L’Istituto Europeo di Studi Universitari “Clara Maria Medveczky”, quale Istituto di ricerca accademica e alta formazione, desidera intervenire presentando una brief note sui ritardi della spesa pubblica nel settore PNRR e dei fondi europei.
“La Commissione Europea – afferma il Prof. Avv. Daniel Amato, Professore universitario di Diritto dell’Unione Europea – ha certificato una spesa complessiva di soli 35 dei 64,8 miliardi a disposizione dell’Italia come fondi di coesione per il periodo 2014-2020, somma che comprende anche 17 miliardi di cofinanziamento nazionale, di cui 10 risultano non spesi. Cosicché la spesa effettiva non supera il 54% del totale stanziato ossia 41% del cofinanziamento nazionale”.
In buona sostanza 30 miliardi circa andrebbero spesi entro il 31 dicembre prossimo, con la consequenziale perdita dei fondi europei non spesi, circa 20 miliardi.
“La mancata spesa – continua il Prof. Amato – non e’ ascrivibile agli Enti Locali territoriali, incapaci di spendere per storica inadeguatezza delle loro strutture di pianificazione, progettazione e gestione delle gare d’appalto, perché circa 15,6 miliardi non spesi riguardano progetti afferenti al governo centrale e 4,6 alle Regioni. Il 67,5% della mancata spesa non dipende dai Comuni. A tal riguardo occorrerebbe individuare una figura di facilitazione della spesa pubblica, onde affrontare le carenze, quando si tratta di saper spendere, ampiamente e trasversalmente comuni a tutte le Pubbliche Amministrazioni centrali e periferiche”.
Per i fondi PNRR ci doveva essere una spesa di circa la metà di quanto previsto per la fine del 2022 (20,5 miliardi su 41,4), stando alle recenti previsioni si sostiene che, in questo caso, il ritardo sarebbe soprattutto dovuto all’aumento del costo dei materiali da costruzione che ha frenato enormemente la realizzazione di molte opere pubbliche, facendo ‘saltare’ molti target previsti dal PNRR.
“Se così fosse – afferma sempre il Prof. Daniel Amato – verrebbe confermato il drammatico e sistemico errore di non prevedere la possibilità di rivedere i contratti d’appalto per adeguarli ai costi, dedicando a tali adeguamenti un fondo rischi costi variabili, appositamente istituito quale plafond – cuscinetto cui attingere senza rallentare la realizzazione del piano. Ovviamente spesa pubblica, semplificazione procedurale, revisione dei costi delle opere e dei progetti pubblici vanno declinati nel rispetto delle norme anticorruzione per evitare distorsioni e devianze del sistema”.
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