L’amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia-Dipartimento viene ancora condannata dal Tribunale di Siracusa, sezione lavoro giudice Luca Gurrieri, ad ulteriori spese di lite, che liquida nella complessiva somma di 2.000 euro per compensi, oltre IVA, CPA e spese generali al 15%.
“Il Tribunale – dichiara De Pasquale – rigetta infatti il ricorso dell’Amministrazione e conferma integralmente la decisione del primo giudice, dott. Favalè”. Secondo il segretario generale del Sinappe, Roberto Santini: “Si tratta di una sentenza storica contro un provvedimento disciplinare, utilizzato dall’Amministrazione per impedire o limitare l’esercizio della libertà e dell’attività sindacale, tutelata dalla nostra carta Costituzionale”.
La vicenda scaturisce dal contrasto del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e dalla Casa di Reclusione di Augusta, consistente nell’aver irrogato al sindacalista Bongiovanni Sebastiano la sanzione disciplinare della deplorazione per aver quest’ultimo firmato un comunicato stampa nella qualità di sindacalista del Si.P.Pe., con il quale il medesimo affermava «la scrivente Organizzazione Sindacale ed il sottoscritto denuncia un clima preoccupante presso la C.R. di Augusta in cui sono costretti a lavorare i sindacalisti» (comunicato stampa fatto poi oggetto di alcuni articoli pubblicati su siti web a diffusione locale e condivisi dal Bongiovanni nel proprio profilo Facebook). Il Si.P.Pe. ed il Si.N.A.P.Pe. chiedevano al giudice dichiararsi l’antisindacalità della condotta posta in essere dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e dalla Casa di Reclusione di Augusta.
«In questi ultimi anni – afferma Sebastiano Bongiovanni – sono stato incredibilmente e artatamente colpito nella mia posizione più debole (quella di lavoratore dipendente) con lo scopo da parte dell’Amministrazione di sfibrare la mia posizione più forte (quella di dirigente sindacale). Oggi posso dire che Giustizia è fatta, continua Bongiovanni, ma ho già dato mandato ai miei legali per valutare ogni azione a tutela della mia persona in quanto i comportamenti vessatori subiti in questi anni, nonché le flessioni in negativo delle note caratteristiche professionali, hanno arrecato un danno alla mia progressione in carriera, oltre ai danni subiti alla mia salute».
© RIPRODUZIONE RISERVATA