Siracusa. Destino, disordine politico: viviamo in una società di crescente caos

di Giuseppe Bianca

Paralleli illuminanti tra l’attualità e alcuni momenti chiave della storia moderna: ‘In un tempo piccolo’

Siracusani vivono in un’epoca di crescente caos ed è figlio del carattere caotico e conflittuale della politica locale che a quanto pare è destinato a durare. Solo con questa consapevolezza possiamo affrontare le sfide che ci attendono negli anni a venire.

Ogni esistenza è fatta anche di situazioni non volute intenzionalmente, né previste, ma che, una volta che si verificano e si accettano, ne diventano una parte necessaria e preziosa, siano esse apportatrici di soddisfazioni o di ansie o di dolori. Amare il proprio destino credo sia il più alto punto di arrivo di ogni saggezza; ma l’arrivarvi presuppone una piena libertà interiore.

Siracusa esplora riflessioni, tracciando paralleli illuminanti tra l’attualità e alcuni momenti chiave della sua storia.

«Dipinsi l’anima su tela anonima / E mescolai la vodka con acqua tonica / E pranzai tardi all’ora della cena / E mi rivolsi al libro come a una persona / Guardai le tele con aria ironica / E mi giocai i ricordi provando il rischio / Poi di rinascere sotto le stelle / Dimenticai di colpo un passato folle / In un tempo piccolo». 

Prendiamo a prestito un brano della canzone di Franco Califano ed evidenziata da Tiromancino e Biagio Antonacci: «Un tempo piccolo» in una stesura, forse, inconsapevolmente comportamentale per i siracusani con parole pregnanti di sentimenti e significativamente poetiche dalle doppie interpretazioni (!?!).

I Siracusani immersi in un ‘tempo piccolo’, quello politico, nel quale vivono in una frustrazione che può portare alla rassegnazione, al fatalismo e, quindi, all’immobilismo. Secondo quanto riferiscono le varie classifiche: una città tra le più colpite dalla criminalità predatoria, o di strada. Che il «furto aggravato» è la piaga principale della sicurezza urbana.

«Dipinsi l’anima su tela anonima» nella metafora di una recente ‘politica anonima’. La famosa politica liquida di Zygmunt Bauman, sociologo e filosofo polacco.

Le cause della politica siracusana possono essere molteplici, ma noi non siamo psicologi, non sta a noi capire le origini del male delle incomprensioni che vanno inibite sul nascere. Una politica, se così possiamo definirla, che è esplosa all’improvviso come una bomba, dopo la sindacatura retta dal centro destra, con l’avvento di Garozzo sindaco che s’inventò dal nulla, la vice sindacatura all’attuale reggente di palazzo Vermexio.

«E mi giocai i ricordi provando il rischio / Poi di rinascere sotto le stelle / Dimenticai di colpo un passato folle / In un tempo piccolo».

Nella nostra disamina con la caduta dei partiti tradizionali e con l’avanzare a Siracusa della cosiddetta società liquida di Bauman ha inteso spiegare la postmodernità usando le metafore di modernità liquida e solida, che ha meglio interpretato il caos che ci circonda e il disorientamento politico e non che viviamo, di cui Siracusa rappresenta forse, un esempio lapalissiano.

Quei poteri forti che un tempo si annidavano tra il vecchio modo di fare politica, prima repubblica, hanno trovato spazio in quella parte di società senza distinzioni di grado con potere, più ricca, e le collettività minute.

Il filo conduttore che è adesso conosciuto da tutti, la politica ‘liquida’ dove Zygmunt Bauman che ha elaborato il concetto di ‘modernità o società liquida’, forse nemmeno lui si aspettava che questa espressione potesse tramutarsi in società subdola dove a Siracusa, che senza un vero programma di sviluppo economico dei i prossimi 30-50 anni, tutto è il contrario e viceversa. I cittadini non capiscono più nulla, non c’è un filo conduttore con chi ci amministra; una società che fa acqua da tutte le parti.

Ma come interpretare questi cambiamenti? Che chiave di lettura dare di cambiamenti di vita politica? Cosa aspettarsi per il futuro? Si possono intravedere i segnali di una grossa crisi già in qualche modo innescata e irreversibile o, al contrario, i sintomi di un assestamento verso un modello di società complessivamente migliore? E, ancora, cosa bisognerebbe fare per dare un esito positivo alla crisi?

La nostra riflessione vuole essere, un richiamo alla essenzialità delle scienze sociali e della sociologia in particolare per la lettura e l’interpretazione dei fenomeni sociali, economici e culturali delle nostre società; in un tempo in cui tanto più forte è l’esigenza di ‘chiavi di lettura sociali’ quanto più difficile è riuscire a riaffermare il ruolo dei sociologi in termini sia teorico-interpretativi che empirici.

E Franco Califano cantava: «Dimenticai di colpo un passato folle / In un tempo piccolo». Chissà (!?!).

di Giuseppe Bianca 17 Marzo 2024 | 09:30
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