Un vecchio adagio diceva: «Non è mai troppo tardi» fermare la deregulation in Ortigia. Il centro storico è diventato una casbah, dove succede di tutto e di più denunciate innumerevoli volte dalle colonne del quotidiano LIBERTA’. Monumenti e vicoli storici presi d’assalto dai ristoratori e musica ad alto volume oltre gli orari consentiti.
Dire basta con fermezza alla deregulation in Ortigia, un argomento che ci sta fortemente a cuore è che da un lustro denunciamo ad alta voce che il centro storico è stato trasformato in una pattumiera a cielo aperto.
La promozione dei dehors, con i costi del suolo pubblico irrisori per tale attività, e dopo il lockdown maggiore concessione per facili avventurieri, rendendo invivibile il centro storico utilizzando l’uso della musica nei locali rendendo l’isolotto una discoteca dissacrando il salotto buono «piazza Duomo» a iniziative popolari di basso costume, tale disfatta ha reso difficile la vita ai residenti, a tal proposito, ricordate qualche anno fa piazza Duomo imbandita come un ristorante? Praticamente un suicidio, mai visto in nessuna parte nel mondo.
Iniziative culturali, di cinema e sociali tutte in Ortigia la quale è diventata una vera e propria casbah e una latrina a cielo aperto senza regole e limiti.
Lo sguardo del turista che si reca a Siracusa è espressione dell’influenza esercitata dalla società e varia in funzione del gruppo sociale sia di appartenenza che di riferimento nonché del periodo storico.
Da noi è ancora indecifrabile il passaggio dal turismo di èlite e quello di massa, Siracusa è agli albori per essere un luogo di riferimento nel panorama turistico nel Mediterraneo. Pertanto, in pochi decenni è iniziata a svilupparsi l’aspirazione a far parte del mondo turistico.
Ma Siracusa è preparata a questo cambiamento e/o implementazione di economia in parallelo con quella industriale, Venezia docet con porto Marghera (altro polo industriale d’avanguardia in Europa alla pari o meno di quello Siracusano).
Beni culturali nel centro storico gestiti con molta superficialità, da neofita. Insomma di cosa stiamo parlando? E’ questo il turismo che i nostri amministratori vogliono?
Il turismo è come le sagre? Il centro storico definito come un grande circo equestre della politica miope e affarista-populista, dove mancano soltanto i leoni e i cavalli. Ma per favore non facciamo ridere il mondo intero che ci guarda, che guarda la più grande capitale della Magna Grecia d’occidente, la patria del più grande genio del passato e presente qual è Archimede, com’è ridotta.
La capitale dell’Isola fino all’anno mille, quando a Palermo non erano ancora capaci di allacciarsi le scarpe, Siracusa era la città dei sovrani. E’ questo quello che vogliono i Siracusani? Parrebbe di sì dalla politica che ci troveremo ancora per tre anni a governarci. Resisteremo ai nuovi Arabi?
Ad esempio perché non delocalizzare tutte le iniziative nelle nostre località turistiche vedi Fontane Bianche, Arenella (in estate sono state pressoché senza vita).
E’ chiaro che qui da noi un’ordinanza del genere è da extraterrestre, perché i nostri politici sono avvedutamente e presuntuosamente innovativi nel fare turismo. Pensiamo invece che il turista voglia trascorrere dei momenti tranquilli e sereni all’interno del centro storico. Si perseguirà nell’errore? Oppure dobbiamo aspettare un miracolo di Santa Lucia per cambiare? Ai posteri l’ardua sentenza.
Martedì l’evento:
«Il kouros ritrovato»
Intanto martedì Siracusa ospiterà un evento culturale significativo, il presidente della Regione, Nello Musumeci, l’assessore dei Beni culturali e dell’identità siciliana, Alberto Samonà e il direttore del Parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai, arch. Carlo Staffile, inaugureranno la mostra «Il kouros ritrovato». Saranno esposti al pubblico il torso del kouros di Lentini e la Testa Biscari, finalmente assemblati, nelle prestigiose sale del Museo Civico di Castello Ursino lo scorso anno.
Terza tappa siracusana dell’esposizione dopo l’inaugurazione palermitana, e l’esposizione a Catania. «Il kouros ritrovato» troverà sede definitiva al Museo archeologico Paolo Orsi di Siracusa.
La «Testa apollinea» rinvenuta nel Settecento da Ignazio Paternò Castello principe di Biscari si è ricongiunta con il torso di efebo acefalo acquisito nel 1904 da Paolo Orsi e conservato nel Museo Archeologico Regionale di Siracusa che porta il suo nome.
Il Kouros, statua greca con funzione funeraria o votiva, raffigurante un giovane, era molto diffusa nel periodo arcaico e classico, tra il VII e il V secolo a.C.
Il progetto di valorizzazione del Kouros, curato da Sebastiano Tusa prima della prematura scomparsa, ha mirato a restituirne l’integrità, risolvendo la querelle che da anni impegna la comunità scientifica in supposizioni e ipotesi sull’effettiva pertinenza dei due reperti a unica statua di età arcaica.
Imprescindibile presupposto per l’iniziativa di ricongiungimento sono state le indagini petrografiche e geochimiche promosse dall’Associazione LapiS (Lapidei Siciliani) già nel 2011, grazie alle quali si può affermare che entrambi gli elementi sono stati ricavati da uno stesso blocco di marmo, prelevato nell’isola greca di Paros.
Dopo l’esposizione di Palermo e Catania, l’opera, seguendo il filo della ricerca di Sebastiano Tusa che considerava il ricongiungimento un vero e proprio nuovo ritrovamento archeologico, continuerà a essere concepita come una realtà unitaria, non più come due distinti reperti conservati in musei diversi.
«Il kouros ritrovato» troverà ubicazione definitiva al Museo archeologico Paolo Orsi di Siracusa, e l’inaugurazione dell’8 settembre alle ore 18 concluderà l’evento.
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