Portopalo di Capo Passero. Natura Sicula aveva ragione. Il progetto di resort sull’isola di Capo Passero è illegittimo. La Regione ha annullato i pareri del Comune di Portopalo di Capo Passero e della Soprintendenza di Siracusa tanto contestati dalla nostra associazione. Le 18 suite e il ristorante di eccellenza non verranno mai costruiti in un’area destinata a diventare riserva naturale. Un’area che per la sua valenza naturalistica e culturale, nel piano paesaggistico gode del vincolo di inedificabilità assoluta. Il parere della Soprintendenza di Siracusa, firmato dalla Soprintendente Rosalba Panvini e dalla Dirigente della Sezione per i Beni Demoetnoantropologici Rita Insolia, è nullo. La Panvini lo aveva difeso con arroganza, minacce e menzogne: l’arroganza di non tener conto dei vincoli previsti dal Piano Paesaggistico, la minaccia di denunciare Natura Sicula per averla accusata di aver rilasciato pareri di dubbia legittimità, la menzogna che nei magazzini dell’isola non ci sono emergenze etnoantropologiche (vi sono ancora le storiche imbarcazioni della tonnara).
Il provvedimento del Dipartimento dei Beni Culturali regionali arriva qualche giorno dopo la rimozione della Panvini dalla Soprintendenza di Siracusa. Come in ogni provincia in cui è stata Soprintendente, ella non ha lasciato un bel ricordo.
Dal 2004 al 2010 è stata a capo della Soprintendenza di Caltanissetta. Allora fece discutere per aver autorizzato la realizzazione di un parco eolico presso la “Rupe di Marianopoli”, zona vincolata e sito di interesse comunitario, e per aver dato l’autorizzazione alla costruzione di uno degli “ecomostri più brutti d’Italia”, un ascensore nella rocca di San Paolino, a Sutera.
A Ragusa, ove fu Soprintendente dal 2013 al 2015, la ricordano per una serie di nulla osta di dubbia legittimità, ed esattamente: per la costruzione di decine di ville in campagna a uso rurale e residenziale turistico senza adeguati controlli in merito all’effettivo collegamento alla conduzione agricola del fondo (per alcune di esse il Comune di Ragusa avrebbe addirittura accertato la lottizzazione abusiva); per la costruzione a Donnafugata di uno stabilimento balneare amovibile in zona con vincolo di inedificabilità; per la ricerca di idrocarburi tramite trivellazioni in terreni agricoli lungo la vallata dell’Irminio.
A Siracusa, in servizio dal 2015 fino all’altro ieri, la ricorderemo per aver autorizzato la costruzione di una piscina privata sopra il teatro greco comportando la distruzione una necropoli greca, per aver applicato a intermittenza il Piano Paesaggistico, per non aver sostenuto l’istituzione del Parco archeologico di Siracusa, per essere stata spesso a favore dei costruttori e ostile con gli ambientalisti, per non aver applicato l’archeologica preventiva neanche quando ha fatto scavare l’area dello stadio per interrare un serbatoio. Negli uffici dell’ente da lei diretto non ha fatto di meglio: ha accentrato a se tutto il potere dell’ufficio che dirigeva, ha demansionato e isolato molti suoi collaboratori esercitandogli mobbing. Denunciata da alcuni impiegati, si è guadagnata anche una interrogazione all’Assemblea Regionale Siciliana del deputato regionale Stefano Zito del M5S. L’elenco potrebbe continuare ma solo per ragioni di sintesi concludiamo ricordando l’ultima costruzione col marchio Panvini: la caffetteria mobile (per 12 anni!) e impattante con base in cemento armato alla piazza d’armi del federiciano Castello Maniace.
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