«Abbiamo aderito al Partito democratico con la speranza di unificare la tradizione riformista della sinistra e quella del cattolicesimo democratico ed invece ci siamo trovati attorniati da un groviglio di correnti e correntine prive di basi culturali e valoriali. Il ‘pluralismo’, che doveva essere un elemento di ricchezza, ha generato gruppi autorefenziali che hanno appannato l’identità politica del Pd e la sua vitalità. Dopo il congresso provinciale del giugno 2020, si è aperta una voragine nel partito che lo ha spaccato letteralmente in due parti, nessuna delle quali è maggioritaria, col risultato di paralizzare la discussione interna e l’attività esterna. Non sono mai stati esplicitati gli elementi divisivi all’origine della contrapposizione fra le due parti», così in una nota di Mario Blancato e Salvo Baio, esponenti del partito.
«Sul piano partecipativo, assistiamo ad una regressione della vita democratica del partito. Basti dire che l’Assemblea provinciale non si riunisce dal 14 settembre 2020, che la segreteria provinciale si è liquefatta da tempo, che dell’attività politica dei circoli non si ha notizia. Ci sono state a Pachino, Noto, Lentini, Sortino le elezioni amministrative, ma non siamo riusciti a discuterne collettivamente, nè prima nè dopo il voto. Non parliamo di Augusta. Solo il circolo di Floridia ha dato vita ad una campagna elettorale capillare e se la nostra brava candidata non è andata al ballottaggio è perchè alcuni dirigenti hanno fatto votare per l’avversario. Su questo ‘tradimento’ si è steso un pavido velo di silenzio.
«Le nostre osservazioni, vogliamo dirlo con chiarezza, continuano Blancato e Baio, sono dettate dall’amarezza di vedere il nostro partito rinchiuso in un ristretto recinto e logorato dalla ricerca di una estenuante mediazione interna che dopo oltre 20 mesi non ha prodotto risultati. Abbiamo assistito con profondo disagio all’ingresso nella Giunta Italia di persone espresse da dirigenti di primo piano del Pd i quali sicuramente sosterranno il sindaco Italia alle prossime elezioni, nonostante la netta presa di distanza dall’Amministrazione degli organismi collegiali del partito.
«In autunno ci saranno le elezioni regionali e se vogliamo vincerle dobbiamo coinvolgere il partito in tutte le sue articolazioni. La lista per l’Ars dovrà venire fuori non dalle segrete stanze, nè dalla spartizione correntizia, ma dal confronto collettivo. Il Pd, non lo si dimentichi, appartiene agli iscritti e agli elettori. Confidiamo perciò che Salvo Adorno, da noi sostenuto al congresso perchè interprete di una linea di discontinuità e di rinnovamento, faccia propria l’esigenza di aprire un canale di discussione pubblica per motivare su temi precisi gli iscritti e gli elettori e renderli partecipi delle scelte che si faranno. Bisogna mobilitare il partito, dar vita ad una battaglia valoriale e programmatica in vista dei prossimi, decisivi, appuntamenti politici ed elettorali».
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