Dopo aver tenuto per un intero campionato un basso profilo, patròn Cutrufo torna in prima persona alla ribalta. Lo fa alla vigilia di un evento importante per la nostra città come la probabile conquista di un posto nel calcio che conta del suo Siracusa, con un excursus a 360 gradi di ciò che è stato fatto e di quel che resta da fare. Il Cutrufo-pensiero è un fiume in piena. Basta un quarto d’ora o poco più per fargli passare in rassegna i più disparati argomenti che animano oggi il dibattito fra i tifosi, dal tema della nuova fidejussione, che costituì un ostacolo insormontabile per la gestione Salvoldi, alla possibilità di una joint-venture pubblico-privata per assicurare al Siracusa lunga vita, dal restyling societario, alla riconferma in blocco del parco giocatori e dell’area tecnica, agli argomenti più attuali come un contributo ai tifosi meno abbienti per consentire la loro partecipazione alla trasferta di Rende. E ancora, le previsioni di sede per gli eventuali festeggiamenti che alcuni vorrebbero al Duomo, altri a piazza Santa Lucia e altri ancora al De Simone. Circa la fidejussione, dalla Covisoc è arrivata la buona notizia che non dev’essere più necessariamente bancaria, con tutte le difficoltà annesse e connesse, ma può essere anche assicurativa. Segue a ruota l’iter per la procedura di accreditamento societario ai fini IRPEF che per avere un’idea dei benefici economici che comporta, basti pensare che nel 2015, sotto forma di 5 per mille ha portato nella casse di una piccola società come la Palmese ben 95 mila euro, la riconferma in blocco del parco giocatori e dell’area tecnica e il varo di una forte società mista che nel giro di tre, quattro anni possa riportare la squadra in B dopo l’esperienza degli anni ’50. Non si è soffermato il patròn, ma solo perché i tempi televisivi sono quelli che sono, sul miglior acquisto della stagione 2015/2016, quella Lady Marletta, signora nel calcio e nella vita, che il suo campionato, quello della simpatia e dell’unanimità di consensi per il suo lavoro, lo ha vinto da un pezzo, riuscendo nell’impresa non facile di riportare i siracusani allo stadio dopo le cocenti delusioni passate. Quello di Simona Marletta non è solo la storia di una donna che è riuscita dove decine di uomini avevano fallito, ma un vero e proprio fenomeno che andrebbe studiato e approfondito per adottarlo in pianta stabile nel mondo del calcio e trasferirlo, se possibile, nella vita pubblica di una città come la nostra che dopo sessant’anni non riesce ancora a riaprire il suo teatro o che non riesce a trovare i pochi spiccioli per far sopravvivere la banda musicale cittadina.
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