Tra prescrizioni AIA (Autorizzazione integrata ambientale) e il presunto Piano regionale di tutela della qualità dell’aria che non tiene conto di diversi parametri di fattori inquinanti se non esclusivamente a quelli riferiti dalle industrie, il Polo industriale è stretto tra due morse ad ottemperare provvedimenti pressoché impossibili: «Sproporzionati e carenti di istruttoria».
Il Tar di Catania interviene in merito alla polemica sull’istruttoria per il riesame dell’AIA e accoglie il ricorso di Esso Italiana e Sonatrach che annulla il decreto ministeriale della Transizione ecologica nel decreto di revisione dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale), ben più restrittive di quanto già adottato dall’azienda nell’ambito delle BAT (migliori tecnologie), risultano «sproporzionate» e soprattutto «carenti» di istruttoria e di motivazioni.
Sostanzialmente il decreto ministeriale imponeva alle aziende: prima Esso Italiana nel 2018, e dopo la Sonatrach, interventi ulteriori, rispetto a quelli già in corso, per la riduzione delle emissioni nella raffineria di Augusta. Le società hanno contestato le prescrizioni dettate dal ministero, in chiave ancora più restrittiva, poiché le stesse – secondo le ricorrenti – non erano sostenute da motivazioni e approfondimento istruttorio.
Il Tar ha dato ragione alla Esso Italiana e alla Sonatrach ritenendo che «a fronte della chiara previsione racchiusa nella Bat 49 l’imposizione delle prescrizioni avversate avrebbe richiesto: un previo ampio approfondimento istruttorio; un correlato articolato apparato motivazionale. Ciò – ancora le motivazioni in sentenza – non solo da un punto di vista delle soluzioni tecniche, ma anche con riguardo al bilanciamento tra ciò che è effettivamente necessario per perseguire l’interesse alla tutela dell’ambiente e le necessità economico-gestionali dell’impresa perché la stessa possa concretamente svolgere la propria attività».
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