Come sarebbe stato bello se nel derby di andata fra Siracusa e Catania e ora in quello di ritorno, i sindaci delle due città si fossero adoperati per svelenire l’evento dalla guerra fra le due tifoserie! E invece niente. Neanche un contatto fra le due segreterie per attenuare la tensione e ristabilire un rapporto che più tempo passa e più si deteriora.
E sono proprio i recenti antefatti a consigliare sia l’Osservatorio sui pubblici spettacoli, sia le Prefetture dei due capoluoghi a vietare, le trasferte alle due tifoserie danneggiando palesemente la stragrande maggioranza dei sostenitori delle due squadre che non hanno la benchè minima intenzione di creare disordini, compresi quelli muniti di tanto di “tessera del tifoso”.
Una volta accadde, ad esempio, che il centravanti Micheloni, dopo diverse stagioni al Siracusa in cui si era distinto per la sua vena realizzatrice, passase al Catnia. Apriti cielo. I tifosi aretusei lo considerarono uno sgarbo e alla prima occasione di presentazione a Siracusa per il derby in maglia rossoazzurra lo accolse una salve di fischi.
Micheloni che della nostra città a veva buoni ricordi, fece finta di niente. Ma quei fischi continuarono ogni qualvolta il giocatore toccava palla. Fino a quando Bruno, questo il suo nome, perdette la pazienza e al primo pallone che gli capitò a portata di piede lo scaraventò alle spalle del portiere del Siracusa. Apriti cielo.
Al ritorno, poiché era prevista qualche ritorsione, seppure verbale, verso i tifosi siracusani, il sindaco etneo dell’epoca ritenne opportuno fare affiggere un lungo manifesto in cui, inneggiando ai buoni tra scorsi col Siracusa, invitava gli sportivi catanesi ad accogliere i tifosi aretusei che sarebbero arrivati al Cibali.
Tre mesi dopo fu il sindaco di Siracusa a ricaambiare la cortesia e si andò avanti così fino a lla sindatura del compianto Enzo Di Raimondo che in occasione di un derby invitò al “Vittorio Emanuele” il sindaco di Catania, insieme al quale fece il suo ingresso, riscuotendo applausi a scena aperta.
Oggi che i tempi sono cambiati e il ruolo dei sindaci, come pacificatori di situazioni che dividono anzIché unire intere comunità, è del tutto scomparso, non resta che rimpiangere i tempi andati in cui la figura del primo cittadino destava incondizionata ammirazione. Ma era quello il tempo – come sostiene in una sua canzone Vasco Rossi – in cui «la vita era più facile e si potevano mangiare anche le fragole».
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