Le dichiarazioni del dirigente generale dell’assessorato regionale ai Beni culturali, Mario La Rocca, non lasciano dubbi: l’Amministrazione siciliana ha avviato nei confronti del Raggruppamento temporaneo d’imprese (Rti) formato da Aditus, Civita, Mondadori Electa e Momento la procedura di rescissione del contratto e non intende tornare indietro.
La Rocca ha dato al Rti 20 giorni per rispondere alle circa trenta contestazioni di inadempienza e se le controdeduzioni non saranno esaustive la risoluzione del contratto sarà inevitabile. Nel frattempo l’Amministrazione regionale sta predisponendo il nuovo bando di gara per la scelta del nuovo contraente. A questa gara non potranno partecipare le imprese che fanno parte del Rti in conseguenza dell’eventuale risoluzione contrattuale e del conseguente contenzioso. Nessuna proroga sarà a loro concessa neanche nel caso in cui la procedura di selezione andrà oltre il 31 ottobre 2024, data di scadenza dell’ultima proroga di cui fruivano Aditus e soci. Va detto che per ben quattro anni, dal 2000 al 2024, al Rti che fornisce al Parco archeologico, al Museo Bellomo, al Castello Maniace i cosiddetti “servizi aggiuntivi” (la biglietteria, il punto ristoro, il bookshop, eccetera) sono state concesse sei, proprio sei, proroghe del contratto.
Come mai solo ora i nodi vengo al pettine e perché chi doveva controllare non ha controllato: la politica tace
Con la nomina a direttore del Parco archeologico dell’architetto Carmelo Bennardo la musica è cambiata. Il neo direttore ha cominciato a controllare le carte, a fare le verifiche, riscontrando una serie di inadempienza che puntualmente sono state comunicate al dirigente generale La Rocca il quale senza indugi e senza incertezze ha preso in mano la situazione, avviando, come si è detto, la procedura di rescissione del contratto. Si tratta di una clamorosa (e coraggiosa) decisione se si tiene conto dell’enorme potere accumulato dal raggruppamento di imprese (che, come detto, gestiva importanti servizi per il nostro patrimonio monumentale e museale) e delle simpatie politiche e istituzionali di cui godeva.
Il direttore del Parco archeologico, Bennardo, e il suo capo, Mario La Rocca, hanno deciso, sulla base dei controlli effettuati, di cambiare registro (sempreché le contestazioni fatte al Rti saranno confermate) e di ristabilire la legalità e riaffermare il principio che i contratti vanno sempre rispettati e che la loro violazione va sanzionata.
C’è da chiedersi a questo punto come solo ora i nodi sono venuti al pettine e perché chi doveva controllare non ha controllato. Da notare infine che, nonostante il rilievo della vicenda, la politica non ha aperto bocca.
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