Il primo dicembre prossimo. È questa la data d’inizio del processo d’appello per il “sistema Siracusa”, ovvero la grande rete di corruzione giudiziaria messa in piedi dall’avvocato Piero Amara che fu al centro della prima grande inchiesta della Procura di Messina retta all’epoca da Maurizio de Lucia, sui fatti di corruzione in atti giudiziari.
Un sistema collaudato di influenze e patti sporchi che in mano ad Amara e al suo “socio di minoranza”, anche lui avvocato e siracusano, Giuseppe Calafiore, ha praticamente infettato l’Italia e adesso è tema processuale consolidato in varie Procure e Tribunali del Paese. Questo di Messina è il primo di una lunga serie, si potrebbe anche dire “la madre di tutti i processi”.
La sentenza di primo grado
La sentenza di primo grado risale al 27 settembre del 2022. Quel giorno i giudici della prima sezione penale del tribunale, presieduta da Maria Eugenia Grimaldi, decisero nove condanne: 6 anni di reclusione per l’imprenditore romano Fabrizio Centofanti; 6 anni e 3 mesi per Gianluca De Micheli; 7 anni per Alessandro Ferraro; un anno e 6 mesi per il giornalista Giuseppe Guastella, direttore del periodico “Il Diario”, che era a libro-paga di Amara.
E inoltre a Giuseppe Mineo inflitti 6 anni e 2 mesi, a Vincenzo Naso 6 anni e 2 mesi, a Salvatore Pace 6 anni e 5 mesi, a Mauro Verace a 6 anni e 9 mesi, a Denis Verdini 2 anni.
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