Siracusa alla ricerca dell’identità economica

di Giuseppe Bianca

Il Patto di Responsabilità sociale a Siracusa dal 2018 ha colto i temi salienti di sviluppo del territorio

Quale migliore espressione del partenariato sociale, quello del Patto Responsabilità sociale di Siracusa, consistente nell’accordo tra più soggetti (enti locali, soggetti pubblici operanti a livello locale, rappresentanze locali delle categorie imprenditoriali, soggetti privati) per l’attuazione di un programma di interventi nei settori dell’industria, agricoltura, pesca e acquacoltura, produzione di energia termica o elettrica da biomasse, servizi, turismo ed in quello dell’apparato infrastrutturale, tra loro integrati.  Il patto territoriale deve essere caratterizzato da obiettivi di promozione dello sviluppo locale in ambito subregionale compatibili con uno sviluppo ecosostenibile.

Il Patto di Responsabilità sociale a Siracusa dal 2018 ha colto i temi salienti di sviluppo del territorio le cui finalità, condivise dai 68 soggetti firmatari portatori di interessi, sono di ristabilire la verità dei fatti in relazione a progetti strategici per lo sviluppo della provincia di Siracusa.

Il lavoro sviluppato in questi lunghi mesi da tutti i sottoscrittori del Patto al pari di Confindustria e dei soggetti, ha portato a far luce su alcuni temi rilevanti: dati epidemiologici reali e certificati, status delle bonifiche, libro bianco sul turismo con la “fotografia” dell’esistente. Il risultato di questo lavoro, condiviso pubblicamente non solo con i firmatari ma anche con l’opinione pubblica, è servito certamente a sfatare alcuni tabù e ad accertare la verità dei fatti separandoli dalle opinioni.

Le interlocuzioni costanti con gli enti pubblici, come il Comune di Siracusa o la Soprintendenza ai BBCC avvenute a seguito della realizzazione del «Libro Bianco» sul Turismo, o con l’Asp per i dati epidemiologici, o con i Comuni e la Regione e l’Arpa, a proposito delle mancate bonifiche della parte pubblica, rientrano certamente tra le finalità del Patto e servono a smuovere l’opinione pubblica per raggiungere obiettivi condivisi. Altro tema rilevante, quello della formazione, per fronteggiare l’emergenza occupazionale giovanile della nostra Provincia è all’apice di definizione.

Altri singoli temi (sanità, turismo, vivibilità della città di Siracusa, futuro della zona industriale) pur riconoscendone l’importanza per lo sviluppo economico e sociale, crediamo debbano riguardare le attività di ogni organizzazione portatrice di interessi, indipendentemente dalle attività del Patto.

Venerdì scorso i firmatari del Patto di Responsabilità sociale hanno inteso concertare le nuove tematiche che dovranno essere affrontate e certamente nessuno si tirerà indietro nell’affrontare i temi del futuro del nostro territorio, della zona industriale o della qualità della vita o della fuga dei nostri cervelli, poiché crediamo che ciò risponda al principio che ognuno, per il proprio ruolo che ricopre nella società, debba fare al meglio la propria parte. All’incontro di venerdì pomeriggio era presente nel salone di Confindustria Siracusa, Pietro Agen presidente della Camera di commercio del Sud-est: Catania-Siracusa-Ragusa.

– Presidente si vanno a definire quelli che sono i lavori di approfondimento del grande progetto di rivisitazione dello sviluppo di Siracusa. Qual è il suo parere…

«Il mio parere è di positività nel senso che l’accordo firmato è un passaggio importantissimo però è anche la cornice di un potenziale del quadro, cominciamo a dipingere il quadro. Dobbiamo metterci i contenuti, il progetto è perfetto perché è la gestione di una transizione epocale, si passa da una economia legata al carbone e petrolio a un’economia di rinnovabili, quindi non si può abbandonare al caso, e l’intelligenza è stata quella di prenderla in mano. Adesso bisogna riempirla di contenuti, scindendo le priorità poi proseguendo sul piano degli investimenti. È chiaro che tutto questo cambiamento epocale, senza investimenti non si fa.

– Si parla di transizione economica, si guarda all’ambiente, è un importante impegno

«Assolutamente si, questa svolta che chiamiamo all’inglese «green», è importantissima anche perché darà risultati, oltre che sul piano della concretezza, quindi un modo migliore di vivere, offre anche delle grandi opportunità di sviluppo economico. Io dicevo recentemente con un procuratore della repubblica che anche abbattere un edificio o risanare un ambiente fortemente inquinato è lavoro, quindi intanto creiamo lavoro, destinato a ripristinare condizioni ambientali ottimali e poi ne trarremo tutti i vantaggi».

– Lei ha un ruolo fondamentale, in questo contesto la sua lungimiranza porta a vedere una serie di progetti come quello di un centro congressi a Siracusa, o come la valorizzazione dell’Inda con un contributo significativo. Cosa può dirci…

«Io dico che ogni territorio ha delle potenzialità, quello che noi stiamo cercando di fare è di non andare contro le potenzialità del territorio ma a farlo crescere, per cui sull’agroalimentare abbiamo puntato sul ragusano, sulla tipologia fieristica professionale abbiamo puntato su Catania, su quello congressuale-turistico abbiamo puntato su Siracusa. Le scelte sono dettate da una logica, poi anche da alcuni piani di sviluppo che potrebbero collegarsi a questo ragionamento. Il rafforzamento della ferrovia Catania-Siracusa è in questa direzione, la nuova strada Catania-Ragusa va nell’altra direzione ma c’è ancora molto da fare. Dico sempre che un collegamento con Agrigento farebbe decollare l’aeroporto di Comiso, cioè a volte bisogna vedere anche la realtà del territorio e muoversi in base a questa e non andare contro il territorio. Se avessi pensato di fare un centro fieristico a Siracusa sarei stato un pazzo perché non ha questo tipo di vocazione. Dobbiamo coltivare le vocazioni. Le sa anche che io ho un sogno, e cioè quello di trovare un’altra destinazione per la sede nostra della Camera di Commercio di Siracusa, ma non perché non mi piace, è meravigliosa, ma sinceramente pensare che nel centro di Ortigia, con l’affaccio sul porto, noi facciamo un’attività di servizio alle imprese che non lo trovano nemmeno estremamente comodo perché io penso ad un imprenditore di Lentini o uno di Noto che deve venire è una complicazione. Allora la mia idea è quella di spostarci in una sede più idonea»

– Aleggia al Parlamento con la firma di alcuni deputati nel decreto Milleproroghe la possibilità di uno scioglimento delle tre camere di commercio, la città di Catania concorrerebbe a sola, mentre le due altre provincie si accorperebbero per fare una unica grande Camera di commercio…

«E’ una cattiveria, una strana alleanza, un leghista, un 5 stelle, un forza italia e un pd, uno solo di Ragusa, si è dato per scontato che Ragusa voglia questo accordo, ma non lo ha voluto, anche perché Ragusa dal mio punto di vista, delle tre provincie è quella più avanti. Era l’unica che forse avrebbe potuto sognare di andare avanti da sola. Sotto l’aspetto pensionistico Ragusa è più forte. La scelta intelligente è stata quella di stare tutti insieme, i veri penalizzati a mio parere sono stati Enna e Messina che avevano tutti gli interessi ad entrare però con loro probabilmente con loro non ce l’avremmo fatta perché il carico economico diventava troppo forte. Ora nei prossimi anni vedremo che queste realtà avranno grossi problemi a sopravvivere».

– Può farci qualche indicazione in più sul progetto del centro congressi…

«Noi abbiamo individuato un’area di proprietà pubblica, non è nel centro della città ma in una zona ben collegata vicino. È facilmente raggiungibile da svincoli autostradali e non è nemmeno lontana dalla ferrovia, con un collegamento con navetta. Ora dobbiamo parlare con l’ente proprietario del terreno perché la cosa bella sarebbe come stiamo provando a fare a Catania con il Comune, tentare di farlo con un altro ente proprietaria dei terreni. A quel punto avremmo la possibilità di farlo in tempi brevi, perché se riuscissimo nei primi sei mesi del 2022 a chiudere la vicenda della gestione dell’aeroporto, a quel punto avremmo i mezzi per passare alla fase realizzativa».

– Con la vendita dell’aeroporto le ripartizioni saranno uguali?

«Fino ad oggi sfido a controllare i numeri, lo dicevo ieri. In questo momento Siracusa e Ragusa hanno preso molto più di Catania dal punto di vista economico perché qui a forza di lamentarsi sono le due provincie che hanno preso di più, la più penalizzata è Catania, non perché si sia voluta penalizzare ma perché in realtà abbiamo sposato due bellissime iniziative, come quella di Noto con Bocelli e ora questa. Se arriva un progetto intelligente lo approviamo, se arriva stupido lo bocciamo. In questo momento stiamo esaminando tre richieste di sponsorizzazioni per tre opere cinematografiche che verrebbero rappresentate in un caso due provincie, nell’altro una provincia, ma quello che ci interessa è uscire sul piano cinematografico perché se pensiamo a cosa ha prodotto una serie di messaggi mandati attraverso la televisione per la provincia di Siracusa e di Ragusa e in particolare per il territorio a mare, ci rendiamo conto che il passaggio nei cinema e nella televisione è fondamentale, vale più di qualsiasi campagna pubblicitaria. Quindi non conta dov’è, conta che si pubblicizzi l’area del Sud-Est.

«Invece di discutere abbiamo cominciato a lavorare e come sempre quando si passa dalle parole ai fatti poi andare d’accordo diventa più facile. La mattina che abbiamo deliberato il contributo all’Inda è arrivato anche un messaggio della consulta che ci chiedeva il contributo ma noi avevamo già deliberato, era una cosa intelligente, mi sarebbe piaciuto fare di più e lo faremo. Queste cose si tratta solo di metterle a regime. Noi abbiamo bisogno per il vecchio problema pensionistico di chiudere la vicenda di 175 milioni, 75 li abbiamo già da parte, gli altri 100 o vendiamo l’aeroporto oppure siamo in grado di fronteggiarlo senza grandi difficoltà».

di Giuseppe Bianca 06 Giugno 2021 | 10:27
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