Molta parte dei siracusani sono rassegnati dal disfattismo politico, di cui loro sono i principali responsabili, al fatto che sia così, Siracusa rimane ancorata nel fondo di tutte le classifiche del Sole 24 Ore, nell’ultima classifica Siracusa occupa 104ª posizione su 107 capoluoghi di provincia.
La società stessa non ha motivo di esistere se non si sveglia, se ci rassegniamo al fatto che la società non correggerà mai questa deriva aberrante, l’umanità ha già perso. Ormai sono ben poche le speranze di cambiare se non ci si sveglia.
Fino adesso i siracusani hanno sognato, trascinati da uomini falsi dal perbenismo ipocrita. Un tempo, ed è stata una delle caratteristiche che ha attraversato la storia politica, si chiamava trasformismo. Oggi potremmo definirlo del tutto negativamente: opportunismo. Ma è più o meno la stessa cosa. L’habitus politico inaugurato da Depretis, a metà Ottocento, allora con qualche valenza politica di fronte alla condizione di un passaggio complesso dello stato nascente, si è via via modificato in abitudine.
Un costume comportamentale fatto di tatticismi compromissori, senza alcuna coerenza di pensiero o di visione e finalità generali, un’azione fine a sé stessa, a coprire talora anche affari di consorterie e clientele, a logica individuale e di piccoli gruppi che hanno come fine l’auto-mantenimento, una volta giunti in area di potere. Opportunismo da autoconservazione questa è la politica attuale al Vermexio.
Siracusa dalle antiche virtù del passato trimilleniario, oggi è nel vortice negativo di stranezze, di delinquenza ad alti livelli, spacciatori, di truffaldini, di amori e tradimenti, dalla serie tutto è il contrario di tutto. Siracusa come Sodoma e Gomorra le due città distrutte da Dio a causa della loro malvagità. La loro storia è parallela al racconto del diluvio della Genesi nel suo tema dell’ira di Dio provocata dal peccato dell’uomo.
Cos’è che ci ammorba? Il clima? Un fatto culturale di essere passivi? Il cibo, l’aria, l’acqua del mare ci scorre nelle vene e con essa la memoria ancestrale del Caos dal quale proveniamo.
Ci rimettiamo nelle mani della divina Maria che pianse nel 1953 in questa valle di lacrime che si chiama Siracusa.
Roba da profeti, ma noi non siamo indovini, ma ci abbiamo comunque azzeccato.
Senza dubbio, l’idea che esistano valori sociali o morali oggettivi, eterni e universali, insensibili al divenire storico e accessibili alla mente di ogni persona razionale che decida di rivolgere ad essi l’attenzione, è aperta ad ogni sorta di interrogativi. Eppure, la possibilità di comprendere gli uomini del proprio e di qualsiasi altro tempo e la comunicazione stessa tra gli esseri umani dipendono dall’esistenza di certi valori comuni.
Ma i nostri politici al Vermexio hanno dei valori?
Ma si che hanno dei valori solo che i loro neuroni glieli hanno fatti smarrire sulla via della vanità, quella vanità che ha portato l’economia della nostra città in fondo a tutte le classifiche della qualità della vita, della sporcizia, dell’inutilità, e come diceva qualcuno: falsi, ipocriti e farisei.
Dalla soggetti opportunisti del Vermexio al passaggio della deputazione in generale è breve, i parlamentari regionali siracusani sono 5: Tiziano Spada, Carlo Gilistro, Giuseppe Carta, Riccardo Gennuso, Carlo Auteri, e quelli nazionali sono 4: i senatori Antonio Nicita e Daniela Ternullo, i deputati Filippo Scerra e Luca Cannata, sono espressione del voto popolare. Ed è da rispettare. I deputati regionali hanno dimostrato di coltivare solo il proprio alveo elettorale di provenienza. Alle sagre paesane. Di non avere una prospettiva di sviluppo economico provinciale, non c’è coesione.
È sempre più diffuso l’equivoco secondo cui la sovranità popolare (il popolo come fonte di ogni potere) coincida con il consenso elettorale (che misura la forza dei partiti). Ma non è così: se la prima è il fondamento della democrazia, il secondo è compatibile anche con regimi non democratici. Sovranità popolare vuol dire potere di tutti e per questo la sua espressione fondamentale è il Parlamento che rappresenta non la voce del popolo – che non ha mai una voce sola! – ma le tante voci diverse di tutti i cittadini. Non solo quelle di chi ha più voti alle elezioni. Il governo, invece, esprime la volontà di una parte: quella che, di volta in volta, ha la maggioranza.
I nove eletti Siracusani dimostrano ancora una certa lontananza dai problemi del territorio che si auspica di recuperare al più presto tranne per l’on. Cannata che ha preso a cuore temi forti come l’industria e il nuovo ospedale. Per la verità anche il senatore Nicita nonostante si trovi all’opposizione riesce a muoversi unitamente all’on. Scerra.
Il nostro territorio è sofferente e al capezzale si trova ad avere una politica malata di provincialismo, inutile, rispetto Catania che quando si decide di realizzare un progetto per la città, tutti i politici si coalizzano per finalizzare: vedi la sanità con tre ospedali Dea di secondo livello; l’aeroporto che si doterà in futuro di una seconda pista, il grande progetto del porto etneo, la metropolitana, la zona industriale e la riqualificazione di tutto il territorio. I politici catanesi tutti coesi a realizzare quel salto di qualità per risaltare in Italia e nel mondo la loro vitalità ed attrarre investimenti.
Noi non valutiamo mai la realtà della nostra condizione fino al momento in cui ci viene illustrata da una congiuntura diametralmente opposta, né sappiamo valutare i beni di cui godiamo fino a quando ci vengono a mancare. Ed è quello della zona industriale.
E’ di questi giorni la notizia che «Eni Versalis ha annunciato la chiusura a Priolo, a Isab che piuttosto che rispettare la golden power – dicono le segreterie dei tre settori industria – sul mantenimento dell’assetto produttivo, ferma gli impianti senza mettere in campo altre attività sulla base di investimenti dichiarati”, dichiarano i sindacati della Cgil e Uil. E poi ancora: «Gli impianti fermi alla Sasol, nessuna risposta su nuovi investimenti da parte di Sonatrach, così come per l’IAS considerato che se le aziende costruiranno nuovi depuratori, l’impianto alle porte di Priolo sarà destinato a chiudere».
«Da qui dunque, la necessità di alzare nuovamente il livello di attenzione sul Polo petrolchimico con stati di agitazione e blocco straordinari previsti anche in virtù del fatto che “le aziende che potranno avere ricadute negative da un ridimensionamento degli attuali assetti industriali – dicono le segreterie dei settori industria – sono molte a partire dalla Brown2Green (Centrale Elettrica ex Erg Power), Air Liquide, Priolo Servizi. Ripercussioni gravi già percepite dalle molteplici aziende dell’indotto e dei servizi con un impatto sociale negativo per migliaia di lavoratrici e lavoratori».
Diciamolo chiaramente Siracusa con la sua politica, non offre più nulla, né lavoro, né prospettive di progetti di medio e lungo termine, l’industria con i suoi oltre 7000 dipendenti e gli oltre 5000 dell’indotto, vive in una fase stagnante e smobilitante.
E’ un fatto: da anni ormai non investe più nessuno nella zona industriale. Perché «logoro» è ormai investire su questo territorio. Fateci caso: fin dalla vergognosa vicenda del rigassificatore, dove i siracusani non hanno saputo difendere la nuova economia. Oggi Siracusa sarebbe stata invidiata in tutto il Paese per il suo nuovo eldorado, la ricchezza. Finanziato con un miliardo assolutamente ed esclusivamente privato, il progetto è stato trascinato dalla Regione e, più in generale, dalla politica e «parapolitica», tra comitati e comitatini, per sette anni. Senza una risposta politica siracusana: né un sì né un no, solo poi a mendicare da parte dei politici posti di lavoro. Finchè la società (Ionio gas, costituita da Erg e Shell al 50 per cento) ha abbandonato il progetto. Si è sciolta. Poteva essere una manna dal cielo con la trasformazione del Polo petrolifero a Polo energetico (altro che transizione energetica) con un formidabile indotto lavorativo riguardante la catena del freddo, unico in Europa.
Politica siracusana nefasta. La cronaca di tutti i giorni ci dice chiaramente che siamo sull’orlo del baratro sociale di non ritorno. Siracusa è allo sbando si ritrova negli ultimi posti sulla qualità della vita. Siamo in pieno degrado e disagio sociale.
Un territorio destinato a morire di una lenta agonia. Una città di «gente inutile pronta a votare il primo cretino che gli si presenta» pronta a disseminare tempesta di odio-invidia portando all’oblio un territorio con i giovani che fuggono in cerca del loro futuro.
Infine il presunto e illusivo turismo che produce in alta stagione (periodo rappresentazioni classiche ed estate) 3-4% del Pil in provincia, contro l’oltre 60% Pil dell’industria, il 20% dell’agricoltura e il morente artigianato.
Per riprendersi occorre dare uno scossone, è doverosa una insurrezione popolare: una «Rivoluzione Culturale» di sconvolgimento politico e sociale, ma occorre fare subito ad iniziare con una insurrezione di volontà popolare al Vermexio con le dimissioni dell’attuale sindaco e consiglio comunale all’ingrasso.
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