
I Grillini avevano detto che a Roma avrebbero svuotato il Parlamento come una scatoletta di tonno. Invece a Palermo si sono intestati un disegno di legge che, se approvato, aggiungerebbe, tra l’altro, un assessore in ogni giunta comunale. Roba da matti.
Si tratta della cosiddetta riforma degli enti locali, attualmente in discussione in commissione Affari istituzionali dell’Ars, “riforma” sostenuta da una maggioranza trasversale che è pronta a votarla in aula a scrutinio segreto. Su questo punto insiste il Movimento Cinque Stelle, che è scatenato nell’insensato sostegno al disegno di legge, per scovare eventuali franchi tiratori.
Quasi 400 poltrone in più
La “riforma” prevede, come detto, un aumento dell’attuale composizione numerica delle giunte, il che vuol dire, sempreché il disegno di legge sarà approvato dall’Ars in questi termini, che avremo quasi 400 poltrone in più in Sicilia con un costo, secondo un noto giornale siciliano, di svariati milioni l’anno da prendere dalle tasche dei cittadini. Una follia.
Si tenga conto che un anno fa l’Ars ha votato una legge per aumentare l’indennità dei sindaci e degli assessori, consentendo, per esempio, che un assessore della giunta di Palermo percepisca un’indennità, cioè uno stipendio, di circa 9 mila euro lordi al mese. Più o meno il costo lordo di 4 insegnanti.
Due ‘primizie’ indecenti
Il disegno di legge prevede altre due primizie: la nomina di un secondo vicepresidente del Consiglio comunale (se ne sentiva la mancanza) e l’introduzione del “consigliere supplente”. Chi è costui? Spieghiamolo con un esempio riferito al caso di Siracusa, dove se la legge sarà approvata la giunta passerà da nove a dieci componenti. Se il decimo assessore sarà un consigliere comunale in carica, lo stesso non decade dal Consiglio fino a quando resterà in Giunta e al suo posto entrerà in Consiglio, come supplente, il primo dei non eletti della sua stessa lista. Se il nuovo assessore decade dalla Giunta, torna in Consiglio e il supplente torna a casa. Un barocchismo tutto siciliano.
Quote rosa dimezzate
Ma è sulle quote rosa che la “riforma” rischia di riportarci in pieno Medioevo. Essa infatti prevede una presenza femminile nelle giunte del 20 per cento, in contrasto con la legge nazionale che prevede il 40 per cento, almeno. La cosa ha fatto infuriare Chiara Braga, capogruppo del PD alla Camera dei Deputati, che ha criticato aspramente la norma “che riporta la Sicilia indietro nel tempo”.
Dura anche la senatrice del PD Furlan, già segretaria generale della Cisl, che parla di “una norma contro le donne”. Il PD, per bocca del segretario regionale Barbagallo, annuncia una mobilitazione davanti all’Ars alla vigilia della votazione.
Le indennità non conoscono crisi
Ma la “riforma” prevede anche un aumento dell’indennità degli assessori e dei gettoni dei consiglieri comunali per i comuni con popolazione fino a 50 mila abitanti.
La casta si riproduce, si moltiplica e si aumenta l’indennità a dispetto della crisi che colpisce interi settori produttivi e nonostante una catastrofe come la siccità che ha destabilizzato l’economia della Sicilia, costringendo centinaia di migliaia di cittadini a vivere come nei primi decenni del secolo scorso.
Qual è la necessità di creare centinaia di nuove poltrone spendendo parecchi milioni l’anno? Il presidente della Regione Schifani dice di essere contrario a questa “riforma”, ma non fa nulla per bloccarla.
Ai comuni siciliani serve l’acqua, non un assessore in più.
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