Quel ‘guazzabuglio’ del Maniace, si ricomincia aspettando l’udienza del prossimo 12 ottobre davanti al Tar di Catania. In quella sede il Tribunale amministrativo di Catania entrerà nel merito del ricorso presentato dal concessionario nei confronti di Comune, assessorato regionale dei Beni culturali, Soprintendenza, Demanio e gli altri soggetti interessati. Il decreto presidenziale del Tar di Catania infatti ha provvisoriamente riammesso il privato concessionario nell’esercizio della sua attività di ristorazione nel manufatto costruito sulla piazza d’armi e aspramente contestato. L’attività è stata avviata a inizio estate e sospesa per il provvedimento di revoca notificato dal Comune “pentito”.
Il Tar ha adottato questo provvedimento in via di urgenza e, come dicono i giuristi, “inaudita altera parte”: senza cioè aver sentito la controparte. Nell’udienza del prossimo 12 ottobre invece si aprirà il dibattimento, prima di arrivare alla decisione finale. La quale poi sarà impugnabile davanti al Cga (Consiglio di giustizia amministrativa) di Palermo.
Ma intanto nessuno dei soggetti interessati, controparti interessate al procedimento in questione, ha avuto dal Tar di Catania alcuna notifica.
E’ stata quindi scritta un’altra stazione di questa via crucis d’estate, intrisa di polemiche, anche aspre, che finora vedono vincitore il concessionario. Nonostante le irregolarità rilevate degli ispettori regionali. Ed è da mettere in conto che altre ne saranno scritte.
Si pongono ora gl’interrogativi del caso: che farà il Comune? che farà la Soprintendenza? che farà l’assessorato regionale dei Beni culturali? che farà il Genio civile? che farà il Demanio? È un fatto intanto: nessuno di questi soggetti interessati, controparti naturali quindi nel procedimento in questione, ha avuto dal Tar di Catania alcuna notifica.
Chi pone i tanti interrogativi sul prossimo comportamento dei tanti soggetti interessati a questa vicenda è Vincenzo Vinciullo, che tanta parte ha avuto ed ha nelle proteste contro l’occupazione della piazza d’armi.
Ed è lui che sollecita il tempestivo intervento degli enti interessati. Rilevando che la eventuale nuova inerzia comprometterebbe per sempre il “salvataggio” della piazza d’armi dalla novella invasione barbarica.
Torna quindi alla ribalta il ruolo di colui che è stato il “personaggio ombra” di questa vicenda ma che in realtà ne è protagonista di primo piano: il sindaco Italia. Il sindaco infatti ha rilasciato la concessione edilizia quand’era ancora vicesindaco e assessore dei Beni culturali.
Il sindaco è rimasto silente e inerte di fronte alle tante contestazioni venute su in questa estate rovente. Il sindaco rimane ancora silente e inerte. E il sindaco non può non ricordare che è lui il depositario e custode e difensore degl’interessi della “sua” città. La quale è “sua” nel senso che è lui, nella qualità di primo cittadino eletto dai suoi concittadini, a doverne sostenere, tutelare, difendere gl’interessi e non invece a farne quel che vuole, come vuole, quando vuole, con chi vuole. E’ lui che dovrebbe conoscere, osservare, applicare il monito di Don Sturzo alla politica: “Servire, non servirsi”.
Ma questo monito in questa città non trova più osservanza da decenni ormai. Soprattutto nelle alte sfere del potere locale. La politica qui non è altro ormai che il classico assalto alla diligenza per servirsi del potere e non per servire la cittadinanza. Non per nulla il Comune di Siracusa è tra i più inquisiti d’Italia e tra quelli a più alta tassazione locale.
Questa vicenda del Maniace è emblematica della devastazione che questi nuovi barbari stanno perpetrando in questa città. E’ un altro capitolo di quello che potremmo chiamare il nuovo “caso Siracusa”. Senza allusione alcuna (per carità!) all’ormai nazionalmente noto “sistema Siracusa”. E’ un altro capitolo che si aggiunge a quelli di Ortigia violata da una movida invasiva e irriguardosa di questo bene Patrimonio dell’Umanità, della Borgata dimenticata e abbandonata, nonostante la verbosa denominazione di secondo centro storico della città, di tutte le periferie altrettanto dimenticate e abbandonate, del servizio di trasporto pubblico urbano che praticamente non c’è più, della monnezza diffusa ormai ad ogni pie’ sospinto, della totale inosservanza e violazione del codice della strada, e via discorrendo.
Il comportamento del Comune, del signor sindaco in particolare, per l’udienza del prossimo 12 ottobre davanti al Tar, potrà essere la cartina di tornasole per capire se il signor sindaco vuol servire questa città o servirsene. Per capire se, ancora una volta, come diceva la buon’anima di Montanelli, “la legge con la giustizia non ha niente a che fare”. O no. Staremo a vedere. E staremo a vedere poi se i siracusani sapranno ricordarsene. O no.
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