
La crisi industriale è approdata al consiglio comunale di Siracusa i cui promotori sono stati i consiglieri Franco Zappalà e Sergio Bonafede i quali hanno fatto una disamina della situazione di crisi che incombe sul Petrolchimico. Hanno risposto all’invito le deputazioni nazionale, regionale e sindacati in previsione del nuovo incontro con il ministro del Made in Italy, Urso, previsto agli inizi di marzo.
«È vero che la zona industriale è una realità importantissima del nostro territorio, non sta a me dirlo, a Siracusa è una grande evidenza, supera ancora oggi il 50% del Pil dell’intera provincia il fatturato, è un polo industriale che produce valore aggiunto per svariati miliardi l’anno che vanno sul territorio, tasse di altri miliardi che vanno allo Stato, alle Regioni, ai Comuni e quindi è una realtà che se dovesse venire a mancare provocherebbe grave danno al territorio e alla sua popolazione» ha affermato il presidente di Confindustria Siracusa nel suo intervento. «A proposito delle persone coinvolte abbiamo noi predisposto uno studio con la nota società Ambrosetti, per il quale al di là dei lavoratori diretti e delle ditte terze che lavorano all’interno degli stabilimenti, applicando dei fattori statistici Istat e di letteratura internazionale Ambrosetti ha calcolato che la realtà del polo industriale di Siracusa impatta su 40mila lavoratori e quindi è chiaro che capisco la preoccupazione di tutti, dei consiglieri, dei sindacati, dei lavoratori soprattutto» osserva Reale.
«Abbiamo rappresentato al Ministro Urso, lo scorso 7 febbraio, che i costi dell’energia sono molte volte più grandi di quelli di altri paesi, sono quasi 4 volte i costi dell’energia degli Stati Uniti, 4,5 dell’India, 6,7 della Cina e oltre 7 volte i costi della Russia. Se guardiamo l’Europa, l’energia italiana è il 70% più cara di quella spagnola, il 65% di quella francese. Oggi è difficile fare un piano industriale perché se oggi non sappiamo se nel 2035 circoleranno delle automobili che consumeranno benzina o altro o invece circoleranno solo macchine elettriche cinesi e quindi dovremmo fare un altro piano industriale» tutto si complica conclude Reale, interrotto bruscamente, tra l’altro, in modo spartano, dal presidente del consiglio, Alessandro Di Mauro, ignaro al cospetto valore espressivo del presidente di Confindustria Siracusa invitato a relazionare sulla situazione complessa della zona industriale all’apice dell’intervento, siamo rimasti a dir poco basiti dal comportamento scorretto di chi rappresenta l’alto civico consesso. Evidentemente la città merita di essere rappresentati da questi soggetti.
Da più parti intervenuti è emersa ‘la svolta impressa dall’Eni con la riconversione dell’impianto di Etilene che deve preoccuparci’. Accade che Eni decide di dire ‘io ho un paio di crediti in Europa, chiudo quello di Priolo perché faremo la bioraffineria per fare volare gli aerei e poi fare un impianto di riciclo che possa determinare il riutilizzo delle plastiche in Sicilia’. Solo succede che il prodotto che comprava dalla raffineria non lo comprerà mai più, altro colpo negativo per le raffinerie siracusane, però ci stiamo occupando della biodiversità, dei siti, dell’azione ambientale del territorio. Poi dall’on. Carta la provocazione: «Blocchiamo il porto di Augusta e vediamo come reagisce l’intero territorio italiano senza carburanti».
Se si vuole rilanciare la zona industriale si deve ripuntare sulla raffinazione, rimettersi in gioco sulla raffinazione chiedendo allo Stato di ricontrattare con l’Europa la tassa per la CO2, dando gli incentivi alle raffinerie per l’autoconsumo e soprattutto dando la possibilità agli investitori dentro la capacità di essere interesse di sito nazionale che per alcuni anni possono utilizzare le tasse per gli investimenti.
«Ho visto sulla vicenda il ministro Urso con il quale ho avuto un incontro qualche giorno prima di Confindustria, dichiara il sindaco Gianni, ma dobbiamo trovare una soluzione chiara, perché mentre il medico se la studia il malato muore. Fra 4 mesi avremo circa 500 persone disoccupate, in quanto finita la fermata della Sonatrach finisce il gioco. Se a questo aggiungiamo che viene bloccato l’Etilene siamo alla fine, cosa che io ho detto al Ministro e ripeto qui. Oggi dobbiamo capire se il sindacato è unitario, se i deputati regionali al di la degli schieramenti sono unitari, se i deputati nazionali ci sono, se tutti questi insieme alla Confindustria hanno la capacità di fare un programma al comune unico da sottoporre al ministro mi ha detto che sarebbe venuto il 3 marzo.
«Bene, la memoria ci vuole, ma la fotografia l’abbiamo già fatta. Oggi dobbiamo sapere chi fa cosa, come farla e chi è che non vuole fare le cose. Perché siamo tutti bravi a parlare in questo consiglio comunale, ma qualcuno deve prendersi la responsabilità di dire e di fare. Il ministro arriva e noi dobbiamo dire quello che chiediamo e lui ci dirà se può farlo o no. Sapremo come affrontare. Ci sono 12mila persone che lavorano e 50mila che vengono sostenute da quelli che lavorano, moglie, figli. Non basta solo il turismo» conclude il sindaco Gianni.
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