Siracusa torna al centro dello scandalo che scuote la politica e la sanità siciliana. Gli interrogatori davanti al gip di Palermo hanno aperto nuovi scenari nell’inchiesta su corruzione, turbativa d’asta e associazione a delinquere che coinvolge anche l’ex presidente della Regione Totò Cuffaro e l’ex ministro Saverio Romano.
Il cuore della vicenda, secondo gli inquirenti, pulsa proprio nella gara d’appalto bandita dall’Asp di Siracusa per i servizi di ausiliariato e reception, un affare milionario che – stando alla ricostruzione dell’accusa – sarebbe stato pilotato per favorire la Dussmann Service srl.
Davanti al giudice Carmen Salustro si è presentato Vito Fazzino, dirigente e bed manager dell’Asp di Siracusa, componente della commissione di gara. Dopo ore di domande serrate, la Procura ha chiesto la revoca delle misure cautelari a suo carico. Una richiesta che, spiegano i suoi avvocati Alessandro Cotzia e Vincenzo Fiore, arriva dopo un interrogatorio “esaustivo e collaborativo”, durante il quale l’indagato “ha fornito chiarimenti su ogni aspetto contestato”.

Ma a Siracusa, dove la sanità pubblica è da tempo terreno fertile per intrecci politico-affaristici, l’inchiesta ha riacceso i riflettori su dinamiche note e mai del tutto sanate. Secondo la tesi accusatoria, il pressing dell’allora manager dell’Asp Alessandro Caltagirone, autosospesosi dopo le prime rivelazioni, sarebbe avvenuto ‘su impulso diretto’ di Cuffaro per garantire l’aggiudicazione del servizio.
Le indagini, coordinate dai pm di Palermo, puntano ora a verificare quanto profondo fosse il legame tra i vertici politici regionali e i dirigenti della sanità siracusana. Mentre in città cresce la preoccupazione per l’ennesimo caso che getta un’ombra pesante su un sistema già in affanno, la sensazione diffusa è che proprio Siracusa rappresenti la chiave dell’intera inchiesta: la prova concreta di come la corruzione si annidi nei meccanismi più quotidiani della gestione pubblica.
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