Si ha l’impressione, magari tutta da verificare, che il gusto tutto discutibile per la dissacrazione ad ogni costo, per una malintesa innovazione, per un esibizionismo malriposto, abbia decretato l’avvento all’INDA di cambiamenti anche formali oltre che sostanziali.
Così non esistono più le “Rappresentazioni Classiche” in quanto titolazione prestigiosa che ha sfidato il tempo con la legittima collocazione tra le titolazioni più nobili al mondo.
Ora c’è il “Festival del Teatro Greco” stando ai manifesti che denunciano l’avvento (che puzzerebbe di iconoclastia) di arrivistiche novità. Insomma un allineamento indicativo con Castrocaro, Sanremo, il tartufo d’Alba, il pesto genovese, le rievocazioni medioevali di Buscemi con rispetto parlando, con la prosopopea di scimmiottare magari Salisburgo.
E vabbè. La satira soltanto può ormai avere luogo a procedere. Almeno quella, visto che in alto loco gli allineamenti sono ormai collaudati ed asserviti.
Ed è così che scaturiscono le considerazioni. È vero: in primis non ci sono più gli Attori (proto: l’A maiuscola!) di una volta. Vogliamo mettere? Ora imperversano dal video e dal palcoscenico (fatta magari qualche impensabile eccezione) i biascicatori, i sussurratori, i balbettatori, gli agglutinatori del linguaggio, quelli che recitando (?) perdono per strada le finali delle parole. Quelli che vantano modulazioni da borgatari e accentuazioni dialettali, quelli che recitano (?) parlando come fanno dal salumiere comprando la mortadella.
Perché per troppi di loro il palcoscenico non è quel luogo magico che dicono i romantici, ma è come la piazzetta del paesello, il salottino del Circolo della caccia, la poltrona del barbiere. Oh tempora, oh mores! E che vogliamo fare? Rimane, appunto, il diritto di satira. Non solo. Rimane l’orgoglio di essere stati testimoni di una nobiltà teatrale connaturata ai Randone, Ninchi (Annibale, Carlo, Arnaldo), Foà, Miserocchi, Santuccio, Gassman e via così.
Quelli che conoscevano l’uso del diaframma (che roba è?) e non avevano bisogno del microfono, quelli che conoscevano la tecnica del “portare la voce” anche senza forzare il volume. Quelli che recitavano parlando e si facevano sentire perfettamente per tutta la cavea. Quelli che…
Ed è così che torna in mente Gassman come Prometeo e come Oreste. Così tornano in mente le repliche sempre affollatissime (e una sera si arrivò a 12 mila spettatori) di una strepitosa “Elena” magistralmente interpretata da una stupenda Lydia Alfonsi: una regina del palcoscenico che incantava non solo con la propria statuaria avvenenza, ma che (per una connaturata magia) incantava anche con una sapiente interpretazione.
Dice: ma in natura tutto si evolve. Oggi anche l’INDA deve adeguarsi ai tempi. Però l’antica saggezza ammonisce: est modus in rebus! Adeguarsi: adelante con giudizio!
È vero: in natura tutto si evolve. Purché non sia in peggio…
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