
L’obiettivo è difendere l’economia aretusea. L’obiettivo di tutti è salvare il Polo Petrolchimico di Siracusa che produce oltre 50 per cento del PIL della provincia.
Nell’incontro alla Regione, nella settimana che si è appena conclusa, è emerso nell’incontro con il Presidente Schifani e Confindustria Siracusa, che occorre aprire un tavolo tecnico di confronto con il governo nazionale per studiare una visione progettuale complessiva in grado di affrontare le criticità del Polo petrolchimico di Siracusa, è la proposta emersa al termine dell’incontro interlocutorio per fare il punto sulla situazione del più grande Polo di raffineria industriale d’Italia, che occupa 10 mila lavoratori che arrivano a 40 mila con l’indotto, e le cui aziende stanno vivendo una fase produttiva difficile legata anche al processo di decarbonizzazione.
L’industria petrolifera ha bisogno di mantenere il volume di vendite delle auto termiche per conservare l’attuale produzione. Cerca di difendere il suo mercato. I Siracusani devono difendere la propria economia evitando di puntare una pistola al cuore difendendola dalla concorrenza dell’auto elettriche, prodotte fornite dalla Cina.
L’Unione Europea ha importato 440mila auto elettriche dalla Cina
Nel 2023 l’Unione Europea ha importato 440mila auto elettriche dalla Cina per oltre 10 miliardi di euro di valore e ha esportato 11.500 unità. Un continente che ha inventato il settore dell’auto con il meglio dei brand e del design ci obbliga masochisticamente a mettere fuori mercato in dieci anni quello per cui ha lavorato per decenni. Un processo totalmente assurdo che non ha effetti positivi neppure sulla qualità dell’aria.
L’euforia del ‘green deal’ e del tutto sull’elettrico è stato un danno enorme economico, sociale, industriale, commerciale, culturale, ambientale; i geni che hanno imposto il 2035 come dead line per passare all’elettrico hanno dato prova di ignoranza o malafede.
Il Polo Petrolchimico produce oltre il 22%del carburante in Italia
Il Presidente di Confindustria Siracusa: «Il Polo Petrolchimico è capace di produrre oltre il 22% del carburante circolante in Italia, rischia di morire di raffinazione, con un effetto domino sulla Sicilia che sarebbe drammatico, sotto l’aspetto economico, occupazionale e sociale.
«Su questo il Ministro Urso è stato chiaro. Di Siracusa dobbiamo fare un polo che deve essere capace di rappresentare quella che è la migliore riconversione a livello nazionale. Siracusa è strategica, è stata dichiarata sito nazionale strategico e lo è, e lo sarà anche con il tavolo che il ministro ha detto che da metà marzo sarà operativo è un tavolo di sistema. Che significa, che dopo il tavolo e gli incontri che vi sono stati, già 3 nel periodo di dicembre a Roma, uno sull’IAS, uno sulla Chimica Nazionale e uno su Eni Versalis che sarà spacchettato in altri due incontri, quello di Ragusa e Siracusa e quello per Brindisi per cercare di capire gli investimenti che si devono realizzare nello specifico in ogni sito e per cercare soprattutto sia l’occupazione diretta che indiretta e quindi significa l’indotto anche collegato a quello che sarebbe questo investimento di 850milioni di euro evitando una chiusura e un blocco ma garantendo l’occupazione per poi vedere quali saranno gli investimenti sostenibili secondo Eni che deve garantire che davanti al Ministro ha preso impegno della realizzazione di ciò che è stato dichiarato con una serie di slide e documenti.
Il Ministro Urso ha detto che lo Stato garantirà la riconversione
Il governo ha sempre detto che in tutto ciò sarà garantito dallo Stato, quindi dobbiamo essere certi che il governo Meloni e il ministro Urso saranno ancora una volta testimoni di quella che deve essere una operazione che tuteli il territorio e il polo industriale di Siracusa» ha osservato l’on. Luca Cannata nel corso della seduta del Consiglio comunale specifica sull’industria.
«C’è un punto di fondo che va aggredito e fermato e si chiama Eni, afferma Roberto Alosi, segretario provinciale Cgil Siracusa. Se va via l’Eni che è il più grosso player dell’industria chimica del nostro Paese, che ha segnato con luci e ombre la storia industriale di questo Polo petrolchimico, se va via l’Eni da Siracusa non soltanto condannerà l’intero Paese alla dipendenza dai mercati stranieri per i prodotti chimici di base, cioè quelli indispensabili per tutta la filiera manufatturiera, dall’automotive, all’industria alimentare, all’industria della moda, del vetro, della chimica e quant’altro, mettendoci in balia anche dei mercati esteri con le turbolenze geopolitiche che in questo momento girano per l’aria, ma sul polo industriale di Siracusa, questa dismissione scardina l’integrità che ha fatto del nostro assetto industriale che non a caso si chiama Polo Petrolchimico, cioè un polo che ha fatto della raffinazione del petrolio e dell’intersezione della chimica la forza che ha tenuto in piedi il nostro polo petrolchimico.
L’Eni deve continuare a produrre l’Etilene
Nell’impianto di riciclo chimico per funzionare ha bisogno dell’Etilene che è quel prodotto che Eni stessa chiude, perché l’impianto di riciclo chimico della plastica siccome deve produrre quello che tecnicamente si chiama olio di pillolisi ci vuole l’Etilene. Su questo credo che la battaglia centrale se vogliamo salvare il polo petrolchimico e se vogliamo davvero, trasformare il Polo verso una transizione che guardi alla sostenibilità ambientale alla decarbonizzazione ragionata» osserva Alosi.
La Cina produce tre milioni di Co2
Per cui quando l’Eni dovesse andare a prendere l’etilene in Cina piuttosto che negli Stati Uniti che hanno una impronta carbonica per tre volte significa che il sito di Priolo, Ragusa e Brindisi messe insieme produce un milione di tonnellate di Co2 in atmosfera. Se tu, per produrre la stessa quantità di etilene la vai a prendere in Cina, Cina produce tre milioni di tonnellate di Co2 come per dire non la produco qui ma mando in atmosfera come se ci fossero le frontiere», conclude Roberto Alosi.
Insomma, favorendo e incentivando presupposti sulle auto elettriche che non funzionano, che sono costose, che sono inquinanti, che esplodono e che non viaggiano quando fa freddo. Ci possiamo divertire a smontare tutte le varie notizie però il fatto stesso che esiste questa campagna che ci fa capire che siamo in un momento di sconvolgimento socioeconomico e anche politico cruciale.
Il Polo industriale vale per lo studio Ambrosetti oltre 40.000 posti tra diretto e indotto
Dobbiamo essere realisti ed operativi e guardare meno a delle ideologie che negli ultimi anni ci sono stati ed essere più concreti, tutelare una economia che a Siracusa vede oltre il 50% del PIL basarsi sulla zona industriale che negli anni passati era osteggiata e che ora ci si rende conto che vale 40.000 occupati di indotto dice lo studio Ambrosetti ma è chiaro che vale in termini di economia. La massima collaborazione è ben accetta, e se ci sono documenti o da scrivere e inviare ben venga. Dobbiamo essere tutti costruttivi e propositivi, basta disfattismo.
La scelta di acquistare un’auto elettrica oppure termica per tutelare il nostra economia
Morale, tutti siamo liberi nel compiere una scelta idonea nell’acquisizione di una nuova auto, con le farfalle nello stomaco, ed evitare possibilmente prodotti imposti da una scelta economica mondiale di profitto cinese, ma è anche vero che dobbiamo sentire la nostra coscienza nel dare il giusto peso all’indirizzo locale.
Ora siete liberi. Ma a che serve la libertà se non per impegnarsi?
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