Siracusa. La Chiesa celebra la 32ª Giornata mondiale del malato

di Redazione

«Non è bene che l’uomo sia solo», curare il malato curando le relazioni

«Oggi ricorre la 32.ma Giornata mondiale del malato. Fu San Giovanni Paolo II ad istituirla, nella ricorrenza dell’apparizione della Madonna a Lourdes. E’ l’occasione per riflettere sulle sfide che attendono il presente e il futuro della sanità, anche a livello siracusano. Il recentissimo rapporto Svimez su “Un Paese, due cure” ha purtroppo confermato che nel Sud è più difficile nascere e avere cura della propria salute. Risulta invece più facile morire». Dichiara Salvo Sorbello Presidente di Osservatorio Civico Siracusa.

«Non dobbiamo mai dimenticare, soprattutto in una zona come la nostra, che attende da troppo tempo la nascita di un nuovo ospedale di secondo livello, che per garantire davvero il diritto alla salute è indispensabile disporre non solo di infrastrutture sanitarie adeguate ed aggiornate (e da noi purtroppo sovente non ci sono) ma anche di medici, infermieri ed attrezzature in numero sufficiente. Troppo spesso si continua a fuggire dalla nostra provincia per andarsi a curare altrove e questo “turismo sanitario” non accenna purtroppo a diminuire, con conseguenze negative anche per il futuro, perché più pazienti si rivolgono a strutture del nord e meno risorse pubbliche arriveranno al Sud.

«E’ essenziale quindi che ci sia un nuovo approccio alle cure e ai modelli, tenendo però sempre ben presenti come prioritari gli interessi e le necessità del paziente, la centralità della persona malata, con le sue prerogative, aspettative, fragilità, non solo legate ai bisogni di salute.

«Come ci ricorda il Papa, «la nostra vita è chiamata a realizzare pienamente sé stessa nel dinamismo delle relazioni, dell’amicizia e dell’amore vicendevole. Siamo creati per stare insieme, non da soli. E proprio perché questo progetto di comunione è inscritto così a fondo nel cuore umano, l’esperienza dell’abbandono e della solitudine ci spaventa e ci risulta dolorosa e perfino disumana. Lo diventa ancora di più nel tempo della fragilità, dell’incertezza e dell’insicurezza, spesso causate dal sopraggiungere di una qualsiasi malattia seria. E naturalmente non dimentichiamo quanti hanno dovuto affrontare l’ora della morte da soli, assistiti dal personale sanitario ma lontani dalle proprie famiglie. Nei Paesi che godono della pace e di maggiori risorse – ci ricorda il Santo Padre –  il tempo dell’anzianità e della malattia è spesso vissuto nella solitudine e, talvolta, addirittura nell’abbandono.

«Questa triste realtà è soprattutto conseguenza della cultura dell’individualismo, che esalta il rendimento a tutti i costi e coltiva il mito dell’efficienza, diventando indifferente e perfino spietata quando le persone non hanno più le forze necessarie per stare al passo. Diventa allora cultura dello scarto, in cui «le persone non sono più sentite come un valore primario da rispettare e tutelare, specie se povere o disabili, se “non servono ancora” – come i nascituri –, o “non servono più” – come gli anziani». Questa logica pervade purtroppo anche certe scelte politiche, che non riescono a mettere al centro la dignità della persona umana e dei suoi bisogni, e non sempre favoriscono strategie e risorse necessarie per garantire ad ogni essere umano il diritto fondamentale alla salute e l’accesso alle cure» conclude Salvo Sorbello Presidente di Osservatorio Civico Siracusa. «Allo stesso tempo, l’abbandono dei fragili e la loro solitudine sono favoriti anche dalla riduzione delle cure alle sole prestazioni sanitarie, senza che esse siano saggiamente accompagnate da una “alleanza terapeutica” tra medico, paziente e familiare».

11 Febbraio 2024 | 11:23
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