E’ nei nostri pensieri il futuro di Siracusa 2050, dei prossimi decenni. Attraverso la lente della concentrazione, il pensiero diventa una forza. Questa forza non serve esclusivamente a rinvigorire ciascuna delle nostre azioni considerata separatamente, la nostra vita stessa ne riceve un potente impulso. Insomma i nostri pensieri segreti della ricerca di come potrà essere la nostra Siracusa futura non cessano di esprimersi a loro piacimento.
Muhammad Yunus, economista e banchiere bengalese sabato su Repubblica scriveva: «In questo momento tutto il mondo deve trovare una risposta a un grande interrogativo. Non si tratta di come far ripartire l’economia perché, per fortuna, sappiamo già farlo (almeno in ambito nazionale). Le esperienze vissute in passato ci hanno aiutato a mettere a punto una terapia generica per ridare vita all’economia. No, il grande interrogativo a cui dobbiamo dare risposta è un altro: riportiamo il mondo nella situazione nella quale si trovava prima del coronavirus o lo ridisegniamo daccapo? La decisione spetta soltanto a noi».
A rubare la scena la «profezia» dell’economista è la realtà in cui tutti noi viviamo: le tante criticità che una città come Siracusa si trova e si troverà ad affrontare nei prossimi anni. Tra le difficoltà più grandi emerge la questione mobilità, lo scarso decoro urbano, il degrado delle periferie, lo squilibrio nella distribuzione della ricchezza e, più in generale, la mancanza di una visione strategica di sviluppo a medio termine. Di contro, ci sono dei punti di forza come la consistenza e la dinamicità del terzo settore, il ruolo culturale della città e il polo della conoscenza, basti pensare all’enorme giacimento culturale di Siracusa, uno dei più grandi al mondo.
Sbilanciati: servizio ordinari le maggiori criticità i servizi ordinari e quotidiani, da cultura e turismo. E’ un fattore molto importante, in questi anni le imprese e gli occupati sono aumentati, sono nate tante piccoli aziende di necessità che diventano un’alternativa alla disoccupazione (B&B e Affitta camere). Certo, non è così che si mantiene il rango di una città importante in Sicilia e nel Paese, ma c’è anche un elemento positivo, che è la presunta reazione alla crisi dei siracusani.
Siracusa è una città speciale, con futuro offuscato, dove mancano energie e idee. Quello che a volte manca sono i luoghi: bisogna cominciare a trovare luoghi dove poter mettere energia e idee al servizio di un cambio di prospettiva e le categorie di settore faranno la loro parte e la loro piena disponibilità.
E’ innegabile che Siracusa, per sua natura, è una città difficile da amministrare con molti demagoghi e sconta dei problemi strutturali di lungo corso. Diverse sono le priorità che secondo noi vanno affrontate prima di altre: progettare il nuovo PRG per guardare il futuro; il PPO e la Borgata due centri storici i cui piani potrebbero essere il volano dell’edilizia e del turismo. L’altra questione, da affrontare subito perché rallenta anche l’operato della nostra amministrazione, è quella della semplificazione legislativa e normativa. Una vera e propria emergenza non più procastinabile.
Disoccupazione in media generale oltre il 30 per cento. Disoccupazione giovanile quasi al 60 per cento. Turismo in chiaroscuro: quanti giovani lavorano in nero, sottopagati, precari, nel settore? Mentre in Ortigia oltraggiata impazzirà nuovamente la movida. Da giovani e non. Talvolta anche con conseguenze tragiche.
Siamo sempre in fondo alle classifiche che misurano la qualità della vita: stavolta addirittura al centesimo posto. Servono quindi politiche più efficaci per incrementare il benessere (non solo economico) delle comunità locali. Serve cogliere i temi negativi che emergono da questa ulteriore bocciatura e utilizzarli come indicazioni per rimediare agli errori compiuti e fermare un declino che sta producendo effetti devastanti sul futuro dei nostri giovani.
Siamo ai titoli di coda dei capoluoghi italiani. Perché? Perché questa politica ha ammazzato la città e la provincia. Attenzione: questa politica; non la politica in generale, che, in quanto tale, ribadiamo sempre, è necessaria, anzi indispensabile, proprio per il fatto di essere Politica (con la P maiuscola) ovvero governo della Polis, della Città, dello Stato.
Il problema è questa politica inetta e litigiosa, inefficiente e inconcludente, arruffona e arraffona, insipiente e pure arrogante (fatta salva qualche eccezione, naturalmente), che ha rovesciato su Siracusa vagonate di fango e ne ha fatto il Comune più inquisito d’Italia, oltre che più tassato; la solita politica che ha paralizzato ogni tentativo d’investimento, in tutti i settori (incluso il Porto turistico e il mancato Resort con tutte le garanzie ambientali) un «territorio imbalsamato» e ha fatto scappare tutti gl’investitori.
L’unica economia a salvarci è quella industriale, la tanto vituperata, di qualche politico da sottobosco, l’area industriale, con i suoi 7000 persone dirette e 3-4000 indotto, definita da Roma «attività degli impianti a ciclo produttivo continuo» essenziale per il Paese, nell’emergenza coronavirus.
Però adesso prendiamoci l’ennesima vagonata di fango mediatico sulla gestione della sanità siracusana in tempi di coronavirus che ha fatto emergere quanto di più negativo già esisteva. Domenica sera sulla emittente televisiva nazionale «La 7» durante la trasmissione «non è l’Arena» di Giletti, andrà in onda un servizio giornalistico sul caso «Rizzuto» e malasanità sanitaria a Siracusa. Nel servizio è inserita anche una intervista al Coordinatore Provinciale Confederazione Cobas Pubblico Impiego Sanità Pietro Valenti. Le argomentazioni del Coordinatore Valenti sul caso «Rizzuto» si riferiscono non solo sulle responsabilità aziendali del caso ma anche quelle regionali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA