La gestione dei beni archeologici nel Siracusano lascia molto a desiderare, alcuni siti sono in gestione per via di un bando, senza una continuità con l’apertura per la fruizione al pubblico, altri gestiti in modo poco chiaro, oseremmo dire quasi fraudolento. Alcuni fatti sono stati denunciati attraverso le colonne di LIBERTA’. «La Sezione di Siracusa di Italia Nostra è presente in città con autorevolezza e competenza da ben 49 anni, afferma Liliana Gissara, ed abbiamo sempre parlato con i Siracusani ed abbiamo sempre dialogato con le Istituzioni sulle molte emergenze del Patrimonio Culturale.
«Sempre attenti a salvaguardare il patrimonio culturale del nostro territorio com’è stato dimostrato l’inchiesta pubblicata su LIBERTA’ lo scorso 28 giugno quando denunciammo il sopruso a piazza d’Armi nell’area Castello Maniace con il sopralluogo dei Carabinieri e l’inchiesta della Procura. L’inchiesta ha fatto una vittima eccellente, l’allontanamento della Sovrintendente Panvini con lo l’effetto mediatico che ne consegue».
Ma ci chiediamo in questa brutta storia i referenti dell’Unesco dove sono?
E il sindaco Italia sapere dell’obbrobrio.
E il mancato controllo della polizia municipale ambientale?
Ci sorge il dubbio che manca ancora qualche tassello.
«Ora l’emergenza è lo scriteriato intervento edilizio in Piazza d’Armi, area «Maniace», vicenda che sta sollevando un putiferio di polemiche e di carte bollate.
«L’ampio spazio che dava respiro alla veduta del Castello di epoca federiciana è ora “occupato” da uno spropositato ed invasivo manufatto che si dice “provvisorio” ma che di provvisorio ha ben poco a partire dalla durata della vantaggiosa concessione consistente in 12 anni, per arrivare alla solida e spessa piattaforma di ancoraggio in calcestruzzo e rete elettrosaldata ed alla complessa rete di sotto servizi la cui posa in opera ha comportato ulteriori escavazioni di cui si sconoscono i dati tecnici.
«Il manufatto simile ad una “bocca di lupo”, tutto luccichii di metalli e di superfici “a specchio”, anche abbondantemente più alto del cancello, pure sostituito (dov’è finito quello a suo tempo approntato dalla Soprintendenza?), è quanto di meno congruo si potesse mai immaginare di inserire nell’austero ed augusto complesso di fortificazioni.
«Abbiamo notizia della rimozione, o normale avvicendamento (!) che dir si voglia, del Sovrintendente, soluzione che non ci interessa più di tanto perché da rimuovere c’è soprattutto l’invasivo e spropositato manufatto, propedeutico al ripristino dello stato dei luoghi.
«Ci interessa, e molto, che l’Assessorato si impegni a fare totale chiarezza sull’opaca vicenda onde consentire la restituzione alla Città di quello “spazio non costruito che è esso stesso architettura”, come afferma autorevolmente il prof. Paolo Giansiracusa.
«Altrettanto incisivo il parere dell’archeologa Bice Basile, già Sovrintendente, per la quale è “riduttivo e fuorviante qualificare quel grande spazio aperto una pertinenza della Caserma Abela, quando è esso stesso monumento che va tutelato”.
«Del resto l’impatto del manufatto sull’insieme, prosegue Liliana Gissara di Italia Nostra, malamente camuffato durante la presentazione del 3 Luglio (a lavori già quasi ultimati!!!), si manifesta in tutta la sua brutale invasività ed il suo “abbagliante” luccichio a chiunque abbia un minimo di contezza del pregio del sito, nonché un minimo di senso dell’equilibrio dei volumi, dell’idoneità dei materiali e del bello in quanto tale. «L’intervento a sostegno della Sezione del presidente nazionale, dott. Oreste Rutigliano, e del presidente regionale, arch. Leandro Janni, i quali hanno subito compreso la gravità dell’intervento che rischia di snaturare per sempre il maestoso complesso di architetture militari che va da Medioevo al Sette-Ottocento e l’interesse dei media nazionali sono il segno che …si è passato il segno! Conclude con amarezza Liliana Gissara di Italia Nostra».
G.B.
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