In foto: la chiesa del Pantheon di SiracusaCresce lo sdegno e si infittisce il mistero attorno alla lapide annerita del Pantheon di Siracusa, profanata a pochi giorni dalla cerimonia in onore dei Caduti di tutte le guerre.
Quello che inizialmente sembrava un atto vandalico si rivela ora come un intervento “anomalo”, forse effettuato da una ditta incaricata informalmente da un ufficio comunale, ma senza alcuna traccia ufficiale negli atti pubblici.
Dalle verifiche sull’albo pretorio, infatti, non risulta alcun affidamento, determina o delibera relativa a lavori di pulitura o restauro presso il monumento. Eppure, qualcuno ha agito, e lo ha fatto su un bene vincolato e di valore storico, utilizzando una sostanza scura che ha reso illeggibili le scritte di una delle targhe dedicate ai Caduti.

Chi ha dato l’ordine? Chi ha eseguito un’operazione del genere senza titolo né qualifica professionale? E soprattutto: il sindaco di Siracusa era a conoscenza di questa iniziativa che, per modalità e conseguenze, rasenta il reato penale di imbrattamento di monumento pubblico e sacrale?
In molti invocano l’attenzione delle Autorità, in particolare l’intervento dei Carabinieri della Sezione Tutela Patrimonio Culturale di Siracusa, affinché accertino se l’operazione sia stata autorizzata, da chi, e con quali materiali.
Un’azione non documentata su un luogo simbolo della memoria cittadina rappresenta infatti una violazione grave delle norme di tutela del patrimonio culturale e una ferita profonda alla dignità di Siracusa.
«Non è accettabile – denunciano i cittadini – che una targa ai Caduti venga trattata in questo modo. Se qualcuno ha agito ‘su parola’, senza autorizzazione né competenza, deve risponderne. La memoria non si tocca».
Domande pesanti, che pretendono risposte. Il Pantheon non è un cantiere, in cui si opera nella presunta illegalità, ma un sacrario. E chi ne ha alterato l’integrità dovrà spiegare alla città e alla legge come e perché è stato possibile un simile scempio.
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