E’ stato uno smacco per i politici siracusani e, soprattutto, per il territorio che da anni attende di avere una riconversione industriale energetica. Ovviamente la questione non poteva che suscitare la polemica politica.
La zona industriale siracusana, esclusa dai fondi del PNRR e senza una programmazione di aiuti, rischia di rimanere fuori dai processi di riconversione energetica compromettendo e deteriorando in tal modo un’area incubatrice di multinazionali e maestranze di prim’ordine.
Al tavolo del ministero dello sviluppo economico fu presentata dalla Regione, lo scorso 21 novembre, la richiesta di area di crisi industriale complessa per riconvertire la produzione industriale del Polo, il cui prodotto nel 2020 è stato pari a circa 700 milioni e in cui operano 7.500 addetti fra diretti e indiretti, le principali imprese avevano predisposto un progetto da oltre 3 miliardi di investimento che punta ad avviare il processo di decarbonizzazione produttiva e di miglioramento dell’efficienza energetica.
Ma senza l’interessamento attivo della Regione, colpevole dei ritardi prodotti nella presentazione del dossier, il quale, se non ha un Piano complessivo di rilancio dell’economia dell’industria in Sicilia non serve a nulla.
È evidente che il governo regionale ha giocato male e tardi la partita del Pnrr. L’esclusione dell’area industriale dai finanziamenti europei è l’effetto di una noncuranza, di una disattenzione e di una manifesta impreparazione da parte del governo Musumeci, a totale discapito di un’area industriale, delle sue imprese e di migliaia lavoratori.
Si registra, inoltre, una palese contraddizione tra le scelte assunte dalla comunità europea in tema di transizione energetica e quelle del governo italiano circa i progetti approvati nel Pnrr. Recentemente, infatti, abbiamo letto della decisione della Commissione Europea di inserire il nucleare di quarta generazione e il gas nella cosiddetta tassonomia, cioè nell’elenco delle attività economiche definite sostenibili. Quindi, da un lato l’Europa spinge per il ritorno al nucleare e al gas – scelta che riteniamo sbagliata e anacronistica rispetto al tema dello sviluppo sostenibile – e dall’altro, in Italia, non si finanzia l’ammodernamento e il rilancio del comparto petrolifero, pur essendo quest’ultimo uno degli asset strategici del paese, ma si lascia morire perché non rientrerebbe, nonostante gli ammodernamenti proposti, nelle attività economiche sostenibili. Sembra un vero e proprio cortocircuito legislativo e politico.
Con l’esclusione dai fondi del Pnrr e la decisione del Governo nazionale, su indicazione della Commissione europea, di bloccare le vendite delle auto a benzina e diesel dal 2035, il Petrolchimico di Siracusa è destinato alla chiusura.
La richiesta di area di crisi complessa per il petrolchimico di Siracusa avanzata al Ministero per lo Sviluppo economico dalla Regione Siciliana serve ad una ben precisa strategia che mira ad evitare la crisi irreversibile del settore e a favorire il percorso di riconversione nel solco dell’auspicata transizione energetica; gli aiuti servirebbero per consentire alle aziende, tra cui Lukoil e Sonatrach, che possiedono le raffinerie di petrolio, di puntare maggiormente su energie alternative.
La deputazione prenda atto della sua responsabilità
«Ma il vero voltagabbana è l’assessore regionale Turano che si è unito alle critiche, insieme ad altri politici locali, circa l’impiego dei fondi del Pnrr e la poca liquidità concessa alla raffinazione. La Regione siciliana nel suo primo programma di interventi da sostenere con il Pnrr ha totalmente ignorato il polo petrolchimico aretuseo, mai citato in nessuna delle pagine del dossier» spiega la deputazione del M5S.
L’intera vicenda vede coinvolta tutta la deputazione nazionale e regionale siracusana la quale è chiamata a responsabilità per il sostegno alla riconversione del Polo petrolchimico, aldilà degli ideologismi politici. E’ il momento di agire raggiungendo un fronte unico a difesa del territorio. Questa fermezza la devono dimostrare al territorio a sostegno dell’economia industriale che produce oltre il 55% del PIL a Siracusa e provincia. Domani, lunedì 17 alle ore 11.00 incontro in Confindustria Siracusa per concordare e condividere un percorso comune che, al di là delle logiche di appartenenza, possa realmente interpretare le istanze di una comunità che crede nello sviluppo sostenibile.
Saranno presenti i seguenti politici: il gruppo del M5S con Paolo Ficara, (Camera), Maria Marzana, (Camera), Filippo Scerra, (Camera), Giuseppe Pisani (Senato). Giorgio Pasqua, (ARS), Stefano Zito, (ARS).
Forza Italia con Stefania Prestigiacomo (Camera), Daniela Ternullo, (ARS). Giovanni Cafeo, Lega (ARS) e Rosanna Cannata, F.lli d’Italia (ARS). La resa dei conti è iniziata. I cittadini attendono.
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