La vittoria al cardiopalmo di ieri, raggiunta nei secondi di recupero, quando ormai neanche il tifoso più ottimista ci sperava più, di sicuro ha portato benefici al morale della squadra e dei tifosi, ma soprattutto alla classifica, che in caso di ennesimo inopinato pareggio avrebbe visto il Siracusa precipitare al sesto posto a ben 5 punti dalla capolista Megara Augusta. Ma così com’è giusto gioire è altrettanto corretto analizzare a freddo e in modo lucido la partita di ieri, esaltandone i pochi aspetti positivi : la prestazione garibaldina dell’immarcescibile Orefice e il ritorno al gol del bomber Frittitta, ma anche, se non soprattutto, evidenziandone gli aspetti negativi. Siamo giunti già quasi ad un terzo del campionato, ma questa squadra non sembra mostrare alcun cambio di marcia, alcuna idea di gioco, continuando peraltro a commettere sempre gli stessi errori, causati per lo più dalle medesime distrazioni . Una fase difensiva che fa correre i brividi lungo la schiena ai tifosi aretusei ogni qualvolta gli avversari avanzano. Un fase di costruzione di gioco che ieri s’è mostrata ancora una volta asfittica, affidata il più delle volte a lanci lunghi che finivano preda degli avversari, dando vita alle loro ripartenze ficcanti e pericolose. Ed un attacco che, in un modo o nell’altro, il golletto a partita lo garantisce quasi sempre, ma che, rispetto al suo enorme potenziale, incide ancora troppo poco. Bene fa il Mister a fine gara ad elogiare in pubblico, comunque, i suoi e ad esaltare le doti degli avversari di turno, ma questa, a lungo andare, può risultare un’arma a doppio taglio, finendo col fornire alibi gravissimi ai giocatori. C’è da augurarsi che, nel chiuso degli spogliatoi, sia il Mister che la dirigenza si facciano sentire adeguatamente per scuotere questa squadra, così come ieri tentava di fare in campo, in maniera commovente, Orefice. Perché sia chiaro a tutti i componenti della rosa che, anche se in un campionato modesto come quello di Promozione, indossare la gloriosa maglia azzurra dev’essere sempre un onore e motivo d’orgoglio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA