C’è da rifondare tutto

Siracusa. La città deve recuperare il tempo perduto

di Giuseppe Bianca

Il tempo oggi ci presenta il conto: ultimi sulla Qualità della Vita. Il conto che i cittadini smarriti saranno costretti a pagare per le scelte sbagliate nel chiuso delle urne

Siracusa ricorda la capitale della Magna Grecia. Conquistata dai Romani nel 212 a.C., fu capitale della Sicilia romana. Ancora importante sotto il dominio Bizantino, divenendone persino capitale dal 663 al 669. Primo assedio arabo di Siracusa e Assedio di Siracusa (878) né Palermo, né Messina erano capitale dell’isola; la capitale era allora Siracusa, nobile, popolosissima città nella sua Pentapoli.

Siracusa non solo nel significato più romantico del termine, bensì in quello più letterale. È dispersiva per la sua periferia, caotica, ammaliante, bellissima, difficile, sporca e maltrattata. Se dovessimo descriverla queste sarebbero le parole che useremmo.

E’ chiaro chi la visita per qualche giorno ne rimane, com’è ovvio, folgorato dalla sua storia, dalla sua ricchezza ma sempre più spesso anche dalla sua sporcizia e disservizi. Chi ci vive, oltre alla sua bellezza, francamente sottintesa, ne resta ahimè anche sopraffatto. Come ad esempio, quelle persone affette dalla sindrome ‘in vacanza va bene, viverci è un’altra cosa’.

Siracusa per la sua attrattività sembra che ti dia tanto ma ti tolga di più. In termini di tempo, qualità della vita, servizi che mancano, senso civico praticamente inesistente mondezza ovunque.

Siracusa, diciamoci la verità, è abbandonata. Il suo fascino decadente viene in realtà usato per nascondere qualcosa che rimane immobile, non avanza e non progredisce: regredisce.

Dal convegno dell’associazione dei Comune Anci che si è svolto sabato a San Marco D’Alunzio, in provincia di Messina emerge il dato che in Sicilia, dal 2019 al 2023, la popolazione è diminuita dell’1,93%. I numeri evidenziano un andamento negativo di oltre 94 mila abitanti. Le uniche province in controtendenza sono Catania, dove lo spopolamento è dello 0,26% (-2.836 abitanti) e Ragusa, dove invece la popolazione aumenta dello 0,71% (+2.229).

La maglia nera della crisi demografica spetta al territorio di Enna, (-4,58%, -7.431 abitanti). Seguono Caltanissetta (-3,91%, -10.155), Agrigento (-3,46%, -14.826), Messina (-3%, -18.533), Palermo (-2,23%, -27.413), Trapani (-2,13, -9.033), Siracusa (-1,67%, -6.530). Tra i capoluoghi di provincia, a soffrire di più dello spopolamento è Trapani, con -15,80%, -10.473. Seguono Enna che segna una perdita del 4,46%, -1.193 abitanti, Agrigento (-4,36%, -2.538), Messina (-4,31, -9.823), Caltanissetta (-3,90, -2.391), Palermo (-3,10%, 20.221), Siracusa (-2,57%, -3.075): in controtendenza Catania che cresce, dove la popolazione cresce dello 0,66% (+1.978) e Ragusa con +2,95% (+2.102 abitanti).

«E’ assolutamente necessario – ha osservato Paolo Amenta, presidente dell’Anci Sicilia,– che ci sia da parte delle istituzioni coinvolte una maggiore consapevolezza anche rispetto alle scelte che si stanno effettuando in materia di sanità su tutto il territorio regionale. La riorganizzazione della rete ospedaliera, infatti, non può che tener conto anche delle scelte in materia di Centrali Operative Territoriali e ospedali di comunità con un approccio che veda una reale integrazione fra il sociale e il sanitario». “Bisogna avere una visione strategica e a 360 gradi delle reali necessità della nostra Isola e, al di là dei confini amministrativi, bisogna costruire le condizioni per tornare a vivere anche nei piccoli centri, per trasformarli in luoghi da vivere in cui fare tutto», ha osservato».

Siracusa vive un profondo malessere generale, l’attenzione delle politiche pubbliche al fenomeno delle aree di degrado urbano che ha seguito le evoluzioni della città nella storia.

Siracusa accusa la malattia degenerativa del proliferare di aree urbane marginali delle grandi città dove non sono state adottate azioni volte a rivitalizzarle e a recuperarle: nei centri urbani maggiori le grandi funzioni di rango elevato (centri commerciali, centri di divertimento, alta formazione, attività finanziarie, centri sanitari, ecc. provenienti da aree limitrofe come Città Giardino) sono diventate elementi catalizzatori di mobilità, di nuove urbanizzazioni, di occupazione.

Ma Siracusa ha molto da reinventarsi nei prossimi anni per le aree urbane marginali sviluppatasi negli anni novanta come Mazzarrona, Tivoli, Pizzuta, Tremilia, Contrada Isola e derivati, Arenella, Fanusa e prim’ancora Ognina e Fontane Bianche. Il prossimo sindaco di Siracusa deve guardare molto all’integrazione territoriale come non hanno fatto i suoi predecessori, ad iniziare con le frazioni di Belvedere e Cassibile, isolate e sofferenti di servizi.

A Siracusa non devono esistono cittadini di serie B, come le periferie decentrate in cui abitano. La città va riconsiderata nel suo complesso, decoro e sicurezza vanno garantite al centro così come ai margini del suo perimetro urbano. Zone degradate con nuclei di villette di recente edificazione all’abbandono, con strade lunari che mettono a dura prova gli ammortizzatori dei mezzi che vi transitano. Nelle aree periferiche si notano costantemente macro e micro-discariche di rifiuti di ogni genere, dagli sfalci di potatura agli ingombranti ai materiali pericolosi.

Al prossimo sindaco di Siracusa gli aspetta un duro compito, e se pensa di indossare la fascia e fare sorrisi d’ammiccamento, inaugurazioni, battesimi, cresime e consegnare premi, può starsene subito a casa confortato dai suoi peones.

Solo un sindaco gladiatore nella mente e nel cuore, un trascinatore di popolo, una persona che è nata e vive di comunicazione; coinvolgendo tutti, e no filosofi, potrà risolvere questioni incancrenite nel tempo, nell’interesse della città. La necessità di interventi nelle aree più marginali della nostra città è stata complicata negli ultimi anni dall’incapacità politica e dalla crisi economica, con ricadute pesantissime in termini di emergenza abitativa e anche sul fronte della mobilità.

Le grandi aree decentrate siracusane sono vittime, specialmente nei propri tessuti più periferici, di diffusi processi di degrado. Una condizione aggravata nel volgere di pochi anni da una politica devastante, crisi progettuale e dai suoi inevitabili effetti nella vita della città, che hanno prodotto a loro volta a pesantissime ricadute in termini di emergenza sociale, abitativa e anche sul fronte della mobilità. È partendo da questo assunto che il prossimo primo cittadino deve essere partecipe, al centro del dibattito del nostro tema esclusivo: «Siracusa, periferie urbane tra malessere e opportunità».

E’ un gran problema con l’obiettivo di contribuire a individuare il modo migliore per innescare processi virtuosi di risanamento civile e sociale.

La necessità di interventi nelle aree più periferiche delle città è complicata dal crescere del disagio sociale (negli ultimi anni la povertà è cresciuta notevolmente), a cui è quasi pleonastico aggiungere il disagio nei confronti di un’inadeguata offerta di servizi, mobilità e qualità urbana. Un disagio, quest’ultimo, tutto da ascrivere alle responsabilità delle amministrazioni locali, a partire dei sindaci di seconda repubblica: Fatuzzo, Dell’Arte, Bufardeci, Visentin, Garozzo e 8 anni tra vice sindacatura e sindacatura di Italia, i quali non sono riusciti a risolvere nulla sulla integrazione delle periferie decentrate.

Il popolo Siracusano deve impegnarsi di più nel trovare una governance nuova della città, un uomo dalle grandi capacità intellettuali; perché chi ha amministrato fino a oggi, lo ha fatto generalmente male; serve una volontà comune che pianifichi un nuovo concetto di città e puntare tutto sulla qualità della vita.

Badate bene, la nuova governance delle multinazionali hanno cambiato le regole del gioco in un’epoca di grande globalizzazione poiché saltano tante certezze, modi di essere, e tutti devono essere pronti ineludibilmente al cambiamento, accettando anche forme istituzionali, regolamenti e comportamenti provenienti da culture esterne o adeguati ai tempi.

Occorre riscrivere nell’ambito locale le regole, i piani, la macchina comunale, l’eliminazione della burocrazia. Ma per fare ciò ci vogliono le persone, il valore dell’uomo.

Fino adesso l’uomo che ha avuto più poteri in mano da oltre 13 anni, è l’attuale sindaco pro tempore, Francesco Italia, che ha vissuto come gli struzzi con la testa sotto la sabbia per non vedere che manca all’appello l’asset: Disservizi, Asili nido (carenti) dalla gara igiene urbana insoddisfacente, il risultato è sotto gli occhi di tutti; servizio idrico di proroga in proroga con la rete colabrodo; le ferrovie hanno isolato Siracusa; servizio trasporti inesistenti; collegamento con Fontanarossa mai esistito e poi si parla di turismo (fai-da-te); inesistenti: piano commerciale; i progetti di sviluppo ZES-SIN; il Piano Urbano della Mobilità; Ppo e Prg scaduti; il porto di Siracusa incompleto; l’area artigianale inesistente; la spada di Damocle sul Nuovo Ospedale con il disinteresse della politica siracusana; i Servizi alla collettività; le Periferie come detto sempre più isolate; le Strade colabrodo; il libro bianco sul Turismo; l’Industria e l’Agro-alimentare. La Protezione civile merita un capitolo a parte.

Niente di personale con nessuno ma solo nell’interesse di Siracusa, occorre svegliare le coscienze dei cittadini con l’elettroshock e dare il consenso alle persone perbene.

E’ la fine. Siracusani pronti al suicidio collettivo per una classe politica inesistente, magistralmente imbecille. Con Catania mangia tutto. E il tempo corre e supera tutti gli ostacoli che noi ci frapponiamo. Un errore imperdonabile che il tempo oggi ci presenta sempre il conto: ultimi sulla Qualità della Vita. Il conto che i cittadini smarriti e smemorati saranno costretti a pagare sempre per le loro colpe di avere fatto delle scelte sbagliate nel chiuso delle urne. oppure con i vergognosi intrallazzi.

Quante denunce fatte in questi decenni, noi paghiamo il prezzo della LIBERTA’, della dignità di uomini liberi, fin quando siamo stati tagliati fuori da tutti gli ambiti pubblicitari, come quello dell’INDA per le rappresentazioni classiche, dalle lobby affaristiche politico-giornalistiche di certi sedicenti gruppi affaristi vicini al potere; finanche colpiti nel passato da quattro attentati: tre incendiati e un colpo di pistola in tipografia.

I siracusani sono invasi da notizie strumentali e gli piacciono pure. Povera società siracusana, malsana fatta di squallidi personaggi arrivisti. Per poi lamentarsi.

Poverelli… Cosa fare, ordunque? Personalmente non abbiamo medicine, in quanto non siamo né medici né cartomanti né tantomeno adulatori di popolo.

Scriviamo solo di verità e di libertà di stampa e i numeri di lettori svettano, sono sotto gli occhi di tutti, sono in costante crescita. Ci confortano del duro lavoro che facciamo per la città. Alla fine, ognuno di noi, dovrà rispondere alla propria coscienza…

di Giuseppe Bianca 20 Maggio 2024 | 09:22
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