Siracusa. Diagnosi dubbia, cade in ospedale e poi muore: «La denuncia e la salma sequestrata, il figlio chiede giustizia»

di Redazione

Il figlio: "Non mi fermerò perché l’esempio di mia madre serva da monito e perché quanto è accaduto non si verifichi più. Con la querela sporta continuo a chiedere giustizia e verità. Attendo fiducioso nello Stato a cui continuo a rivolgermi perché siano garantiti i diritti fondamentali”

di Redazione

Un caso di malasanità? L’ennesima vittima di una gestione farraginosa e per certi versi incompetente dell’Asp? Sono tutte domande che suscitano l’attenzione nel momento più tragico, dove una donna è deceduta all’Umberto I, per cause ancora da accertare, e a cui i familiari chiedono risposta.

Giunge in redazione, una lettera del figlio della paziente ormai morta, e sono parole toccanti quelle espresse: “Ieri pomeriggio, alle ore 15 circa, mia madre, Ida Bottaro, è spirata.

Se da un lato ha finito di soffrire, è necessario che sia di pubblico dominio che è morta, dopo 16 giorni di ricovero, senza aver subito l’operazione per la riduzione della frattura, avvenuta nella notte tra il 23 ed il 24 gennaio, mentre mia madre si trovava in area emergenza, sotto la tutela e l’assistenza del personale sanitario dell’Umberto I”.

I fatti raccontati dal figlio

La donna, una 78enne, giunse in ambulanza da Catania, giorno 19 gennaio, al Pronto Soccorso dell’Ospedale Umberto I di Siracusa, a seguito di evidenti difficoltà respiratorie.

La prima diagnosi era quella di polmonite, e la stessa veniva posta su un lettino-barella nel corridoio del Pronto Soccorso aretuseo. Le veniva somministrato l’ossigeno e delle cure necessarie, secondo i medici, per la polmonite che l’affliggeva.

Ai familiari non fu permesso di assisterla, limitandoli a vederla per pochi secondi, al fine di fornire i beni necessari. Successivamente, dal Pronto Soccorso, informavano che non vi erano posti letto disponibili e che, nell’attesa, l’anziana donna sarebbe dovuta permanere sullo stesso lettino-barella, posto nel corridoio dell’ospedale.

Trascorrevano i giorni quando, ad un tratto, i familiari ebbero a ricevere una telefonata, nella quale si riferiva dell’avvenuta rottura del femore, per una presunta caduta in Ospedale, durante la trascorsa notte, senza saper specificare altro.

Solo dopo circa 6 giorni, tramite colloquio con un medico, quest’ultimo informava i familiari che la diagnosi di polmonite non era corretta ma che si trattava di lesione tumorale polmonare.

La replica dell’Asp

“Pur comprendendo il disappunto del familiare sui tempi di permanenza in area di emergenza e sull’evento accidentale della frattura del femore, non si ravvisano nella gestione della paziente né errori diagnostici né gestionali e si sottolinea ancora una volta che tutto il personale del Pronto Soccorso si adopera instancabilmente nell’interesse dei pazienti nonostante le difficoltà”. Queste le dichiarazione dei vertici del Pronto Soccorso di Siracusa.

La morte dell’anziana 78enne

Solo quattro giorni fa – continua il figlio nella lettera – mia madre, ricoverata da 14 giorni, è stata sottoposta a TAC con mezzo di contrasto.

L’anziana donna ha accusato poi un peggioramento dello stato di salute ed è morta. La salma è stata sequestrata, anche a seguito dell’esposto presentato dai familiari, e l’autopsia sarà svolta nei prossimi giorni nella camera mortuaria del nosocomio aretuseo.

“L’attuale condizione della sanità ospedaliera, a Siracusa come in provincia, non può non essere attenzionata come merita.

Non è umano e non è etico – prosegue il figlio – che una cittadina, Ida Bottaro, subisca un danno presso una struttura ospedaliera pubblica e muoia, tra i dolori, senza aver subito l’intervento per la riduzione della frattura”.

Non mi fermerò – conclude afflitto perché l’esempio di mia madre serva da monito e perché quanto è accaduto non si verifichi più. Con la querela sporta continuo a chiedere giustizia e verità. Attendo fiducioso nello Stato a cui continuo a rivolgermi perché siano garantiti i diritti fondamentali”.

04 Febbraio 2024 | 12:30
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