Nel settembre 1991 Manuel Giliberti organizzò un Evento come «Omaggio a Salvo Rondone» a Siracusa. Nell’occasione pubblicò un volume intitolato «Salvo Randone, le parole del silenzio».
In questi giorni in cui il «Comitato Promotore Siracusa Nuova» sta perorando (con l›adesione di numerosi cittadini, di professionisti, di intellettuali, di artistici, di Sodalizi culturali, in rappresentanza della città) la causa della intitolazione del Teatro Comunale di Siracusa al nome del grande attore siracusano Salvo Randone, aumenta l’importanza per un ulteriore motivo del volume di Giliberti dedicato a Randone.
La competenza e la dottrina di Giliberti hanno infatti creato un documento particolareggiato non soltanto biografico di Randone, raccogliendo testimonianze autorevoli, cronache teatrali, interviste, immagini, fino a creare un autentico monumento grafico.
Tutto quello, cioè, che altri non sanno dei trionfi artistici del nostro Concittadino.
Perché a giudicare dal fatto che, dalla morte di Randone, a chi è demandato il compito di rappresentare la città non è venuta in mente l’idea di tale iniziativa, potrebbe desumersi che ci sia stato un incredibile sospetto di ignoranza. Ipotesi improponibile, naturalmente, e paradossale.
È impensabile, infatti, che in un recente passato la maggioranza di questa città non conoscesse, almeno per sentito dire, il nome di Randone.
Tuttavia è certo che ne parlai diversi anni addietro con Enrico Di Luciano il quale entusiasticamente sposò la causa ed intraprese con l’allora sindaco Visentin l’iter burocratico per arrivare alla deliberazione.
Ma non si riuscì a cavare un ragno dal buco. Si è poi saputo che a Palazzo Vermexio non esiste nemmeno quella deliberazione.
Dunque, «Le parole del silenzio». Un volume prezioso per struttura e contenuto. Che è Storia Patria in un contesto civile e artistico.
Basterebbe dare una scorsa alla documentazione. A cominciare dalla prefazione dello stesso Giliberti, a quella criticamente approfondita ed esaustiva di Andrea Bisicchia, a quella analitica di Chiara Vatteroni.
Per passare poi agli articoli di Gherardo Gherardi («Il Dramma» 1938), di Ugo Betti («Teatro» 1950 e «Gazzetta Sera» 1957), di Orio Vergani («Corriere d›Informazione» 1957), di Sandro De Feo («L’Espresso 1961), di Mario Raimondo («La Fiera Letteraria» 1966), di Leonardo Bragaglia (1981), di Mosca (1968), di Roberto De Monticelli («Corriere della Sera” 1975) di Odoardo Bertani («Avvenire» 1986), ancora di De Monticelli (“Corriere della Sera» 1986 «Grande Enrico IV di Randone»), di Ugo Ronfani («Il Giorno» 1986: «Il carisma di Randone»); l’intervista illuminante di Renato Palazzi (1979)…
Una messe di testimonianze prestigiose. Come Randone meritava.
Ma nel suo lavoro di certosina e devota ricerca, Giliberti è andato ancora oltre: dall’Edipo Re del 1925 con Annibale Ninchi, agli spettacoli più importanti di Randone nella sua trionfale carriera su testi di D’Annunzio, Goldoni, De Stefani, Manzoni, Pirandello, Euripide, Maugham, Plauto, O›Neill, Fabbri, Eschilo, Rosso di San Secondo, Goethe, Betti, Zola, Shakespeare, un lunghissimo elenco integralmente non riproducibile qui.
E poi il Cinema: da «L’assassino» di Elio Petri 1961 a «In nome del Papa Re» di Luigi Magni 1977, per circa 18 film.
Ma anche la televisione in RAI: partendo da «L’ostrica e la perla» 1951 per arrivare fino a «Il mondo di Pirandello» 1978, per oltre una decina di interpretazioni seguitissime da milioni di telespettatori.
Un curriculum istruttivo, che bisognerebbe riproporre all›attenzione della città a tutti i livelli, dandolo in lettura conoscitiva anche a chi è chiamato, e stavolta senza «misteri» burocratici, a deliberare come da pertinenza.
È in itinere in questi giorni, compatibilmente con gli impegni professionali dei componenti, l›iniziativa di una Commissione rappresentativa del «Comitato Promotore Siracusa Nuova» di stabilire un incontro col sindaco Italia e l’assessore Granata per proporre ufficialmente liniziativa.
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