Non basta la decisione del Tar regionale sul «Piano di qualità dell’aria» che la giunta Musumeci aveva approvato nel luglio 2008.
Non basta il discorso del presidente Musumeci che durante il suo intervento nell’ultima settimana di luglio all’Ars sul Piano dell’Aria aveva detto: «Se le misure appaiono restrittive siamo disposti a un confronto… in accordo col Ministero dell’Ambiente siamo disposti a modificarlo».
Non bastano le buone intenzioni del sindacato regionale quelle di avviare una nuova di transizione energetica in Sicilia a danno del sistema produttivo industriale siciliano. «Occorre un percorso incentrato sulla responsabilità di tutti i soggetti in campo e finalizzato al rilancio dell’apparato industriale nella sostenibilità ambientale. La sentenza del Tar, che accoglie i ricorsi delle multinazionali del petrolio e del cemento contro il piano regionale di tutela dell’aria, rappresenta il fallimento della politica. Come sindacato abbiamo più volte sollecitato una soluzione concordata al tavolo negoziale, che mettesse assieme i temi del rilancio dell’industria, dell’occupazione e della tutela dell’ambiente» così aveva affermato il sindacato siracusano della Cgil.
Non basta il discorso di presunti demagoghi sullo sviluppo industriale in Sicilia e il totale silenzio ingiustificato della politica affinché dia corso a investimenti che, per i vari siti, si aggirano attorno ai 3 miliardi.
Per i sindacati «è necessario, per agevolare e rendere il percorso più rapido, che le aziende dal canto loro presentino i piani per la gestione della transizione energetica».
Per quest’ultimo scopo i sindacati hanno chiesto anche l’insediamento di un tavolo di crisi e di sviluppo con i ministeri dello sviluppo economico e dell’ambiente «finalizzato a rimuovere i problemi sul tappeto, a governare la transizione energetica, e ad assicurare il futuro e il rilancio dell’industria petrolchimica siciliana».
Non bastano le buone intenzioni, se ancora qualcuno vuol fare finta di non capire e lasciare la responsabilità degli investimenti ai soli industriali non si va da nessuna strada.
I rappresentati delle imprese già nel corso di un incontro a luglio con Cordaro avevano ricordato come «gli impianti industriali destinatari di Autorizzazioni Integrate Ambientali già dal 2011 avevano posto in essere progetti di ammodernamento degli impianti per conseguire l’applicazione delle miglior tecnologie disponibili di settore, i cui risultati in termini di miglioramento della qualità dell’aria non erano stati tenuti in conto dal piano regionale».
C’è da evidenziare, inoltre, ricordano ancora le imprese «che le prescrizioni restrittive previste non erano eguali a livello nazionale: basti verificare come i paini analoghi della Regione Piemonte, Lombardia, Venote, Emilia Romagna, con qualità dell’aria ben più compromessa di quella siciliana, non indichino soluzioni come quelle previste nel piano della Regione Siciliana e ciò a grande nocumento della competitività delle nostre industrie con quelle nazionali ed europee».
Intanto le aziende avevano inviato la documentazione che avevano già fornito all’Assessorato per rispondere alle richieste, chiarimenti e delucidazioni sulla difficoltà di rispondere alle prescrizioni previste nel Piano.
Nel periodo pandemico del lockdown le città italiane che sono resistite alla crisi: meglio Siracusa (-13,7%), Cagliari (-13,8%), Roma (-16,1%), Genova (-16,5%) e Trieste (16,7%). Alle spalle la sofferenza economica di moltissime città. La zona industriale siracusana ha salvato l’economia.
La presunta politica regionale e nazionale siracusana ha ben compreso tutto ciò o questi deputati saranno spazzati via nelle prossime elezioni di cui rimarranno solo un vago ricordo sterile.
Le differenze territoriali sono legate alla diversa struttura produttiva, per Siracusa infatti il 70% del fatturato viene dall’industria ben al di sopra della media nazionale del 37%. Ed è il petrolchimico, l’industria più presente, settore che non si è mai fermato.
A Siracusa dove le grandi aziende dominano su tutte alla fine condizionano tutti i risultati al di là poi di quello che è realmente successo. È importante sottolineare come questi dati non considerino il Turismo con gli alberghi e le piccole imprese B&B che sono quelle che maggiormente soffrono la crisi da Covid, per esempio a Siracusa il settore alloggi e ristorazione rappresenta solo il 2% del fatturato delle società di capitali. Dunque una piccola parte di un settore composto principalmente da piccole e piccolissime imprese.
Pochi giorni fa con una nota formale la Regione Siciliana chiederà al ministero dell’Ambiente la sospensione delle procedure di riesame Aia (Autorizzazione integrata ambientale) e procederà, nel frattempo, a insediare due gruppi di lavoro per superare tutte le criticità fin qui emerse per la piena applicazione del Piano regionale di tutela della qualità dell’aria.
La decisione è scaturita nel corso di una riunione che si è tenuta nei locali dell’assessorato regionale al Territorio e ambiente. Insieme all’assessore Toto Cordaro, il dirigente e i funzionari del dipartimento e i rappresentanti di Arpa Sicilia, Sicindustria, Confindustria Siracusa e Messina. Al completo anche la delegazione dei sindacati: Cgil, Cisl, Uil e Ugl.
Definita l’agenda dei lavori: entro metà settembre verranno convocati un Tavolo tecnico tra rappresentanti delegati dal governo regionale e gli esperti degli impianti industriali e un Tavolo di programmazione politica, richiesto dalle sigle sindacali.
Al primo toccherà il compito di affrontare e trovare soluzioni alle criticità scaturenti dall’applicazione del Piano della qualità dell’aria e dalla successiva decisione del Tar Sicilia che ne ha messo in discussione alcune prescrizioni tecniche.
Il secondo momento di confronto servirà invece a definire la strategia di sviluppo, di innovazione e di transizione energetica che le industrie hanno dichiarato di volere perseguire, tenendo fermo l’obiettivo della tutela dei livelli occupazionali e della difesa dell’ambiente e della salute pubblica.
Una strategia per la quale il governo Musumeci è pronto a fornire il proprio sostegno anche attraverso i finanziamenti comunitari in tema di ‘new green deal’.
«Il nostro obiettivo, ha sottolineato l’assessore Cordaro, è quello di pervenire a una soluzione condivisa che risolva tutte le questioni allo stato pendenti e che ci consenta finalmente di definire, e applicare, un piano di sviluppo sostenibile. Qualora dovessimo incontrare rigidità e dinieghi che non ci convincono, siamo pronti a valutare autonomamente le successive azioni da intraprendere a tutela del nostro territorio, del nostro ambiente e della salute pubblica. Naturalmente, sempre nel pieno e completo rispetto della normativa vigente».
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