Un pubblico qualificato quello delle grandi occasioni ha partecipato alla storica inaugurazione del Castello. Abbiamo raccolto pareri discordanti circa la riqualificazione di Piazza d’Armi con quella struttura futurista che fa bella mostra di sé. Nulla di personale, per carità, ma per quello che abbiamo raccolto dalle associazioni ambientaliste e da autorevoli rappresentanti della società civile questa struttura sarebbe difforme a dei parametri di leggi tra queste: il piano paesaggistico che provocherebbe nel contesto dove si trova l’impatto ambientale, per non parlare dell’art. 55 del Codice della Navigazione dei trenta metri. Tra rapporti conviviali e dialoghi con i partecipanti e tra pareri discordanti e favorevoli, incluso la sovrintendente Panvini, «ci si stupisce di tanto clamore quando al museo del Louvre hanno fatto di peggio», quindi il manufatto realizzato nella Piazza d’Armi, udite, udite… viene da qualche ‘confuso’ paragonato alla Piramide di vetro nello spazio antistante al Museo del Louvre, cioè due mondi diversi, due storie diametralmente opposte, una confusione enorme, esempi paralleli, ci verrebbe la voglia di rispedire qualcuno nuovamente a scuola.
I fatti. La Piramide di vetro, un’opera pubblica con un concorso di idee il progetto venne affidato all’architetto sino-americano Ieoh Ming Pe che diede vita ad una città sotterranea che, con biglietteria, luoghi di ristoro e boutique di vario genere. L’opera pubblica innovativa trova sintesi in un contesto architettonico del realizzato nel 1793, la struttura museale più famosa al mondo, in cui sono custoditi alcuni tra i più grandi capolavori dell’arte antica e moderna. Un grande contenitore culturale. In quest’ottica va ricordato che il Museo del Louvre insiste, a quanto è dato sapere, in un’area che non ricade in un piano paesaggistico, impatto ambientale e/o non entra in contrasto con le norme dell’art. 55 del Codice della Navigazione dei trenta metri e infine non ha continuità, a proposito del piano paesaggistico con il Plemmirio dove è stato proibito per via del piano paesaggistico l’autorizzazione ad un imprenditore. Insomma due pesi e due misure.
Il Castello Maniace è uno dei più importanti monumenti del periodo svevo a Siracusa e uno tra i più noti castelli federiciani. Quel maniero costruito nel 1038 dal comandante bizantino Giorgio Maniace, che gli arabi si impadronirono nella sconfitta di Siracusa fino al quel momento capoluogo di regione che trasferirono a Palermo, che tennero fino al 1087, quando furono sconfitti e cacciati appunto dai Normanni.
Il Castello è di per sé una grande opera architettonica, unica nel suo genere, non è un contenitore culturale come il Louvre, non è stato infine realizzato nel 1793. Il Castello rientra quindi in un contesto regolamentato da leggi come quella del piano paesaggistico e ambientale e infine il manufatto non è una Piramide di vetro realizzata da ente pubblico con finalità sociale, ma è una struttura fissa checché se ne dica che starà lì per dodici anni ed è stata realizzata da un privato che non ha finalità sociali, ma ha lo scopo di fare solo ed esclusivamente business in un luogo non consentito dalla legge e non offre servizi coma la Piramide. Che confusione, come vedete sono due esempi sbagliati, a scuola un alunno ricaverebbe in pagella 2. Allora per fare chiarezza, avanti nell’inchiesta che c’è da non stare allegri e ripristiniamo i luoghi con altre iniziative di spessore culturale da fare invidia al mondo intero.
G.B.
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