Convegno il 12 dicembre a Siracusa

Siracusa. Bronzi di Riace: la pista siciliana si rafforza. Un nuovo studio internazionale riapre il dibattito sulle origini delle statue

di Redazione

Un gruppo di 15 studiosi italiani pubblica sull’Italian Journal of Geosciences nuove prove che collegano i celebri guerrieri bronzei a Siracusa e alla scuola artistica dei Dinomenidi

Un’importante ricerca pubblicata sull’Italian Journal of Geosciences, autorevole rivista scientifica della Società Geologica Italiana, rilancia con solide basi multidisciplinari la cosiddetta ‘ipotesi siciliana’ sui Bronzi di Riace.

Il lavoro, lungo 42 pagine e firmato da quindici esperti, tra geologi, archeologi, storici, biologi marini e specialisti di metallurgia, coinvolge sei atenei italiani (Catania, Ferrara, Cagliari, Bari, Pavia e Calabria) e rappresenta il contributo più completo finora prodotto sull’origine delle due statue.

L’idea che i Bronzi possano avere un legame con la Sicilia non è nuova: fu proposta per la prima volta negli anni ’80 dall’archeologo statunitense Robert Ross Holloway, che ipotizzò un ritrovamento originario nei mari dell’isola, forse a seguito dei saccheggi romani dopo la caduta di Siracusa nel 212 a.C. Secondo questa tesi, i guerrieri sarebbero poi finiti a Riace solo in epoca moderna, depositati intenzionalmente sui fondali da trafficanti d’arte.

Negli anni successivi, la studiosa Margaret McCann collegò le statue ai Dinomenidi, la dinastia che resse Siracusa nel V secolo a.C., mentre lo storico Anselmo Madeddu ne ha ripreso e approfondito l’analisi nel volume Il mistero dei Guerrieri di Riace: l’ipotesi siciliana (Algra editore), con la collaborazione del geologo Rosolino Cirrincione dell’Università di Catania.

Proprio da quel filone nasce il nuovo studio, che aggiunge elementi decisivi. Le analisi hanno evidenziato che le terre usate per la saldatura delle statue provengono da una cava d’argilla situata lungo il fiume Anapo, nei pressi di Siracusa, mentre le terre di fusione mostrano somiglianze con materiali provenienti dal delta del Crati, in Calabria. Da ciò emerge l’ipotesi di una produzione in officine di Sibari e di un successivo trasferimento o assemblaggio a Siracusa.

Questi risultati rafforzano la possibile attribuzione delle statue a Pitagora da Reggio, scultore attivo alla corte siracusana e autore, secondo studi recenti, anche dell’Auriga di Delfi, altra celebre opera legata ai Dinomenidi.

La ricerca ha inoltre riesaminato le condizioni di giacitura sottomarina delle statue, analizzando incrostazioni, sedimenti e biota marino presenti sulle superfici. I dati indicano che i Bronzi non avrebbero potuto restare per secoli nei bassi fondali di Riace, dove furono scoperti nel 1972, ma sarebbero rimasti per oltre duemila anni in acque molto più profonde, probabilmente al largo della costa ionica siracusana, nei pressi di Brucoli.

Secondo Madeddu e Cirrincione, “questo è il primo studio capace di integrare in modo organico le evidenze scientifiche già note con nuovi dati di laboratorio e di campo, restituendo una visione coerente dell’intera vicenda”.
Non si tratta, precisano i ricercatori, di mettere in discussione la collocazione museale dei Bronzi a Reggio Calabria, ma di proporre una ricostruzione storica più completa e scientificamente fondata delle loro origini.

I risultati saranno presentati pubblicamente il 12 dicembre a Siracusa, nel corso di un incontro che vedrà la partecipazione di tutti i membri del gruppo di ricerca.

10 Novembre 2025 | 12:58
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