione dell’Etna Valley; come hanno fatto quadrato, tutti insieme, ad avere in esclusiva la migliore sanità regionale a Catania con tre ospedali DEA di secondo livello lasciando ai margini Siracusa (con il nuovo presunto nuovo ospedale) e Ragusa. Altre scelte catanesi egoistiche sui trasporti, sulla portualità (nonostante Siracusa esprima legiferante l’AdSP del Mare di Sicilia orientale con sede ad Augusta, i catanesi sono riusciti a farla franca con altra sede succursale etnea) e aeroportuale della Sicilia orientale (escludendo Siracusa nel Cda nonostante detiene oltre il 25% di azioni della Sac). Insomma una realtà ‘Catania centrica’ che tutto vuole e niente concede.
Catania esprime una forza politica una delle più forti del Paese: è rappresentata dall’Europarlamentare Raffaele Stancanelli (uscente), due ministri Nello Musumeci e Adolfo Urso, del presidente del Senato Ignazio La Russa, dei deputati Salvo Pogliese (ex sindaco e coordinatore regionale di FdI) di Manlio Messina (fido scudiero della premier Giorgia Meloni), del sindaco Enrico Trantino (autorevole rappresentante di uno dei più prestigiosi studi legali di Catania) e infine una importante Università.
Nella storia Catania fu colonia siracusana nel 476 a.C. Ierone, tiranno di Siracusa, deportò i cittadini etnei a Leontinoi, ripopolando Catania con diecimila nuovi abitanti, tutti siracusani e peloponnesiaci (Diodoro). Possiamo lontanamente fantasticare (!?!) che nelle vene dei catanesi possa ancora scorrere il sangue battagliero siracusano di un tempo (almeno loro). Adesso si sono sovvertite le condizioni Catania domina la Sicilia orientale.
E’ difficile attuare un inesistente parallelismo. Siracusa soffre dell’imperialismo catanese con il fiato sul collo, con una politica inconcludente. Un popolo che trascurando e disconoscendo le sue radici e tradizioni è paragonabile a un esercito che fa un’avanzata tagliandosi gli ‘attributi’ (per dirla diversamente). E il maestro disse: «Chi non ha una competenza, non si occupi di politica».
L’obiettivo del quotidiano Libertà Sicilia è risaputo da oltre 35 anni di vita, è proteso per lo sviluppo siracusano, con ai blocchi di partenza, adesso, con una nuova sfida per le aziende del Polo industriale di Siracusa (nonostante quella già vinta, Libertà protagonista, con la strategia industriale, Isab riconosciuta di interesse strategico nazionale il 4 Febbraio 2023).
Di questa nuova sfida se ne è parlato nella sede di Confindustria Siracusa nell’ambito di una prima riunione con i deputati nazionali e regionali, i sindaci della zona industriale ed i sindacati provinciali volta a favorire un dialogo costruttivo attorno alle necessità e le priorità di sviluppo per il Polo.
Confindustria Siracusa, in rappresentanza delle sette grandi aziende insediate nel polo: Isab Goi Energy, Versalis-Eni, Sonatrach Raffineria Italiana, Sasol Italy, Brown To Green Sicily, Air Liquide, Buzzi; in collaborazione con The European House Ambrosetti ha, infatti, avviato uno studio finalizzato alla definizione di una nuova visione per la Decarbonizzazione e la Competitività del Polo Industriale Siracusano. L’iniziativa vuole affrontare le sfide e le opportunità legate al percorso di decarbonizzazione del Polo Industriale di Siracusa per garantire lo sviluppo, la competitività e la sostenibilità delle aziende del Polo identificando la traiettoria da seguire, i fattori abilitanti e quelli attualmente bloccanti e quindi da rivedere.
Nell’ottica della Transizione energetica, di cui Isab Goi Energy è la precursore (con la Fermata impianto Nord con un piano di investimenti di 100 mln euro) e per azzerare le emissioni del Polo saranno necessari circa 8-10 miliardi di Euro di investimenti per l’adeguamento degli impianti produttivi ed un quadro normativo e di ammissibilità a finanziamenti non ancora esistente e definito e che richiederà un importante lavoro da parte del governo nazionale, di tutte le istituzioni e di tutti gli stakeholders.
Ma Siracusa, ahimé, non ha la politica attiva catanese che grazie ai suoi poteri magici trova facilmente i miliardi per gli avveniristi micro chip.
All’incontro erano presenti gli on.li Cannata, Scerra, Carta, Gilistro, il sindaco Gianni e i segretari sindacali Alosi, Carasi, Siragusa e Galioto. Mancava come al solito suo fare il sindaco di Siracusa, Francesco Italia, reduce del botta e risposta con l’on. Auteri (…come lui) se svolgere o no gli spettacoli al Teatro greco.
Ahimè Siracusa è destinata ad avere oggi una politica piccola, da bottega, da sottosviluppo provinciale, che non riesce a guardare più lontano del proprio naso.
Fu chiesto ad Albert Einstein se fosse difficile capire la legge della relatività (in questo caso dello sviluppo). Rispose: «E’ meno difficile che sradicare un pregiudizio» (aggiungiamo noi quello siracusano che non è quello catanese).
Infine desideriamo ringraziare l’INDA per averci tagliato i fondi per la pubblicità. Idendica situazione il Comune di Siracusa ed enti similiari.
Ripetiamo sempre che Siracusa è una città che non merita nulla. Invitiamo la magistratura a fare luce.
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