Processo ‘itinerante’ e anche in stand by per il sindaco di Priolo, Pippo Gianni. Dopo il tribunale di Siracusa anche quello etneo ha dichiarato la propria incompetenza a giudicare il primo cittadino priolese.
Per Giuseppe Gianni, detto Pippo, finito ai domiciliari, l’accusa è di aver chiesto assunzioni ‘pressanti’: in cambio, il sindaco, avrebbe promesso di chiudere un occhio sui controlli ambientali nel polo petrolchimico più grande d’Italia e tra i principali d’Europa.
Le presunte minacce sarebbero state sempre le stesse, sia ai dirigenti dell’Eni che della Sonatrach, le due grandi multinazionali che insieme alla Sasol hanno impianti nel polo di Siracusa: «Se devo rompere i coglioni io ce la faccio» – avrebbe asserito Pippo Gianni alle aziende -. Dove per «rompere i coglioni» significa semplicemente fare i controlli.
Il processo, come si ricorderà, si era fermato per consentire la trasmissione degli atti a Catania dopo che il tribunale aretuseo – presidente, Salvatore Cavallaro; a latere, Maria Lupo e Ilenia De Giovanni – il 16 giugno dello scorso anno aveva rigettato la richiesta di giudizio immediato, avanzata dalla Procura, accogliendo, invece, l’eccezione della difesa dell’imputato. Il tribunale ha sostenuto che il primo reato contestato a Gianni, sarebbe stato consumato a Catania nei confronti della Sonatrach, i cui dirigenti avrebbero ricevuto pressioni per assunzione di personale. Ma anche il tribunale etneo ha dichiarato la propria incompatibilità. La palla adesso passa alla Corte di Cassazione che dovrà decidere in quale sede dovrà svolgersi il processo a carico del primo cittadino priolese.
Il sindaco Gianni, che com’è noto, deve rispondere d’istigazione alla corruzione, tentata concussione, falsità materiale e ideologica in atti pubblici, pur confermando di avere avuto colloqui con i dirigenti di alcune grandi imprese del petrolchimico, ha sempre sostenuto di non essere mai ricorso alle minacce ma di essersi limitato al ruolo che la politica gli attribuisce di sostenere i lavoratori e le imprese locali.
Dalle intercettazioni emerge come il sindaco Gianni avrebbe più volte chiesto ai dirigenti di Eni e Sonatrach assunzioni, e al diniego avrebbe avallato presunte minacce tramite controlli ambientali (che invece si sarebbero dovuti avviare a prescindere, chiaramente): tanto che proprio per le mancate assunzioni richieste, Gianni avrebbe inviato un giorno il capo dei vigili urbani di Priolo nel polo. E lì il capo dei vigili urbani non si era mai visto.
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