Prima udienza del processo per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso al locale «Cavallino Rosso» che vede sul banco dell’accusa Luciano De Carolis, 44 anni.L’uomo era stato arrestato nel giugno scorso dai Carabi- nieri per avere avuto uno scontro verbale prima con il banconista poi con una donna, gestore del locale dove si sono verificati i fatti. E nella ricostruzione della Procura distrettuale antimafia, De Carolis avrebbe fatto valere la sua caratura in quanto gli stessi magistrati catanesi lo ritengono un esponente del clan mafioso Bottaro-Attanasio.
Una tesi rigettata con forza dall’uomo ed il suo legale Sebastiano Troia, nell’udienza precedente, aveva chiesto un nuovo collegio giudicante perché parte di questo ha emesso una sentenza di condanna nei confronti del fratello, Francesco De Carolis, che ha rimediato 2 anni ed 8 mesi per tentata violenza privata aggravata dal metodo mafioso ai danni del giornalista Paolo Borrometi. Ed i giudici avrebbero tenuto conto della presunta appartenenza alla cosca mafiosa di Luciano De Carolis ma l’eccezione del difensore dell’imputato è stata rigettata.
A parlare ieri, nell’udienza, è stato Salvo Noto, titolare del bar, che ha raccontato di non aver assistito a quello scontro verbale né di aver avuto degli screzi con lo stesso De Carolis. Per i carabinieri, De Carolis si sarebbe presentato al bar per prendere qualcosa da bere ma non soddisfatto avrebbe voluto che la bevanda fosse corretta con un po’ di alcool, mostrando, nella versione fornita dall’accusa, un atteggiamento mafioso. Una ricostruzione fortemente contestata dalla difesa, per la quale lo screzio si sarebbe limitato solo alla bevanda come avrebbero ammesso alcuni amici di De Carolis che si erano recati con lui nel locale. E lo stesso imputato ha rispolverato quella vecchia storia, cioè che una parte della famiglia titolare del bar nutre risentimenti nei suoi confronti, essendo legata da rapporti di parentela con Angelo Sparatore ammazzato con sei colpi di pistola il 4 maggio del 2001 in via Gaetano Barresi, nel rione popolare della Mazzarrona.
Per questo delitto, la Procura distrettuale antimafia di Catania ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio nei confronti di Alessio Attanasio, 47 anni, e dello stesso Luciano De Carolis. Una vicenda che ha avuto una forte accelerazione soprattutto dopo le rivelazioni di un pentito, Salvatore Lombardo, ex componente del clan mafioso Bottaro-Attanasio. Si è autoaccusato dell’omicidio, commesso, secondo la sua ricostruzione, insieme a Luciano De Carolis su ordine di Alessio Attanasio, detenuto in regime di 41 bis nel carcere di Cuneo. Il movente di quel delitto sarebbe connesso al penti- mento del fratello della vittima, Concetto Sparatore, che qualche giorno prima dell’assassinio, aveva deposto in un processo contro il boss di Lentini, Nello Nardo, vicino al clan catanese di Santapaola. Infine per De Carolis la via Crucis non è finita in quanto gli è stata applicata l’interdittiva antimafia riconducibile alla sua famiglia con la quale gli è stato disposto la chiusura di una macelleria.
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