La crisi del comparto industriale siracusano si aggrava, e con essa aumentano le preoccupazioni per la tenuta occupazionale dell’intera area.
È quanto emerso con forza dall’incontro svoltosi ieri presso Confindustria Siracusa tra le segreterie regionali e territoriali di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm e i rappresentanti di Federmeccanica. Una riunione che ha registrato “preoccupazioni condivise” e la richiesta unanime di aprire un tavolo di crisi nazionale per affrontare la fase di profonda incertezza che sta attraversando il polo industriale.
In una nota congiunta, i sindacati sottolineano come sia “necessaria trasparenza e programmazione” per evitare decisioni improvvisate: “Condividere una strategia comune tra imprese e lavoratori – spiegano – mette al riparo da interventi estemporanei e fuori controllo da parte di soggetti terzi”.
All’incontro erano presenti i segretari regionali Pietro Nicastro (Fim), Francesco Foti (Fiom) e Vincenzo Comella (Uilm), i segretari provinciali Angelo Sardella, Antonio Recano e Giorgio Miozzi, oltre alla presidente del comparto metalmeccanico di Siracusa, Maria Pia Prestigiacomo, il vicepresidente Musso, l’ingegnere Norma e il direttore di Confindustria Siracusa, Di Noto.
Sindacati: “Serve l’intervento diretto del Governo”
Fim, Fiom e Uilm hanno ribadito la richiesta di un intervento urgente da parte dell’esecutivo: “È necessario – affermano – garantire la continuità produttiva e la salvaguardia dei livelli occupazionali”. Fondamentale anche “il coinvolgimento attivo e continuativo delle istituzioni locali e regionali per definire una strategia condivisa e immediata di rilancio”.
I sindacati chiedono “massima chiarezza sulle prospettive industriali del sito e sulle responsabilità degli attori coinvolti”. È urgente conoscere “i piani di investimento e di sviluppo delle committenti, per blindare anche l’occupazione metalmeccanica” e attivare subito “i fondi regionali per la formazione e la riqualificazione del personale”, al fine di colmare il divario tra domanda e offerta di competenze tecniche.
Il nodo ISAB e il colpo inferto al polo industriale
A pesare sul clima già teso, le conseguenze della recente decisione del Tribunale di Milano, che ha disposto il pignoramento delle azioni di ISAB detenute da GOI Energy, su richiesta della società russa Litasco, per un credito di 150 milioni di euro. “Una decisione – si legge nella nota dei sindacati – che rappresenta un ulteriore, gravissimo colpo alla già fragile stabilità del polo petrolchimico di Siracusa”.
Fim, Fiom e Uilm non nascondono la gravità della situazione: “La crisi, già profonda, rischia di compromettere centinaia di posti di lavoro e di mettere in ginocchio un’area industriale strategica per l’intera economia nazionale. Il tempo delle attese è esaurito – concludono – il polo industriale siracusano non può essere lasciato in balia di contenziosi internazionali e manovre finanziarie. Servono risposte concrete e immediate”.
UGL Chimici nazionale: “Una vera emergenza industriale e sociale”
A rilanciare l’allarme è anche la UGL Chimici, che parla apertamente di una situazione ormai “trasformatasi in una vera emergenza industriale e sociale”. Il coordinatore nazionale del settore Energia, Andrea Alario, non usa mezzi termini: “A Priolo non si gioca con il futuro di un territorio. Il lavoro non è una pedina di scambi finanziari”.
Per la UGL, il mancato versamento dei 150 milioni di euro per l’acquisizione della raffineria e il pignoramento delle azioni GOI Energy mettono in discussione “non solo la legittimità dell’assetto proprietario, ma anche la credibilità di chi oggi gestisce un impianto strategico per l’Italia”.
Il segretario nazionale Eliseo Fiorin va oltre e invoca un possibile intervento pubblico: “Se c’è bisogno di riportare lo Stato dentro le scelte strategiche, questo è il momento di farlo, non di aspettare l’ennesima crisi annunciata”. La proposta è chiara: un piano di tutela industriale, eventualmente con una partecipazione pubblica temporanea, per garantire la continuità operativa e la difesa dell’occupazione.
La denuncia: “Non permetteremo che Priolo diventi l’ennesimo caso di deindustrializzazione silenziosa”
UGL accusa il sistema di aver avviato una transizione industriale incompiuta, dove “la finanza ha preso il posto dell’industria” e la sostenibilità resta solo “sulla carta”. Il sindacato ribadisce che “energia e lavoro non possono essere gestiti a distanza da conti correnti esteri” e chiede “una risposta immediata, chiara e pubblica da parte del Governo”.
Il quadro che emerge dal confronto tra parti sociali e industriali è quello di un settore sull’orlo del collasso, stretto tra crisi finanziarie, mancanza di governance e ritardi istituzionali. L’intero sistema produttivo siracusano, e con esso migliaia di lavoratori e famiglie, attende segnali concreti da Roma. “Il tempo è finito – denunciano i sindacati – Ora servono risposte”.
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