Le Zone economiche speciali (Zes) hanno l’obiettivo di attrarre investimenti esteri o extra-regionali, attraverso incentivi, agevolazioni fiscali, deroghe normative ecc.
La Sicilia, da trent’anni sgomita per non avere l’ultimo posto tra le regioni in termini di Pil. Significa che questa terra paga la condizione della sua marginalità. La Sicilia esce fuori dalla condizione di crisi in cui si trova solo se si ritaglia un ruolo da protagonista nella macroregione del Mediterraneo.
L’istituzione di una Zes porta come conseguenza principale la possibilità per le imprese di sfruttare importanti agevolazioni fiscali e di beneficiare di rilevanti semplificazioni di carattere amministrativo e burocratico da attuare attraverso protocolli e convenzioni, che prevedono anche l’accelerazione dell’iter per garantire l’accesso agli interventi di urbanizzazione primaria (gas, energia elettrica, strade, idrico) alle imprese insediate nelle aree interessate.
I benefici economici delle Zes sono stabiliti dal decreto legge n. 91/2017 (c.d. “Decreto Sud”) è stata prevista l’applicazione, in relazione agli investimenti effettuati nella ZES, di un credito d’imposta proporzionale al costo dei beni acquistati, nel limite massimo, per ciascun progetto d’investimento, di 50 milioni di euro.
Per ottenere questi benefici, però, le imprese dovranno mantenere le attività nella ZES per almeno sette anni successivi al completamento dell’investimento oggetto delle agevolazioni, pena la revoca dei benefici concessi e goduti, e non dovranno essere in liquidazione o in fase di scioglimento.
Le risorse del Recovery fund potrebbero essere utili per fare quello che non è stato fatto, possono consentire alla Sicilia di dotarsi di quelle infrastrutture strategiche che tirino fuori l’isola dalla condizione di perifericità rispetto ai mercati europei, dalla condizione di non competitività nel Mediterraneo. Ma non sappiamo l’entità destinata al Mezzogiorno e alla Sicilia e questo è un gravissimo ritardo: le regioni non sono messe nelle condizioni di potere proporre perché Roma non può non tenere conto delle esigenze che emergono nel territorio.
Nella provincia di Siracusa con l’elenco delle zone ricadenti nelle Zes istituite occorre rendersi conto dell’importanza del provvedimento: Augusta-Melilli, Priolo Gargallo, Siracusa, il porto di Augusta, l’interporto di Melilli e poi ancora Avola, Carlentini, Francofonte, Solarino, Floridia, Rosolini, Pachino, Lentini e Palazzolo Acreide. Senza considerare tutte le filiere economiche del territorio.
In primis la nostra Zona industriale, aree portuali, zone agricole e di grandi eccellenze delle nostre produzioni. L’intera area industriale resta un punto di riferimento; occorre abbandonare visioni fuori da qualsiasi logica di sviluppo e occorre collaborare affinché gli investitori trovino pronto il terreno per nuove produzioni e rilancio di interi settori.
La provincia di Siracusa ha concretamente l’opportunità di rilanciarsi.
Grazie alle superfici non assegnate, la Cabina di regia ha potuto recuperare e includere nelle rispettive Zes di competenza tre aree indicate dalle Autorità portuali e altre due industriali: Porto di Augusta, il porto dell’Arenella a Palermo, Porto Empedocle, l’area del consorzio Asi di Caltagirone e la zona di San Cataldo, scalo appartenente al Comune di Caltanissetta.
L’avviso è stato pubblicato lo scorso 30 giugno 2020 sul sito della Regione Siciliana – Assessorato Regionale delle Attività Produttive.
Il compito passa alla politica alla quale chiediamo di riporre divisioni e antagonismi da poltrona a maggior ragione dopo la crisi Covid, non può più permettersi superficialità e ritardi. Per ultimo si attendono indicazioni ministeriali dell’istituzioni dei comparti cabine di regia per la Sicilia orientale facente riferimento ad Augusta con l’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Orientale e Palermo per quella Occidentale.
Siracusa ha previsto tre aree di complessivi 152 ettari: Targia che comprende l’area costiera di Targia, quella immediatamente antecedente all’Alta sfera, quindi lato destro rettilineo di Targia andando verso Priolo, prima della zona industriale. Poi c’è una zona che è limitrofa al quadrifoglio autostradale in direzione Floridia, una zona che il Comune aveva indentificato in passato, una zona artigianale di Siracusa. Infine c’è quella nella zona Via Elorina, riferita alla zona Santa Teresa Longarini. In provinaia ci sono le zone dell’area portuale di Augusta, le zone di Melilli che arriva fino al mare, Priolo sempre nella parte delle zone Asi e questa è la parte che era stata identificata dalla Regione in area preliminare.
Nell’area Zes anche il reticolo con i Comuni: Rosolini con la zona artigianale, Avola con l’area agroindustriale, Floridia e Solarino con le zone artigianali, Palazzolo con la zona artigianale e Carlentini e Francofonte con la zona artigianale fino a Lentini con la zona Asi. Quindi la provincia annovera 13 comuni su 28 che sono riusciti da avere un’area Zes inserita e quindi dovrebbero averne un vantaggio perché le Zes in Sicilia possono e devono incrementare Pil di diversi punti percentuali nel giro di pochi anni.
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