«Mi sono recato presso il Comando provinciale dei carabinieri di Siracusa e ho denunciato. Evidentemente il Pm di Venezia, sul cui tavolo c’è un fascicolo aperto, ha ben pensato di agire e di aprire le indagini». Il battagliero siracusano Fabio La Ferla è stato sentito come persona informata sui fatti in merito alla presenza di amianto sulle navi della Marina. E così ha esposto tutto quello che sa durante un interrogatorio durato 4 ore dai Nas (nucleo antisofisticazioni della sanità dell’arma dei Carabinieri). Ho risposto a ogni domanda – spiega Fabio La Ferla (in foto) – insieme al medico del lavoro Asp. Ho detto tutto ciò che so, con foglio matricolare in mano della Marina Militare del 1973. Conteneva i dettagli relativi alla nave, al periodo, al luogo. L’amianto è latente nel tempo, bisogna sconfiggerlo in ogni modo».

L’Organizzazione Siciliana Ambientale – Generazione Futura ha presentato presso il comando dei Carabinieri di Siracusa una denuncia-querela contro la Marina Militare per l’utilizzo di 40.0000.000 tonnellate di amianto, soprattutto nelle navi militari. «Le istituzioni sono rimaste inerti – afferma La Ferla – rispetto alla già denunciata problematica amianto che, ancora ad oggi, con un fenomeno di patologie asbesto correlate, investe cieca tutti coloro che ne sono rimasti esposti, sia per ragioni lavorative che ambientali».
La tragedia delle vittime dell’amianto rimembra la ritirata dell’i nell’inverno russo (1943), mentre in Italia era approvata la L. 455/1943 di indennizzo dell’asbestosi per malattia professionale. In quegli anni durante i quali uomini e donne, militari e civili, combattevano e morivano sui campi di battaglia e nelle città di tutto il mondo, lo Stato approvava la legge a tutela delle vittime amianto. Riconoscendo l’asbestosi come patologia asbesto correlata. Seguiva una stasi legislativa, fino all’introduzione della L. 257/92 (‘Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto’), nonostante la presenza di 40.000.000 di tonnellate di amianto e di materiali contenenti asbesto,non sottoposte alle opportune azioni di bonifica. Tutto è rimasto come prima e la fibra killer ha continuato e continua ad uccidere. Così nelle scuole, negli ospedali, perfino nelle navi della Marina Militare Italiana.

«Dopo quasi 30 anni la L. 257/92 è ormai vetusta e inadeguata, – spiega il presidente dell’Organizzazione Siciliana Ambientale – a fronteggiare il rischio amianto. mancando delle opportune tutele nei confronti dei cittadini poiché a distanza di 28 anni, dalla sua entrata in vigore, le morti di amianto continuano ad aumentare. La bonifica ha riguardato solo una minima parte dell’amianto presente sul territorio italiano. La fibra killer, unita ad altri cancerogeni, agisce in sinergia, continuando a mietere vittime. Il mesotelioma pleurico, principale neoplasia asbesto correlate, è causata unicamente dall’amianto anche con esposizione a basse dosi. Questo dato clinico, unito a quello epidemiologico, rende urgenti le operazioni di bonifica. L’adozione di tali misure rende necessario la presa d’atto della presenza ancora a tutt’oggi, dell’ingente quantitativo di amianto e materiali contenenti asbesto, presenti in un milione di micrositi e di decine di migliaia di siti di una certa rilevanza, e per una epidemia che colpisce duro, specialmente in periodo di COVID.

Le vittime dell’amianto – aggiunge – già debilitate dalle fibre, proprio negli apparati respiratori e cardiovascolari, sono facilmente attaccati dal virus pandemico, con conseguente, ulteriore più grave ecatombe nel silenzio totale di tutte le istituzioni. La situazione emergenziale con maggior rischio per coloro esposti ad asbesto, renderebbe opportuno un protocollo COVID per le vittime dell’amianto, che invano abbiamo chiesto al Ministro della Sanità”.
L’associazione APS, ha inoltre elaborato una proposta per agevolare la bonifica, rivolta sia ai privati, sia alle piccole e medie imprese. “Il credito di imposta e altri strumenti tecnico normativi e finanziari, – dice ancora La Ferla – potrebbero essere attuati con le finalità di arginare il problema amianto, bloccare la strage di malattie asbesto correlate, ed evitarne il costo morale, rappresentato dall’inaccettabile prezzo in vite umane. Si rende necessario un intervento di bonifica anche da altri tipi di cancerogeni. Così da restituire alle future generazioni la fruibilità di interi territori, e soprattutto fermare la strage di cui vi sono migliaia di vittime innocenti”.
“Occorre- rileva Fabio La Ferla- uno sviluppo che sia ecocompatibile ed ecosostenibile, e solo in questo modo si potrà perseguire e raggiungere la c.d. prevenzione primaria. Il sovrastato normativo in tema amianto, che si è susseguito negli anni ha prodotto unicamente una normativa disorganica e atecnica. Ad oggi sarebbe necessario uno snellimento del sistema giudiziario, poiché caratterizzato da un sistema lento ed obsoleto”. Da ultimo la sospensione della prescrizione non potrà che aggravare il regolare decorso della giustizia. Così rendendo pura chimera la possibilità di poter ottenere la definizione giudiziaria, a tutto danno non solo della parte offesa, che si vedrebbe rimandare sine die la definizione delle sue istanze di giustizia, ma anche per gli stessi cittadini che possono incappare nelle maglie di un avviso di garanzia, che da tale si trasforma in una condanna anticipata dopo il processo sui giornali. C’è inoltre il problema ella presenza di amianto in casa che necessita una maggiore attenzione da parte degli enti locali.

“I Comuni – spiega a tal proposito il battagliero siracusano – dovranno farsi per primi portavoce dell’iniziativa di bonifica. Sempre ed in ogni caso con semplificazione, sburocratizzazione, e l’incentivo fiscale. Il Superbonus del 110% anche per la bonifica amianto, slegato dagli oneri di efficientamento energetico.
Attraverso una virtuosa collaborazione, con tutte le altre associazioni, e istituzioni, con le quali agisce sinergicamente, per risolvere la problematica amianto.
Un appello – dice La Ferla- a tutte le Forze Politiche indistintamente, e a tutte le Istituzioni, a partire dal Ministro dell’Ambiente, Gen. Sergio Costa, a quello della Giustizia, On.le Avv. Alfonso Bonafede, e al Ministro della Salute, On.le Roberto Speranza, e a tutti coloro che hanno competenza, in relazione a funzioni di tutela della salute e dell’ambiente, valorizzando il ruolo delle istituzioni locali a partire dai Sindaci.
Bassiano è tra i primi comuni amianto free
“Il Comune di Bassiano – osserva La Ferla – secondo in Italia per essere stato dichiarato amianto free, già il 06.09.2009, per effetto della deliberazione del Consiglio Comunale, all’unanimità, ha terminato il processo di bonifica dell’intero comune. Questo dimostra che se c’è volontà politica, o semplicemente buona volontà, il problema dell’amianto può essere affrontato e risolto. Molte, troppe volte, le lobby dell’amianto hanno agito in Italia in spregio del rischio amianto e anteponendo il profitto alla salute, e predicando ancora, a distanza di quasi 30 anni dall’entrata in vigore della L. 257/92. La lunga ombra della lobby assassina deve essere finalmente disintegrata e distrutta dalla luce della vita, dalla bellezza di territori del nostro Paese, da nord a sud, dalla Sicilia al Friuli Venezia Giulia, dalla Puglia alla Val d’Aosta, che deve essere riabilitata e restituita a quella natura che è la più grande ricchezza del presente, e che lo sarà nel futuro.
L’inquinamento, e ce lo testimonia Taranto, uccide, ed ucciderà, senza fare distinzione, e l’abnorme aumento del numero delle malattie neoplastiche lo dimostra, e allora, il problema non può essere risolto con la medicina allopatica, o con le chemioterapie che sono spesso inefficaci, e sicuro bancomat delle farmaceutiche. Occorre restituire la salubrità a tutti i territori. Occorre un cambio di regia, come abbiamo ormai sostenuto da circa 20 anni, e non si dica che queste prese di posizione non appartengono a chi, come chi scrive, non sia un medico, bensì un avvocato, perché dobbiamo fermare la strage dell’amianto, ma in generale del cancro, e quindi evitare la contaminazione e le esposizioni. Lo dobbiamo noi ma soprattutto ai nostri figli e alle future generazioni.
Questa battaglia si può vincere
«I cittadini esposti e vittime dell’amianto e di altri cancerogeni, e loro famigliari, con la prevenzione primaria (bonifica), prevenzione secondaria (diagnosi precoce) e prevenzione terziari (prestazioni previdenziali, prepensionamento e risarcimenti)».
In conclusione La Ferla sottolinea che la sua non è una lotta personale ma una battaglia per la vita contro un sistema che ha ucciso tante persone, per i tanti genitori che sono venuti a mancare per l’amianto. E’ una battaglia di tutti a difesa delle future generazioni e di tanti miei coetanei».
27 Dicembre 2020 | 05:16
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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